Da "Umanità Nova" n.6 del 21 febbraio 1999
Violenza sessuale
Il diritto di dire no, anche in jeans
Vi ricordate la canzone di De Andrè, "Attenti al gorilla", dove si narrava di
un gorilla che stuprava un giudice? Chissà se quel giudice portava i jeans?
La sentenza della Suprema corte che assolve un uomo dal reato di stupro ci ha
proprio fatto arrabbiare, non solo per il fatto che i giudici sostengano che la
donna era consenziente perchè indossava i jeans che sono, secondo loro,
indumenti che possono essere tolti solo volontariamente, questo non basta. Il
fatto è che i giudici della IIIa sezione sostengono che non c'è stato stupro
perchè lui e lei si conoscevano, perchè sono tornati a casa insieme, si sono
rivisti, addirittura perchè Rosa si vergognava e questa è per loro una evidente
ammissione di colpa.
Evidentemente questi giudici conoscono poco le donne (ed anche gli uomini) e si
dimenticano che il 62% degli stupri denunciati (e con quasi sicurezza il 100%
di quelli non denunciati) sono "opera" di familiari o conoscenti.
O come al solito credono che se un uomo ti conosce questo gli conceda il pieno
diritto di fare avances pesanti o violentarti? Sono sempre convinti che quando
una donna dice no, voglia dire sì. Non accettano mai le decisioni delle donne:
non conta ciò che essa vuole
Questo stato di cose sta sempre diventando più pesante per le donne.
Ma noi rivendichiamo il diritto di dire NO. Vogliamo poter dire no anche a chi
è stato nostro amante fino a ieri. Se non voglio è violenza!
Rivendichiamo il diritto a toglierci i jeans, se vogliamo, e a tirarli su se
cambiamo idea, senza che ci dicano che non possiamo farlo.
Se dico no è no, e nessuno deve decidere per me, o interpretare i miei desideri
e le mie azioni. Del mio corpo faccio quello che voglio..
Siamo stanche di parlare di violenza sessuale, siamo stufe di sentirci dire che
finalmente c'è una legge che ci difende, siamo senza lacrime dopo aver
ascoltato gli infiniti, agghiaccianti racconti di donne violentate.
Lo stupro è un atto di guerra contro le donne e noi vogliamo smettere di essere
vittime, perciò smettiamo di accettarla.
Ancora una volta siamo state costrette a vedere donne violentate da uomini
prima e dalla magistrati poi.
Del resto sappiamo che il ricorso alla magistratura è sempre una roulette
russa. In America hanno appena condannato una donna a sette anni e mezzo di
carcere perchè aveva avuto rapporti sessuali con un ragazzo di 14 anni: un
rapporto che era al di là di ogni dubbio un rapporto consenziente e che non
aveva recato danni a nessuno. In Italia possono coesistere sentenze di condanna
per un bacio e sentenze di assoluzione per stupro: ormai lo sappiamo da sempre,
ma ci piace ripeterlo, che il diritto per le donne non pu~ essere affermato
dalla magistratura ma solo dalle donne.
E che ne sanno delle donne quei politici milanesi che, con un accordo
trasversale tra i vari partiti (anche qui come nell'affossamento della
fecondazione eterologa), hanno deciso di "concedere" un buono di tre milioni
alle donne che decidano di non abortire. Evidentemente conoscono ben poco le
donne se pensano che la scelta della maternità possa essere condizionata da un
sussidio sufficiente appena a pagare i pannolini del bimbo (senza contare che i
fondi stanziati saranno tolti da altre iniziative di finanziamento alle madri
in difficoltà già esistenti, quindi questa nuova legge non avrà bisogno di
stanziare nuovi fondi).
Parlare a nome di altri è sempre facile: facile giudicare cosa poteva essere
fatto, se la violenza è successa ad altri.
Certo è che se un giorno i giudici che hanno emesso questa sentenza dovessero,
in jeans, incontrare un gorilla, forse cambierebbero idea su cosa possa
impedire uno stupro.
Rosaria
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