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Da "Umanità Nova" n.6 del 21 febbraio 1999

Congresso di Rifondazione Comunista
L'autorganizzazione dei lavoratori nel mirino

I documenti congressuali in preparazione del prossimo Congresso del Partito della Rifondazione Comunista - sia il documento di maggioranza sottoscritto da Bertinotti, sia il documento alternativo che fa capo a Ferrando - presentano punti di interesse soprattutto per quanto riguarda la definizione della linea d'intervento del partito nei sindacati.

Il documento della maggioranza

Nel documento di maggioranza, ai militanti viene data una duplice indicazione:

1) costituire la sinistra sindacale all'interno della CGIL
2) operare per l'unità tra le forze del sindacalismo di base e per l'unità tra queste e la sinistra sindacale confederale.

Le opzioni non sono alternative quanto, piuttosto, compendiarie. Il ruolo del sindacalismo di base, a quanto si legge, è quello di costituire un comodo ponte con la CGIL, il più informale e manovrabile possibile. Da qui le indicazioni movimentiste quali costituire comitati sui posti da lavoro privilegiando obiettivi minimi ("anche un solo obiettivo") o sostenere strumenti come l'associazione "In marcia", poiché viene affermato che sui movimenti, più che sulle strutture formalizzate, può esser meglio esercitata un'egemonia politica funzionale al partito.

Si comprende, in questo modo, ad esempio nel settore della scuola, l'indicazione di voto che PRC ha dato in occasione delle mancate elezioni delle RSU per bocca del responsabile scuola del partito, Scipione Semeraro: CGIL o Cobas. Un'opzione perfettamente in linea, vista la funzione che il movimento Cobas riveste (anima CGIL malamente camuffata in modo movimentista) rispetto a PRC e i numerosi omaggi che dal partito i Cobas ricevono.

...e quello della minoranza

Assai simile al documento di maggioranza è quello presentato dai ferrandiani, i cui contenuti sono, se possibile, ancora più espliciti.

Anche in questo caso viene data una doppia indicazione per i militanti:

1) sviluppare all'interno della CGIL una corrente più forte di quanto non siano state le esperienze dell'Area programmatica e di Alternativa sindacale.
2) collegare la "sinistra rifondata" della CGIL e i comunisti che agiscono nel sindacato extraconfederale.

Per rendere più efficace la corrente organizzata PRC nel sindacato di base (fondamentale per consentire "l'egemonia del partito sulle masse politicamente e sindacalmente attive" - sic!) urge - secondo il documento - superare la frammentazione attualmente presente nel sindacato di base.

Da qui la proposta di una Costituente per arrivare ad una "Confederazione Sindacale Unitaria". Allo scopo vengono individuati ambiti d'intervento strategicamente più utili, in quanto meno strutturati e formalizzati: comitati di lotta, comitati di sciopero, consigli, etc.

In diretto collegamento con questa linea è l'esaltazione delle RSU, altro motivo ricorrente dei due documenti: per chi punta al dissolvimento dell'autonomia sindacale difatti non c'è niente di meglio che esaltare il potere di organismi eletti da sindacalizzati e non, nuovi titolari dei diritti sindacali, creati per far prevalere la logica della maggioranza. Stiamo già assistendo, nel pubblico impiego, in regime RSU, all'abolizione dei diritti elementari (affissione, assemblea, sciopero) se questi vengono rivendicati da una singola sigla e non condivisi dal cartello RSU.

Insomma, la parola d'ordine comune, per PRC, è: costituzione di correnti organizzate ovunque; dissoluzione delle strutture sindacali di base esistenti; costituzione di un soggetto sindacale nuovo e unitario immediatamente funzionale al partito.

E non è certo un caso che queste necessità vengano avvertite principalmente rispetto a quei settori sindacali dove le funzioni di coordinamento, sostanzialmente svolte da compagni anarchici, hanno impedito la subordinazione delle strutture alle logiche di governo e agli interessi di partito. E' soprattutto in questi casi che la necessità si fa urgenza e assume spesso i toni di una aperta campagna denigratoria.

Le posizioni espresse da PRC esprimono anche e soprattutto questo: aprire la strada ad un'involuzione pesante del sindacalismo di base; dissolvere esperienze fin qui condotte con il contributo attivo e determinante di molti compagni.

Per conto loro, gli anarchici organizzati non si lasciano incantare dall'ecumenismo massimalista, ma seguono quanto collettivamente assunto nella mozione congressuale di Spezzano Albanese, laddove, rompendo definitivamente sia con qualsiasi prospettiva d'intervento nel settore confederale sia con qualsiasi logica situazionista, si individua la necessità non tanto del movimento quanto della "organizzazione sindacale permanente indipendente dallo stato, dai partiti e dalle organizzazioni padronali" e si valorizza il ruolo dell'intervento attivo degli anarchici e dei libertari nelle strutture del sindacalismo di base.

P.N.



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