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Da "Umanità Nova" n.6 del 21 febbraio 1999
Immigrati: sanatoria per 250 000
Clandestini per legge, 'regolari' per legge
Come previsto il governo ha "risolto" il problema immigrazione con l'ennesima
sanatoria che permetterà a circa 250 -300.000 cittadini extracomunitari
di regolarizzare la propria posizione. D'altra parte non si vede cos'altro
avrebbero potuto fare i solerti ministri italiani: impossibile anche solo
ipotizzare l'espulsione di massa di coloro che , pur avendo i requisiti
richiesti, non rientravano nel contingente dei 38.000 immigrati previsti dalla
regolamentazione dei flussi migratori per il 1998, impossibile anche solo
ipotizzare, se non altro per una sorta di decenza istituzionale, di lasciare
questa massa di persone nella clandestinità. Non rimaneva che la
sanatoria, cioè la regolarizzazione di fatto, sulla base di criteri
estremamente opinabili. Ricordiamo che le domande, per essere accettate,
dovevano dimostrare che l'immigrato era presente in Italia prima
dell'approvazione della legge Napolitano-Turco del marzo 1998, che possedeva un
lavoro, che aveva un alloggio e che era incensurato. Sarebbe interessante
sapere i criteri seguiti, per esempio, per convalidare la presenza in Italia
prima del marzo 1998 o quelli per appurare il possesso di un alloggio, per non
parlare del lavoro. In realtà queste domande di regolarizzazione, come
quelle per le sanatorie precedenti, sono in buona parte false: come tutti sanno
le certificazioni sono state spesso vendute da imprenditori o da proprietari di
case senza scrupoli. Attorno alla regolarizzazione hanno girato molti soldi,
travasati dalle tasche di lavoratori immigrati a quelle di grassatori sociali
(per non parlare degli episodi oscuri avvenuti nelle Questure).
Ancora una volta ci troviamo di fronte agli effetti perversi di legislazioni
che chiudono le frontiere agli ingressi regolari, incentivando per forza di
cose, gli ingressi irregolari e quindi lo sviluppo del fenomeno
"clandestinità". Ci si trova di fronte quindi ad una situazione per
molti versi paradossale: da una parte lo Stato italiano chiude ermeticamente le
proprie frontiere all'immigrazione dai paesi poveri, dall'altro regolarizza
coloro che hanno forzato con successo questo blocco e si sono ben inseriti
nella società. per chi non lo ricordasse quella del 1999 è la
quarta sanatoria in circa 13 anni: sanatorie sono state approvate dai vari
governi nel 1986, nel 1990 e nel 1995! Naturalmente quello della sanatoria
è un istituto che conviene, oltre che allo Stato, anche agli
imprenditori, grandi e soprattutto piccoli, che hanno così modo di
vedere una fetta della propria manodopera. Da tempo la Confindustria
sponsorizza una legislazione più aperta in tema di immigrazione:
"Più immigrati e più flessibilità" recitava il titolo di
un lungo articolo firmato dal direttore generale dell'organizzazione padronale,
Cipolletta, apparso su "Il Sole - 24 ore" del 19 gennaio. E sempre Cipolletta
sosteneva l'8 febbraio, alla vigilia cioè della riunione del Consiglio
dei ministri che ha deciso la sanatoria, che "l'obiettivo non è limitare
l'accesso degli immigrati ma rivedere tutta l'organizzazione del mercato della
produzione e del lavoro per non spingere gli immigrati verso il lavoro nero",
insomma: il padronato italiano ha bisogno di questa manodopera fresca, poco
specializzata ma anche estremamente flessibile! "UN" ha già ospitato un
interessantissimo contributo su questo argomento (vedi UN 2 del 24 gennaio
1999) commentando un documento governativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
del 15 settembre che stimava il "bisogno" della macchina produttiva italiana in
50/80.000 immigrati circa ogni anno almeno fino al 2007. Ebbene, se si pensa
che la recente sanatoria riguarda dai 250.000 ai 300.000 immigrati e che essa
copre un arco di quattro anni (la precedente risale al 1995) si arriva d una
media di circa 60/70.000 regolarizzazioni ogni anno. Siamo attorno alla media
annuale di ingressi "regolarizzati" dal 1991 al 1995. Come si vede attorno
un'apparente casualità esiste probabilmente una programmazione che non
si ha interesse a pubblicizzare.
A livello istituzionale ci si muove dunque seguendo una strada tortuosa:
chiusura delle frontiere che avvantaggia il racket dell'immigrazione
clandestina incaricato, di fatto, di effettuare la scrematura degli immigrati,
periodiche sanatorie che regolarizzano coloro che riescono ad entrare e ad
integrarsi, razzismo e xenofobia diffusa per "parare" il colpo delle campagne
delle "destre".
Scelte che dimostrano lo sfacelo della "sinistra di governo"; scelte che se non
sconfitte da una mobilitazione sociale diffusa preannunciano tempi molto bui.
A.Q.
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