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Da "Umanità Nova" n.6 del 21 febbraio 1999

cronacAnarchica

Milano - Incontro con la comune Urupia

Ciò che colpisce di più nell'incontro con le persone della comune Urupia è il loro linguaggio.

Per i pochi che ancora non la conoscano diciamo che è una comune attiva dal maggio 1995 nel salentino.

Pur essendo formata attualmente da 5 donne e 8 uomini parla al femminile, si definiscono "comunarde", sollevando sempre in chi li ascolta per la prima volta un po' di perplessità.

Perplessità perchù ogni atteggiamento diverso da quello usuale risulta sempre alquanto "strano". E strane sono le comunarde di Urupia per i paesani che vivono vicino a loro, strane sono a volte per noi, che ascoltandole con vero piacere, ci sentiamo un po' invidiosi.. Perciò le ascoltiamo parlare a lungo della loro esperienza: dei 23 ettari di terreno da lavorare, del lavoro difficile che le impegna sempre molte ore al giorno. Le sentiamo parlare delle loro conquiste e delle loro difficoltà. Le ascoltiamo parlarci di orto biodinamico, di tecnologie semplici affinchè le conoscenze possano essere sempre trasmesse e non sia necessario dipendere dall' "esperto", di sistemi di produzione ecocompatibili., di fitodepuratori.

Le ascoltiamo narrarci delle loro assemblee il lunedì mattina per decidere insieme l'organizzazione del lavoro della settimana e per prendere le decisioni necessarie al buon funzionamento della Comune. Le sentiamo dirci con semplicità che da loro non si decide a maggioranza, ma solo se tutte sono d'accordo, che la proprietà è collettiva, che esiste una cassa comune dove entrano tutti gli introiti in denaro e da dove ognuna prende ciò che le occorre.

Ci parlano delle difficoltà che a volte sorgono sia a livello economico - tecnico, sia per difficoltà di rapporti personali. Ma, ci dicono, il progetto è nato da "un innamoramento reciproco" e si sente dai loro racconti che questo innamoramento esiste ancora, che è qualcosa di radicato e di pregnante la vita di tutti i giorni. Il motivo che li ha fatti stare bene nonostante le difficoltà iniziali.

E nelle loro parole si sente anche la realizzazione di un progetto di vita che non vogliono imporre a nessuno, ma che propongono semplicemente come una esperienza positiva che ha migliorato le loro vite.

Sono consapevoli della necessità dell'aiuto delle altre compagne d'Italia perchù senza una rete di distribuzione i loro prodotti rischiano di rimanere invenduti, ringraziano per l'aiuto che negli anni tutte hanno dato loro in varie forme: tempo lavoro, sostegno economico, solidarietà.

Ma sicuramente siamo noi che abbiamo bisogno del loro aiuto, della loro esistenza per continuare a pensare che il sogno può anche essere vissuto.

Red. Mil.



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