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Da "Umanità Nova" n.7 del 28 febbraio 1999

La Conferenza regionale sui rifiuti del 13 febbraio a Livorno
Il ruolo fondamentale dei Comitati di cittadini e delle Associazioni di base
In difesa dell'ambiente

C'era molta soddisfazione a Livorno, sabato 13 febbraio, al termine della Conferenza regionale sui rifiuti organizzata dal Coordinamento dei Comitati popolari liguri e toscani per la difesa dell'ambiente. Notevole la partecipazione (almeno 150 - 200 presenze nell'arco della giornata); interessanti le relazioni; qualificata la partecipazione dei Comitati e delle associazioni provenienti un po' da tutta la Toscana (scarsa invece la presenza ligure). Assenti, invece, le istituzioni con l'unica eccezione dell'assessore all'ambiente della Provincia di Pisa. Arroganti come al solito, questi politicanti hanno perso l'ennesima occasione per confrontarsi con chi non la pensa come loro.

I lavori sono iniziati con l'intervento introduttivo curato da Luca Trentini di "Medicina Democratica" di La Spezia. "Questa Conferenza - ha detto Trentini - vuol essere un momento di elaborazione e di sintesi ma soprattutto di diffusione del sapere prodotto dal Coordinamento sulla tematica dei rifiuti. Non sarà né un seminario né un convegno, ma un atto politico per rivendicare un ruolo nel dibattito e nella gestione delle problematiche relative al territorio e alla salute." Dopo aver brevemente delineato le caratteristiche e le iniziative condotte dal Coordinamento nei suoi due anni di vita, Trentini ha affrontato le grandi questioni ambientali, discusse senza esito nei grandi summit tra gli Stati (Rio e Kyoto) ... " Siamo convinti - ha continuato ritornando sulle problematiche legate ai rifiuti - che la soluzione vada cercata nella semplificazione e che si debba abbandonare la logica dei mega impianti (inceneritore e discarica) che provocano grandi impatti su ambiente e salute, rimettendo nelle mani di chi vive in prima persona il problema rifiuti la capacità di poterlo affrontare e risolvere."

All'introduzione è seguito l'intervento di Fabrizio Bertini del Comitato di Pistoia. Il ragionamento sviluppato da Bertini è partito dalla constatazione che le direttive dell'U.E. riguardo ai rifiuti seguono un ordine chiarissimo: priorità alla prevenzione e alla diminuzione della produzione dei rifiuti, seguita dal riciclaggio e dal riuso e poi dal recupero energetico (inceneritori). "Non si capisce perché queste direttive non vengano applicate, neppure da quegli ambientalisti che oggi siedono sulle poltrone di assessore di Regioni, Province e Comuni. Per non parlare poi dei tanti "tecnici" provenienti da esperienze di movimento che spesso costruiscono i vari piani di gestione dei rifiuti". Bertini è poi passato ad analizzare una questione centrale, quella della riduzione nella produzione dei rifiuti. " E' questo l'aspetto centrale di un modo ecologicamente corretto di affrontare la questione. Se la massa dei rifiuti continua ad aumentare le Raccolte differenziate non saranno sufficienti a risolvere il problema." Ma come fare a ridurre la produzione dei rifiuti? Bertini ha tirato in ballo la Regione Toscana come esempio di un modo ipocrita di affrontare la questione. La legge regionale toscana, infatti, prevede al 2003 una riduzione dei rifiuti prodotti del 5 - 15% rispetto al 1997, ma non prescrive i modi con cui arrivare a questa diminuzione. "Siamo di fronte solo ad una dichiarazione di intenti che non serve a nulla se non è seguita da politiche coerenti che obblighino i produttori e i distributori a limitare la produzione di rifiuti." La Regione Toscana dovrebbe, quindi, approfittare del particolare tipo di tessuto produttivo che caratterizza la nostra regione (piccola e media industria) per incentivare questa diminuzione, anche in un settore estremamente delicato e difficile come quello dei rifiuti industriali. Questo argomento è stato riconosciuto importante dalla Conferenza che lo ha inserito nel documento finale.

Dei rifiuti industriali ha parlato Donatella Salcioli, Legambiente della Valdera. Salcioli ha delineato la situazione italiana evidenziando il conflitto sorto con la Comunità a proposito della nozione di "residuo". In pratica grazie a questo concetto, che la Comunità non accetta, gran parte dei rifiuti industriali sono stati sottratti alla normativa restrittiva che riguarda i rifiuti. Si è fatto un gran favore al padronato che oggi può tranquillamente smaltire le porcherie prodotte senza bisogno di autorizzazione e sulla base di una semplice comunicazione. Passando a un livelli più generale Salcioli ha notato come nel ciclo spesso perverso che porta alla produzione di una quantità enorme di rifiuti pericolosi "il produttore e il sistema produttivo hanno un ruolo e una responsabilità predominanti", ruolo e responsabilità che divengono ancora più eclatanti se si pensa che il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti industriali" rappresentano un fenomeno di vasta portata e un business enorme, quantificato in 5 - 6.000 miliardi con un 25% dei rifiuti industriali e un 50% di rifiuti pericolosi che sfuggono al sistema di smaltimento legale".

La terza relazione era invece dedicata a "Nocività e aspetti sanitari nella gestione dei rifiuti". La relazione ha evidenziato i termini dello smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, sia a livello territoriale che a livello di luoghi di lavoro. "La Toscana ha fatto con un po' di ritardo quello che ha fatto Reagan negli USA: negli ultimi sei anni in Toscana si sono tagliati del 25% i fondi destinati alla prevenzione così come nel 1982 Reagan taglio del 25% i fondi all'Agenzia federale per la tutela della salute". La situazione è stata ulteriormente peggiorata dall'esito del referendum che ha tolto alle USL il controllo della situazione ambientale costituendo le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale alle quali alcune recenti leggi della Regione Toscana hanno affidato l'esclusiva dei controlli della gestione dei rifiuti. Questo vuol dire che in Toscana 200 operatori dell'ARPAT devono fare un po' tutto lasciando in disparte circa 300 operatori delle USL. Si tratta di una volontà precisa di depotenziamento dei controlli che si collega allo svilimento di qualsiasi studio preliminare o di previsione sui rischi per la salute umana.

E' toccato poi a Fabio Lucchesi del Comitato "Non bruciamoci il futuro" di Lucca che ha affrontato la questione del rapporto tra raccolte differenziate e occupazione, tema stimolante poiché la creazione di nuovi posti di lavoro è uno dei cavalli di battaglia delle lotte degli ecologisti contro inceneritori e discariche. Dopo aver analizzato i costi degli impianti di smaltimento (inceneritori, discariche e impianti per la produzione di combustibili da rifiuti - CDR), Lucchesi ha sostenuto che "il cosiddetto sistema integrato basato sui grandi impianti di smaltimento si conferma in grado di fare gli interessi di progettisti e costruttori ma è incapace di risolvere in maniera intelligente la questione rifiuti". Ma quali sono le proposte alternative del Coordinamento? Puntare su RD, riciclaggio e recupero dei materiali sulla base anche di una necessaria impiantistica legata alle RD (Impianti selezione, compostaggio, centri di recupero e riutilizzo, etc.), impiantistica dall'impatto ambientale assai ridotto. "Ma ciò che ci interessa maggiormente è che la realizzazione di questi impianti (oltre ad essere meno rischiosa da punto di vista ambientale) potrebbe produrre un netto incremento dell'occupazione derivante dal processo di gestione dei rifiuti." Lucchesi ha ricordato che secondo un recente studio di "Ambiente Italia" portare le RD alla soglia del 50% significherebbe garantire circa 15.000 posti di lavoro. Nel dibattito sono intervenuti Gianni Puglisi, del Comitato della Valdera, che ha relazionato sulle ultime trovate dei responsabili regionali (riconvertire a rifiuti quattro centrali ENEL site in Toscana), il portavoce dei Verdi della provincia di Livorno, il responsabile per l'ambiente di Rifondazione Comunista della Toscana e un tecnico torinese che ha abbozzato la proposta di stazione ecologica".

Dopo una breve pausa per il pranzo la Conferenza è ripresa nel pomeriggio con l'intervento di un altro aderente al Comitato di Lucca, Rossano Ercolini, che ha analizzato i "piani" che in questi giorni vengono presentati dalle varie Province toscane (la Liguria è molto più arretrata e di piani locali ancora non si parla). Descritti gli aspetti fondamentali dei vari documenti, il relatore ha delineato una sorta di controproposta fondata sulla diminuzione dei rifiuti prodotti di circa il 12% rispetto al 1997, una RD al 55%, un ulteriore recupero tramite compostaggio e disidratazione, la rinuncia ai progetti di inceneritori, la chiusura degli inceneritori attualmente funzionanti, un uso limitato e solo per materiali secchi e non pericolosi di alcune discariche.

E' seguito il dibattito che ha visto la partecipazione dell'assessore all'ambiente della Provincia di Pisa, del presidente della sezione pisana del WWF, del rappresentante del SinCobas di Livorno e del consigliere provinciale di "Ambiente Futuro" di Lucca aderente al Comitato di Lucca.

Introducendo la tavola rotonda del pomeriggio, il compagno Maurizio Zicanu, aderente al Comitato Salute e Ambiente di Livorno, ha messo in evidenza come le vicende toscane confermino come la scelta inceneritorista sia antitetica allo sviluppo delle RD, al riuso e alla riduzione dei rifiuti. Per giustificare la costruzione degli inceneritori i piani di Livorno, di Siena, di Firenze e di Prato - Pistoia - Empoli gonfiano i dati sulle produzioni di rifiuti, usando espedienti spesso puerili. "Prima si è deciso di costruire gli inceneritori e le discariche, poi si sono costruiti i piani che li giustificano. Questa è una truffa! E' evidente che amministratori e tecnici sono assolutamente inaffidabili! Meno male che ci sono i Comitati dei cittadini e la associazioni di base che rompono il silenzio delle istituzioni e pongono il problema nei suoi aspetti reali".

La tavola rotonda è stata aperta da Alexandre Paquot, funzionario del Dipartimento ambiente della Commissione del'U.E., che ha descritto l'atteggiamento della Comunità, chiaramente contrario all'uso dell'incenerimento, anche quello con recupero energetico. "Oggi anche le nazioni del nord Europa, che arrivano ad incenerire anche il 60/70% dei rifiuti prodotti, si rendono conto delle conseguenze di questa scelta e cercano di ricorrere ai ripari." Sintomatico il caso francese dove un vasto movimento popolare ha costretto il nuovo ministro dell'ambiente, un verde, a decretare una moratoria di fatto nella costruzione di nuovi inceneritori.

Interessantissimo anche l'intervento di Marco Caldiroli di Medicina Democratica che ha smontato pezzo per pezzo le argomentazioni di chi sostiene l'incenerimento. Il suo intervento è ruotato attorno a due concetti base: 1) inaccettabilità dell'impatto sanitario e ambientale delle attività e delle conseguenze connesse all'incenerimento dei rifiuti; 2) inaccettabilità socio - economica della pratica dell'incenerimento dei rifiuti in quanto fulcro della perpetuazione del ciclo dell'inquinamento e dello spreco nella produzione delle merci. Poiché è impossibile riassumere in poche righe il suo intervento - che rappresenta, crediamo, quanto di più aggiornato ci sia nelle argomentazioni contro la costruzione di nuovi inceneritori - consigliamo agli interessati di richiedere le relazioni presentate alla Conferenza. La tavola rotonda è stata chiusa da Francesco Francisci, già responsabile della campagna rifiuti di Greenpeace, che ha sottolineato l'importanza di creare un collegamento fra i movimenti popolari contro gli inceneritori che sorgono un po' in tutta Europa. E' seguito un dibattito che ha visto la partecipazione del rappresentante del Comitato Ambiente di Stagno (Livorno) e di un esponente del Comitato di Pistoia.

Alcune considerazioni finali. Il Tg3 toscano ha dato grande rilievo alla Conferenza, ponendola come prima notizia nell'edizione delle 14 e come seconda in quella delle 19,30. Della Conferenza si è parlato anche nell'edizione delle 12 del GR regionale. Anche la TV locale (Telegranducato) ha seguito l'iniziativa con l'usuale serietà e competenza. Anche Controradio, emittente fiorentina di "sinistra", ha parlato della Conferenza. Quasi nullo invece il rilievo dato dalla stampa regionale (assenti Nazione, Repubblica e Manifesto) e cittadina (Il Tirreno si è limitato a pubblicare un comunicato di presentazione... sabato mattina).

Per quanto riguarda la presenza anarchica, molti i compagni presenti soprattutto livornesi e pisani. La Federazione Anarchica Livornese aveva contribuito al successo dell'iniziativa diffondendo nei giorni precedenti un proprio volantino. Purtroppo la presenza libertaria non si è concretizzata in un intervento nel dibattito a causa dell'influenza del compagno che si era preso quest'onere. Peccato.

Comunque un'iniziativa pienamente riuscita che non mancherà di avere benefiche ricadute sulle lotte che i vari Comitati e gruppi stanno conducendo sul territorio.

Giemme



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