![]() Da "Umanità Nova" n.8 del 7 marzo 1999 Telefonia. Grandi manovreOlivetti faceva macchine da scrivere; poi personal computer; poi s'è buttata corpo morto nel campo delle telecomunicazioni e nacquero Omnitel ed Infostrada: colore verde. Rosso è invece sempre stato il colore di Telecom, storica compagnia telefonica nazionale. Dal primo marzo è arrivata Wind, che offre telefonia fissa e mobile con uno stesso contratto e ha scelto il colore arancio. La concorrenza fa bene al mercato e agli utenti, si dice. Ma quando le agenzie di stampa hanno battuto la notizia che Olivetti vuole scalare Telecom... beh: chi non ha sgranato gli occhi? Qualcosa di nuovo sta accadendo, antichi equilibri economici e politici stanno vacillando. Primo per la massa enorme di denaro messo in campo: oltre centomila miliardi di lire. Secondo per l'oggetto della contesa: il controllo della telefonia in Italia. Terzo per i soggetti che si apprestano all'impresa: imprenditori non di sangue blu e da salotto buono, ma concreti padani. Tanto che la prima domanda che i giornalisti si sono fatta è: chi c'è dietro? De Benedetti, British Telecom? E se fossero proprio solo loro, quel gruppo di imprenditori mantovani e veneti raccolti attorno all'amministratore delegato di Olivetti Colaninno? Solo un paio di riflessioni a caldo. Olivetti è passata in pochi anni da 5.000 a 200 dipendenti, dismettendo tutti settori non legati alla telefonia e trasformandosi in una holding finanziaria; il titolo azionario è passato nello stesso periodo da 600 a 6.000 lire. Mentre veniva annunciata l'offerta pubblica di acquisto su Telecom Italia, veniva anche annunciato che il controllo di Omnitel e Infostrada passerà al gruppo tedesco Mannesmann, fino ad oggi socio di minoranza di Olivetti in queste società. Già si teme che le ricadute per l'occupazione possano essere pesanti, in quanto non è detto che le sedi di Omnitel e Infostrada restino a questo punto ad Ivrea. Se tutti i tasselli andranno al loro posto, il controllo di Telecom Italia resterà in mani di imprenditori nostrani che per conquistarla hanno mobilizzato masse di danaro spropositate (oltre centomila miliardi di lire), le cui cifre fino ad oggi erano state utilizzate per il deficit statale. Il governo sta facendo da comprimario e la politica, in genere, balbetta, probabilmente stordita. A questo punto, la smaterializzazione e deterritorializzazione di una grande azienda produttiva (Olivetti) è completata, lasciando territorio e lavoratori che vi abitano abbandonati al loro destino; un altro territorio, quello tra Mantova e il Veneto, mostra a tutti i propri muscoli, la propria determinazione, la propria spregiudicatezza; il mondo politico nazionale si scopre inutile quando i veri giochi di potere vengono fatti e quello che prevale è il modello veneto-padano di una società organizzata su un territorio limitato, ad altissima concentrazione produttiva e di ricchezza, nel quale la politica è, semplicemente, inutile, quando non serva a flessibilizzare il lavoro e blindare le frontiere. La Consob ha dato il via libera all'opa di Olivetti su Telecom e l'attenzione si sposta sui "piani industriali" aventi ad oggetto Telecom che l'attuale amministratore delegato della stessa, Bernabè, e la cordata di Colaninno, presenteranno. Da tempo si parla di 25.000 esuberi in Telecom e non stupisce che i dipendenti di questa società siano preoccupati: sanno che il prezzo più alto lo pagheranno loro, in termini di occupazione e di condizioni di lavoro. Il verdetto su tutta la vicenda, asseriscono con sinistra coincidenza Colaninno e Bernabè, lo darà il mercato... Simone Bisacca
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