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Da "Umanità Nova" n.8 del 7 marzo 1999

Afganistan. Guerra contro le donne

Il governo dell'Afganistan sta conducendo una guerra contro le donne.

La situazione sta diventando talmente pesante che un giornalista, in un editoriale del "Times", paragona il trattamento riservato alle donne al trattamento subito dagli ebrei in Polonia, nel periodo del pre-olocausto.

Da quando i Talebani hanno preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto indossare il "burqa", e sono state picchiate e lapidate in pubblico nel caso non avessero indossato un abbigliamento adeguato, il che significava anche semplicemente non avere la veletta che copre gli occhi.

Una donna è stata linciata ed uccisa da una folla arrabbiata di fondamentalisti per aver accidentalmente esposto un braccio mentre guidava. Un'altra è stata lapidata a morte per aver cercato di lasciare la propria famiglia.

Alle donne non è permesso lavorare o andare in un luogo pubblico se non accompagnate da un parente maschio; donne lavoratrici come professoresse, traduttrici, dottoresse, avvocate, artiste e scrittrici sono state strappate con la forza al loro lavoro e rinchiuse in casa, così che la depressione è diventata tanto diffusa da aver raggiunto livelli di emergenza. Non c'è modo nella società islamica di conoscere con certezza il livello dei suicidi, ma le organizzazioni umanitarie hanno constatato che il tasso di suicidi tra le donne, che non riescono a trovare adeguate cure per gli stati di profonda depressione e preferiscono uccidersi piuttosto che vivere in questo modo, è aumentato in maniera significativa.

Le case in cui vi sono delle donne hanno le finestre dipinte in modo che le donne non possano mai guardare fuori. Esse devono indossare delle scarpe silenziose in modo da non essere udite. Le donne vivono nel timore di essere uccise per un minimo comportamento sbagliato. Poiché non possono lavorare, le donne che non hanno parenti maschi o un marito finiscono per morire di fame o per chiedere l'elemosina, anche quando sono laureate.

Sono quasi assenti gli aiuti medici cui le donne possono far ricorso e molti lavoratori delle organizzazioni umanitarie, per protesta, hanno lasciato il paese, portando con se medicine, psicologi e le altre cose necessarie a curare il livello ormai altissimo di depressione tra le donne.

In uno dei rari ospedali per donne, un giornalista disse di aver trovato dei corpi quasi senza vita che giacevano immobili nei letti, donne avvolte nei loro burqa, che si rifiutavano di parlare, mangiare, o far qualcosa che non fosse lasciarsi morire lentamente.

Alcune sono impazzite e sono state trovate accovacciate negli angoli, oscillando e piangendo in continuazione, molte di loro in lacrime. Un dottore ha considerato la possibilità, quando anche questi piccoli aiuti medici che stava fornendo fossero venuti a mancare, di abbandonare queste donne davanti alla residenza presidenziale come forma di protesta pacifica. Siamo al punto in cui la parola "violazione dei diritti umani" è diventata una parola priva di significato.

I mariti hanno il potere di vita e morte sulle donne della propria famiglia, soprattutto sulle mogli, ed una folla inferocita ha tutto il diritto di lanciare pietre o picchiare una donna, fino alla morte, nel caso questa abbia mostrato un pezzetto di pelle o abbia minimamente offeso un uomo.

David Cornwell ci ha detto che noi abitanti del mondo occidentale non possiamo giudicare il popolo afgano per questo trattamento inferto alle donne perché è un fatto attenente alla "loro cultura", ma questo non è affatto vero. Le donne avevano conquistato alcune libertà, quali lavorare, vestirsi come desideravano, guidare ed apparire sole in pubblico fino a prima del 1996. La rapidità del cambiamento è stata la principale ragione della depressione e dei conseguenti suicidi; donne che erano educatrici, o dottoresse, o semplicemente usufruivano delle libertà umane più fondamentali ora sono duramente represse e trattate come persone subumane in nome della legge vigente. Questa non è la loro tradizione o la loro "cultura".

Inoltre, se noi possiamo scusare qualsiasi cosa in nome della "cultura locale", allora non può scandalizzarci il fatto che i Cartaginesi sacrificassero i propri bambini, che giovani ragazze vengano infibulate in parti dell'Africa, che i neri nelle regioni del sud degli USA negli anni '30 fossero linciati, venisse loro proibito di votare e fossero obbligati a sottomettersi a leggi ingiuste.

Ognuno ha il diritto a vivere una vita degna di essere vissuta, anche se sono donne in un paese islamico, in una parte del mondo che gli occidentali non conoscono o non capiscono.



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