![]() Da "Umanità Nova" n.8 del 7 marzo 1999 Una giornata di lotta Nord est. Riformisti d'assaltoNessuno potrà dire che non abbiamo adempiuto al nostro ingrato compito di cassandre. Nell'articolo "Maschere di Carnevale" (UN n.6 del 21 febbraio '99) avevamo anticipato che, dopo la "separazione in casa" avvenuta tra il Movimento Veneto Nord Est di Cacciari, ormai inseritosi nel partito-matrijoska di Prodi e Di Pietro, e il Melting dei centri sociali del Nord Est, quest'ultima realtà avrebbe cercato e trovato altre sponde politiche e, tra le più probabili, citavamo i Verdi, in considerazione anche del fatto che nella Giunta comunale di Venezia siede già un consigliere, eletto nelle liste Verdi, rappresentante dei centri sociali lagunari "Morion" e "Rivolta". La conferma di tale intuizione non si è certo fatta attendere. Infatti, mentre i Centri sociali che si riconoscono nella "Carta di Milano" - tra cui vi è anche il citato Melting del Nord Est - rivendicavamo politicamente l'assalto militante alla sede romana della Turkish Air Lines, a Padova usciva allo scoperto un neocostituito circolo dei Verdi (si legga la cronaca su "Il mattino" del 24 febbraio) che vede tra i suoi 170 iscritti la presenza in massa di aderenti al centro sociale "Pedro" e di reduci della vecchia Autonomia, oltre ad un certo numero di associati a Lega Ambiente e a qualche persona non legata a particolari ambienti. In un'assemblea "autoconvocata", scomunicata da una parte - quella più "fondamentalista"- dei Verdi ma che ha visto la presenza legittimante di Gianfranco Bettin, prosindaco di Mestre, e di Franco Corleone, "manconiano doc" e sottosegretario alla Giustizia, il nuovo raggruppamento politico ha dichiarato l'intenzione di voler entrare a tutti gli effetti nei Verdi, indicando nei "temi dell'ambiente, del nuovo welfare, dei diritti di cittadinanza, del federalismo solidale municipale" il loro prevedibile campo d'intervento. I giochi appaiono quindi trasparenti come gli scudi di plexigas: secondo copione, la "rottura" con il partito di Cacciari a causa della sua apertura nei confronti della Liga Veneta è più formale che reale (il verde Bettin che aderisce pienamente al progetto "federalista" di Cacciari, ne garantirà infatti il raccordo) e l'operazione permetterà agli "antagonisti" di partecipare alle prossime scadenze elettorali, garantendo loro una rappresentanza-copertura all'interno delle istituzioni, secondo un tatticismo che non sappiamo se definire più leninista o più democristiano. KAS. Memoria antagonista Quando a Padova c'erano ancora gli autonomi Il problema rimane quello di costruire qualcosa che vada in direzione della strada che ci siamo scelti tanto tempo fa, non è quello di inventarci strade che vadano nel senso opposto, quello che abbiamo sempre cercato di fare, e questo sta alla base di qualsiasi tipo di scelta, cioè di costruire conflitto, radicalizzarlo e di dargli un senso che sia quello della trasformazioe radicale dello stato di cose presenti, attrraverso l'uso della forza, attraverso l'illegalità, attraverso l'antistituzionalità. (...) Noi dobbiamo sperare, e lavorare per movimenti come quello dei giovani francesi che hanno sfasciato Parigi per quattro, cinque volte bruciando tutto, questo è il problema del reddito, non trasformare i Centri sociali in birrerie-cooperative con centocinquanta disoccupati che si autosfruttano per cinquecentomilalire al mese e si ridistribuiscono la miseria; c'è una ricchezza in questa società che aspetta solo di essere strappata con la forza dei movimenti e dei conflitti. (...) E il primo nemico che abbiamo di fronte è lo Stato, che oggi si assume un ruolo diretto di comando proprio rispetto al bisogno di reddito, basti pensare a tutte le leggi finanziarie. (...) L'altra cosa è che il mantenimento dell'illegalità è fondamentale, elemento fondante di qualsiasi tipo di percorso dei Centri sociali, il mantenimento non tanto dell'"aura di illegalità", non un formalismo dell'illegalità ma una sua corposa sostanza: illegalità e antistituzionalità nelle forme e nei modi che l'intelligenza collettiva di questo tempo e di questa fase suggerisce, sono elementi che non possiamo mandare affanculo così, perché ono fondanti dei percorsi, sia dell'identità che del progetto possibile. (...) Detto questo, resta la questione del rapporto Centri sociali-istituzioni: cerchiamo di applicare un po' di buon senso. Fissiamo alcuni cardini che sono: l'illegalità, l'antistituzionalità, l'autogestione e l'occupazione, come metodo di riappropriazione e come messaggio politico, indicazioni che lanciamo ogni qualvolta entriamo in uno spazio e lo rivendichiamo come collettivo (...) Detto questo ricordiamoci che siamo sempre in libertà provvisoria... Centro Sociale PEDRO. Padova 1995 (Tratto da "Centri sociali: che impresa. Oltre il ghetto: un dibattito cruciale". Castelvecchi ed. Roma 1995)
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