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Da "Umanità Nova" n.8 del 7 marzo 1999
La nuova legge sugli affitti
Grazie, compagno Zagatti!
Il 19 Febbraio si è tenuta a Padova un'assemblea indetta dall'Unione
Inquilini per esporre la nuova legge sugli affitti (431/98), proposta dal DS
Zagatti e approvata il 9 dicembre '98.
Come si saprà questa legge ha definitivamente abolito l'equo canone che
offriva finora la quantificazione legale degli affitti (sebbene dal '94 ci
fosse la possibilità di stipulare dei contratti che lo scavalcassero, i
"patti in deroga"). La nuova legge stabilisce che ora la misura dei canoni
sarà il prezzo di mercato. Per esempio: oggi l'affitto di un
appartamento di 100 m2 in un centro urbano non costa meno di 1.200.000 lire
mensili: questa sarà la cifra base per i canoni. Ciò implica che:
le dimensioni degli appartamenti dati in locazione sono destinate a diminuire,
e una famiglia di quattro persone dovrà adattarsi a vivere in due
stanze, soggiorno con angolo cottura e bagno;
visto il crollo degli interessi bancari sui mutui-casa, si vuole probabilmente
dare il via ad una nuova ondata di speculazione edilizia, dato che il mutuo
costerà quanto un affitto.
Le tipologie di contratto previste sono due: quello "libero" (come può
dirsi libero un contratto in cui tutto il potere contrattuale ce l'ha il
proprietario ...), e quello "sindacale", per il quale è stato raggiunto
un accordo nazionale discusso tra le associazioni dei proprietari e quelle
degli inquilini (SUNIA, SICET e UI). Con accordi locali, sempre tra le medesime
associazioni, si determinerà quindi una "zonizzazione" dei centri urbani
e per ogni zona saranno stabilite delle fasce di oscillazione del canone in
base a criteri da definirsi, ma si spera il più oggettivi possibile per
impedire che di fatto sia applicato sempre il massimo. Questa tipologia di
contratto prevede canoni più bassi nella misura in cui vi è una
compensazione proveniente da sconti su ICI (fino all'azzeramento), IRPEF e
tassa di registro del contratto: sommando tutti questi benefici si arriva ad
una riduzione del canone di un 16% rispetto al prezzo di mercato (nell'esempio
1.000.000 invece che 1.200.000). Per giunta graveranno sull'inquilino le spese
di manutenzione straordinaria.
E' evidente che il meccanismo della zonizzazione crea dei ghetti, in quanto
nelle zone "belle" l'affitto sarà caro e ci andranno i benestanti,
mentre nelle zone "brutte" ci andranno i poveri. Tra l'altro il contratto
sindacale, per la sua durata di quattro anni più quattro, non è
applicabile alle case sottoposte ad un qualsiasi vincolo: storico, artistico,
paesaggistico, letterario e persino politico (?!). E' cioè una tipologia
di contratto non applicabile tout-court ai centri storici.
La legge ha ricadute anche sui canoni delle case popolari, infatti chi supera
il doppio del reddito di assegnazione paga un canone stabilito dalle Regioni
con riferimento ad un tetto massimo che era l'equo canone (tipicamente è
la situazione di chi ha avuto l'assegnazione quando aveva figli a carico che
oggi, lavorando, contribuiscono a superare il livello di reddito, ma non
guadagnano il tanto da poter vivere da soli). Il nuovo tetto sarà
probabilmente quello fissato dal contratto sindacale, circa 10 volte più
elevato dell'attuale (il DPR in merito è atteso entro il 10 Marzo).
Stesso discorso per le case proprietà di enti pubblici, previdenziali e
assicurativi.
A dimostrare la malafede del legislatore sta l'istituzione di un fondo
integrativo per gli affitti, pari a 600 miliardi l'anno per i prossimi tre anni
(a partire dal '99), soldi provenienti dai fondi GESCAL, e non dalla
fiscalità generale. In pratica, essendo il legislatore ben consapevole
dell'aumento spropositato dei canoni provocato da questa legge, ha stabilito
che lo Stato pagherà una parte dell'affitto alle persone meno abbienti;
non si tratta tuttavia di un provvedimento di solidarietà sociale, ma di
un trasferimento nelle tasche dei proprietari di cifre versate dai lavoratori.
Questo fondo andrà in primis alle 11 grandi aree urbane, e il rimanente
ad un lungo elenco di città ad "alta tensione abitativa" (circa un
miliardo per Comune); dal Ministero le quote passeranno alle Regioni che le
divideranno tra i Comuni i quali pubblicheranno i bandi di concorso per
l'assegnazione. In genere, quando i soldi sono pochi, i criteri di assegnazione
sono iper restrittivi, e in pratica riguardano solo chi, senza quei soldi,
sarebbe proprio in strada.
Il fondo integrativo sarà finanziato anche attraverso il recupero
dell'evasione fiscale legata agli affitti in nero, è infatti previsto un
aumento dell'ICI dal 2 al 9 per mille sulle case sfitte da più di due
anni che dovrebbe spingere i proprietari a regolarizzare le locazioni. Inoltre
è prevista la possibilità di finanziare il fondo con
l'addizionale IRPEF, quel 0.50% sull'aliquota media che va nelle casse del
Comune, e che in genere il Comune spende per fare giardinetti o abbellire il
famoso centro storico. Si sa che le città sono tanto più belle
quanto più si impedisce alle persone di abitarle...
Va detto che il fondo integrativo è stato stanziato per il '99, ma i
soldi verranno dati nel 2000; sono previste anche non meglio precisate
agevolazioni fiscali per gli inquilini, ma per vedere queste bisognerà
attendere il 2001... Nel frattempo, entro il 16 Giugno '99, bisognerebbe
adeguare i contratti in scadenza, solo che del contratto sindacale c'è
finora solo la versione nazionale, e c'è il rischio di non avere nei
tempi previsti le versioni locali. Per non trovarsi obbligati al contratto
libero si può inviare al proprietario una proposta di contratto (che lui
rifiuterà): solo a questo punto si è legittimati a pretendere una
proroga di 6 mesi del vecchio contratto, pagando un 20% in più di
canone.
In Italia sono 3.500.000 le famiglie che vivono in casa d'affitto con regolare
contratto (circa 12 milioni di persone, figuriamoci quelle in nero...), di
queste solo il 5% è rappresentato dalle organizzazioni degli inquilini.
Le stesse organizzazioni, lamentando di non avere la forza di portare su altro
terreno la lotta, giustificano l'aver firmato gli accordi con l'acquisizione
del diritto a partecipare almeno alla contrattazione locale. E' tuttavia ovvio
che, finché firmeranno accordi di questo tipo, forza non ne avranno
mai.
Naturalmente anche questa legge è stata pubblicizzata come "europea",
dimenticando che nei paesi dove c'è una legislazione simile, per esempio
la Francia, il fondo sociale si aggira sui 10.000 miliardi l'anno. Ciò
che sorprende è il plauso acritico venuto a questi provvedimenti anche
da settori di una sinistra che pure in passato ha fatto della lotta per la casa
uno dei suoi cavalli di battaglia, per esempio la dirigenza di RC che ha votato
la legge (malgrado il dissenso interno). Non solo si è così
ottenuto un aumento generalizzato e massiccio dei canoni, ma si sono
estremamente ridotti gli appigli legali per far valere il diritto alla casa. Vi
è inoltre un autentico piano di ingegneria urbanistica volto ad
espellere sempre più popolazione dai centri per relegarla in hinterland
degradati e disumanizzanti, per questa ragione la mobilitazione contro questa
legge e la pressione sui comuni perché facciano una politica per la casa
(sono essi, a questo punto, una diretta controparte) deve estendersi anche alle
località periferiche, in quanto qui si riverseranno le persone espulse
dai centri cittadini.
E' appena il caso di dire che la rendita immobiliare è una forma
precapitalista di rastrellamento delle risorse: si sottraggono alla
comunità quote di reddito senza creare nessun valore aggiunto. Tuttavia
non ha senso equiparare il piccolo proprietario, che con l'appartamento in
affitto integra la pensione, con le gigantesche immobiliari che si stanno
comprando i centri storici per affittarli ad attività commerciali, di
rappresentanza o ad abitazioni di lusso. Sull'identificazione degli interessi e
dell'ideologia del micro ceto medio con gli interessi e l'ideologia del grande
capitale si gioca la vera mistificazione di questi anni, ed è questo
l'obbiettivo e insieme l'argomento della convergenza al centro dei partiti
politici. Purtroppo quando questo benedetto ceto medio si renderà conto
che (come era scritto su qualche numero fa di Umanità Nova) non basta
chiudere la porta di casa a doppia mandata per lasciare fuori la miseria,
sarà probabilmente troppo tardi. Ma non saremo certo noi a piangere il
suo destino.
Guido Coraddu
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