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Da "Umanità Nova" n.8 del 7 marzo 1999

Dibattito. Libertý in pezzi. Legge su trapianti

Se si ha intenzione di dibattere delle questioni che la Legge 646/a sui trapianti suscita, occorre a mio avviso, circoscrivere le argomentazioni e considerare i fatti in maniera, per quanto possibile, oggettiva.

Osservazione, apparentemente banale per un'argomento estremamente delicato come, del resto, tutti i casi in cui al centro del dibattito poniamo la condizione umana. Tuttavia il complesso intreccio tra fattori di natura economica, etica, culturale e via discorrendo impatta, e non solo per Paolino, con l'impossibilità di sostituire, anche una sola di queste ragioni: l'inalienabile libertà della persona di scegliere per sé, anche dinanzi alla più macroscopica evidenza, ciò che per essa è bene o male.

L'equivoco

Nel tentativo di contestualizzare la questione trapianti, anche Paolino si è reso ostaggio dell'emotività, della paura della morte, del supposto bisogno di indicare un senso alla nostra esistenza. Senza per'altro trovare il bandolo della matassa, la riflessione di Paolino, finisce per accettare tout-court i dettami del moloch scientifico.

Il fatto che, persino una parte di coloro che affermano di rifarsi agli ideali anarchici e libertari si affannino nel ricercare il "buon senso" in una legge dello Stato, evidenzia la complessità della discussione. Tuttavia, il rischio di prendere lucciole per lanterne c'è ed è grande.

Se trattassimo di un impianto industriale inquinante, che produce morte dentro e fuori, attaccheremmo le cause e non gli effetti. Per prima cosa: chiederemmo la chiusura della fabbrica, norme di sicurezza e controllo efficaci a garanzia della salute e del reddito dei lavoratori e della cittadinanza che abita nei pressi. Potremmo anche raccogliere fondi per sostenere gli scioperanti, l'occupazione, la vertenza..., ecc. Ma mai, credo, ci sogneremmo di cominciare da una sottoscrizione per la cura delle patologie dovute all'inquinamento o dalla raccolta di firme per la donazione di polmoni, midollo e quant'altro. A Marghera, Bagnoli, Cengio... ci si scontra con le questioni più materiali, immediate. Dalla progressiva riduzione del rischio si approda all'intreccio indissolubile tra sviluppo ecocompatibile, profitto, differenze socioeconomiche...approccio ben diverso dall'accettare le cause e provvedere a curare gli effetti.

Per capire ciò, credo non sia necessario né essere periti chimici né medici.

Sebbene non facile è nel tornare sui fatti che possiamo in tutta serenità sciogliere quegli stessi nodi che lo stesso Paolino ha indicato come aspetti importanti.

La legge

Ogni legge per sua natura impone, discrimina, privilegia....e fin qua ci siamo. Ma la storia che accompagna questa legge, sebbene tratti di una materia delicatissima, non è stata preceduta da alcun dibattito, non è stata concepita per redimere un contenzioso, non è intervenuta per regolamentare uno stato di fatto.

Nell''86 nasce, apparentemente dalla pressione delle diverse associazioni dei fruitori del trapianto, ed è subito appoggiata dai chirurghi che praticano più o meno illegalmente gli espianti. Con essa viene introdotta la schedatura di massa attraverso il silenzio-assenso. Al tempo stesso, s'impone una radicale modificazione alla funzione di centinaia di strutture sanitarie, ridefiniti ruoli e mansioni di migliaia di addetti e profusi investimenti mirati per centinaia di miliardi con tanto di battage pubblicitario attraverso i mass-media. Le voci contro censurate, quelle a favore sbandierate in ogni dove.

La scienza medico-chirurgica

Certo il progresso storico e/o tecnico-scientifico è l'insieme delle conoscenze e dei saperi che l'Umanità è riuscita a conseguire. Ma possiamo esimerci dal non tener conto del contesto sociale, economico, politico e culturale in cui viviamo? Crediamo che questo sviluppo, gli scopi della ricerca, la distribuzione della strumentazione e degli investimenti, possano restare immuni dal conseguimento del profitto?

Anche se fosse, Ippocrate c'entra ben poco con i colossali bilanci del settore. Tanto quanto, gli interessi primari di miliardi di vite umane conciliano con quelli del potere economico e politico delle multinazionali farmaceutiche. Ma pure se ci si ostinasse a supporre barlumi di neutralità tra le maglie del potere medico-scientifico, le attuali conoscenze saranno sempre soppiantate dalle successive. E allora, non è affatto metafisico domandarsi quanto i mezzi di cui disponiamo attestano l'accertamento della morte cerebrale o quanto, invece, l'incapacità a rilevare altri segni di attività cerebrale. Un po' più concreto è sapere che numerosi sono i ricercatori, gli istituti universitari che hanno espresso scetticismo nei confronti della cosiddetta "morte cerebrale" e che alcuni hanno sperimentato nuove tecniche, restituendo alla vita normale numerosi pazienti in coma dichiarato irreversibile, e ben oltre i termini che la legge vuole imporre.

Eguaglianza e solidarietà

Oggettivizzare, abbiamo detto. È avendo come unico punto di riferimento l'Umanità, e senza necessariamente solidità interiore, che possiamo sostenere che i salassi dei secoli scorsi non fecero altro che aggiungere altre vittime alla peste, sconfitta con la rete fognaria, l'industrializzazione e le rivendicazioni sociali che produssero ricchezza, abitazioni più confortevoli, ecc. Non è indispensabile rifarsi alla medicina olistica per riconoscere il prezzo pagato dalle classi sfruttate nel conseguimento del Progresso.

La crescente domanda di organi, il proliferare del commercio ed i notevolissimi costi a cui sono sottoposti coloro che necessiterebbero del trapianto, sono aspetti che nulla hanno a che fare con l'egualitarismo e la solidarietà. L'individualismo biologico risiede semmai negli interessi che determinano la rapina degli organi dei niños del Brasile, quanto quelli che pur di soddisfare le capacità tecniche e la domanda di una parte della società umana impongono con autorità un atto che deve restare libero.

Non considerare le disparità esistenti in termini di prevenzione, nell'individuazione della malattia, nella sua cura, equivale a fare dell'interclassismo post-mortem. E se proprio dobbiamo parlare di solidarietà, occorre allora fare attenzione a quale categoria socio-economica ne godrà maggiormente i benefici.

Suggerimenti

La bontà delle istituzioni e la pressione degli interessi economici è tale che non ci si può astenere, gli stessi addetti ai lavori non potranno fare obiezione di coscienza.

I genitori degli individui minori di 16 anni dovranno scegliere per i loro figli.

La privatizzazione dell'assistenza sanitaria non mi risulta ampliare garanzie ed efficacia in materia di cura e prevenzione.

Se fossi anche effettivamente morto all'atto dell'espianto, l'idea stessa che nell'ultimo mio istante di lucidità potrei viverlo nel dubbio che una parte del mio corpo potrà consentire ad un Pinochet qualunque di continuare a vivere.....no! sarebbe un incubo insopportabile.

Fatti o leggende metropolitane a parte, ciò che credo debba restare inviolata, è quella libertà di scegliere da sé. Come, ad esempio, iscriversi alle associazioni di donatori - come feci nell''82- e di ritirarsi - come feci nell''85- dinanzi ad uno dei più macroscopici abusi.

Miki



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