Da "Umanità Nova" n.9 del 14 marzo 1999
Genova
Manifestazione del 6 febbraio contro il commercio d'armi verso la Turchia
Poco più di un migliaio di persone ha preso parte alla manifestazione
che sabato pomeriggio ha attraversato le via della città (militarizzata
al di là di ogni dire), indetta da varie realtà, contro il
commercio d'armi verso la Turchia, la vendita della Piaggio (e del suo carico
di tecnologie belliche) ai turchi e la repressione del popolo curdo
simboleggiata dal recente sequestro di Ocalan. Doveva essere una scadenza
nazionale, ma i tempi stretti della convocazione e l'inasprirsi sul piano
repressivo della situazione romana ne hanno condizionato gli esiti e la
partecipazione. A ciò si aggiunga la cronica carenza di un seppur minimo
circuito di discussione su questo come su altri temi (la questione lavoro ad
esempio) che affligge le realtà antagoniste a livello cittadino
producendo, spesso, iniziative confuse e mal definite negli obbiettivi.
Nonostante ciò abbiamo deciso di essere presenti e, in quanto
Coordinamento Anarchico Genovese (struttura che raccoglie tutti i compagni -
federati e no - che hanno voglia e possibilità di impegnarsi) abbiamo
dato il nostro contributo, anche con la conferenza di Lodovisi (di cui è
riferito in altra parte del giornale) tenuta venerdì sera nella storica
sede di Piazza Embriaci.
C'eravamo dunque in parecchi (almeno una sessantina o forse qualcuno di
più) dietro lo striscione d'apertura (un po' goliardicamente titolato:
Mamma li turki!) del nostro settore di corteo. E' stato anche diffuso un
volantino che analizzava le responsabilità diffuse della repressione
contro i curdi e che, cercando di uscire dalle strettoie del caso Ocalan e
della questione nazionale curda, concludeva: Terra e libertà per i
curdi in un mondo senza confini, stati ed eserciti.
Torniamo, in chiusura, al corteo: curdi, centri sociali genovesi (Zapata, Terra
di Nessuno, Inmensa), studenti universitari (CNC auletta autogestita di balbi),
anarchici, una delegazione del Leoncavallo e Rifondazione comunista le
componenti più consistenti.
Per finire in merito a RC una nota di colore: abbandonati provvisoriamente - e
probabilmente con sollievo - i lavori del congresso provinciale, dove come si
sa si discute di arredamento più che di questioni politiche (poltrone e
disposizione dei posti a tavola), un gruppo di militanti e di funzionari di RC
(con una spolverata di assessori e di dirigenti) è piombato nel corteo
installandosi alla sua testa, nella migliore tradizione neo-bolscevica (o
vetero che dir si voglia). Non vogliamo polemizzare, ricordando ad esempio che
gli accordi pre-manifestazione erano altri, ma questa stucchevole ossessione di
prendere la testa delle iniziative non fa che rendere ancora più
evidente e stridente la totale estraneità di RC da tutti quei percorsi
di lotta (pochi) che ancora si riescono a costruire. Dunque un solo messaggio
(che il compianto Occam troverebbe un po' troppo garbato) sorge spontaneo: A
frate, nun ce fa ride!
G.B. per il Coordinamento Anarchico Genovese
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