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Da "Umanità Nova" n.9 del 14 marzo 1999

San Lorenzo del Vallo
La favola della chiave del castello

San Lorenzo del Vallo è una piccola comunità che fiancheggia col suo lato est-nordest quella di Spezzano Albanese, due paesi siti nella parte nord della provincia di Cosenza con radici etniche alquanto diverse che il visitatore ha subito modo di appurare dagli idiomi completamente differenti che le contraddistinguono: l'una si esprime con uno dei tanti dialetti calabresi e l'altra invece in arbereshe. Due comunità, dunque, che, a anche se limitrofe, si presentano peculiari nella lingua che quotidianamente parlano e nelle tradizioni perché diverse risultano le loro radici socioculturali... e per quanto riguarda San Lorenzo, queste radici affondano senza dubbio nel Castello: un antico monumento che si presume medioevale, preesistente all'arrivo dei profughi albanesi giunti nell'Italia meridionale solo nella seconda metà del XV secolo dando origine alle tante comunità arbereshe site nell'Italia meridionale ma soprattutto nel cosentino.

Il Castello, rappresenta per San Lorenzo gran parte delle sue radici remote e non: radici a testimonianza delle varie dominazioni subite, ma anche radici di riscossa sociale come quelle del XX secolo, quando ancora di proprietà del barone Longo il Castello fu preso a simbolo della sopraffazione feudale dal movimento contadino per l'occupazione delle terre di proprietà sempre del citato barone. Negli anni '60 la baronessa (moglie del barone Longo allora già da tempo deceduto), cede per finalità culturali il Castello all'UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo), mentre nel 1995 per mezzo di un decreto di espropriazione dell'amministrazione comunale, dietro pagamento di [sterling] 250.000.000 a favore della ditta proprietaria UNLA e di [sterling] 30.000.000 a favore del colono, passò di proprietà al Comune. Però, sia quando il Castello era nelle mani dell'UNLA e sia oggi che è proprietà pubblica, nonostante sulla carta risultasse allora come uno strumento di cui servirsene per promuovere cultura ed oggi un bene collettivo, in effetti l'uso dello stesso, chiuso al pubblico oggi come allora, è alla mercé di un privato (parente fra l'altro di un amministratore comunale) che autoproclamatosi custode del Castello, senza mostrare nessun documento che ne attesti il titolo, detiene la chiave rivendicando presunti diritti di indennità dall'UNLA.

La Federazione Municipale di Base di San Lorenzo del Vallo, non appena costituitasi nel suo programma d'intervento comunitario fra gli altri punti denunciò pubblicamente la "Questione Castello" proponendosi di dare avvio ad una campagna di sensibilizzazione protesa al recupero dello stesso quale bene culturale pubblico, proponendo altresì che venisse restaurato per tali finalità (dato che si parla di uno stanziamento di fondi in merito) e dato in uso ad una cooperativa autogestita di giovani con il duplice scopo di alleviare il tasso di disoccupazione che impera in loco e di offrire alle associazioni del luogo spazi liberi dove poter svolgere le manifestazioni culturali. L'opera di controinformazione della FMB ben presto raccoglie i suoi frutti, tanto che già l'estate scorsa l'Associazione Culturale "'A fajidda" e altre associazioni promossero un'interessante iniziativa davanti al piazzale del Castello con mostre di artisti locali, canti popolari e dibattiti pubblici: nell'occasione l'amministrazione comunale, per bocca di un suo consigliere, confermò le voci sullo stanziamento fondi pro-restauro del Castello ma disse anche che il progetto è finalizzato al recupero del bene culturale quale nuova sede del municipio. Nei mesi a venire, ripresa in mano la questione, la FMB ed alcune associazioni culturali, "'A fajidda", "la Città del Sole", "Informando giovani" danno vita ad un Coordinamento e con l'intento di sensibilizzare l'opinione pubblica elaborano un questionario sui beni culturali di San Lorenzo che distribuiscono nelle scuole del paese e negli Istituti superiori di Spezzano Albanese, ricevendo un coro di no alla gestione privata del Castello ed un coro di sì all'autogestione dello stesso per fini culturali da parte di una cooperativa di giovani. Ora le iniziative proseguono con l'intento di dare vita ad un Comitato Civico pro-Castello e ad una cooperativa autogestita giovanile.

Intanto, nel corso di un incontro promosso dal Coordinamento delle associazioni socio-culturali con l'amministrazione comunale c/o la sala consiliare del Comune, il sindaco, lamentando rispetto alla questione un inadempimento contrattuale da parte dell'UNLA, in quanto nel decreto comunale di espropriazione vi è riportato che il Castello "deve essere lasciato libero da persone e da cose", ha affermato di aver dato incarico ad un legale per fissare all'UNLA un termine entro il quale lasciare libero il Castello, dopo di che, pur affermando che l'Amministrazione vuole insediarvi la nuova sede municipale, e che a settembre/ottobre procederà alla gara d'appalto per iniziare i lavori di restauro, si è detto concorde nel dare la disponibilità del Castello ad una cooperativa, a patto però che non vi sia incompatibilità tecnica o burocratica tra le due cose, aggiungendo inoltre, rispetto alla nascente cooperativa che positivamente saluta, che se a giugno risulterà dal conto consuntivo un avanzo di bilancio, l'amministrazione andrà comunque incontro alla stessa, incaricandola di gestire un'area di servizi socio/assistenziali. Insomma, i messaggi lanciati dal sindaco, se criticamente vagliati, potrebbero suonare tipo: "se ci lasciate gestire in piena pace la questione Castello in un modo o nell'altro proveremo ad accontentarvi".

Ma il Coordinamento delle associazioni "a lasciare in pace" gli amministratori non ci pensa nemmeno, e difatti fra le tante iniziative di controinformazione, una volta costituito il Comitato Civico pro-Castello, promuoverà un'assemblea/dibattito aperta ai cittadini ed a tutte le associazioni del comprensorio per mettere alle strette la volontà meramente giuridica a cui il sindaco sembra aver voluto affidare la risoluzione del caso per scaricare sulle inadempienze contrattuali dell'UNLA le colpe sul non uso pubblico del Castello. Anche perché, a ritenere fondata questa controversia giuridica sono veramente in pochini mentre in molti si chiedono: quando il comune spese alcuni anni fa il miliardo e più di stanziamento per il restauro del Castello, come fece ad avere la chiave per poter espletare i lavori? gli fu data in piena serenità dal parente-"custode" dell'assessore comunale? se così fu, perché oggi la stessa chiave non gliela si chiede per mettere il Castello a disposizione della comunità come le associazioni culturali rivendicano? si intende forse coprire gli interessi del parente-"custode" a danno della collettività in attesa della spesa dell'attuale nuovo stanziamento di fondi? Non è che l'ormai famosa formula del Castello che "deve essere lasciato libero da persone e da cose", contenuta nel decreto comunale di espropriazione e riferita dal sindaco alle associazioni, è stata coniata ad hoc per sancire una alquanto strana intesa tra amministrazione comunale e il "di Lei" parente/custode?

Morale della favola: quanto frutterà ed a chi questa misteriosa chiave del Castello? Intanto la comunità attende di appropriarsi del suo bene pubblico: ma fino a quando? I cittadini e le associazioni promettono: "Non molto. È finito il tempo delle favole. Vogliamo i fatti e per fatti intendiamo che da qui a non molto troveremo il modo di appropriarci di ciò che è di tutti, ovvero del Castello".

Red. locale



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