![]() Da "Umanità Nova" n.9 del 14 marzo 1999 Inform@zioneMassa Carrara: l'assemblea permanente di nuovo in piedi in difesa della salute e dell'ambiente Venerdì 5 marzo si è tenuta all'Alteta, la frazione di Massa a ridosso della zona industriale, un'assemblea popolare in risposta alle notizie comparse sui quotidiani locali dell'imminente apertura di due inceneritori nel circondario: uno nel perimetro dell'ex Ferroleghe ed uno che dovrebbe riprendere il posto del "Lurgi", demolito nel 1991-92, nell'area ex Farmoplant: due siti ex Montedison. In particolare per la Farmoplant, a tutt'oggi non è stata effettuata alcuna bonifica dei 550 mila metri quadri, anzi anche quella che è stata presentata come tale si sta risolvendo in una presa in giro per la popolazione. Infatti una ditta ha cominciato a demolire alcuni dei più vetusti edifici, macinando i materiali e spargendo polvere altamente inquinata tutt'intorno, senza nessuna protezione (gli edifici abbattuti sono quelli ove nell'agosto del 1980 si sviluppò l'incendio del Mancozeb). A fianco di questa ditta, che già di per sé lavora senza alcuna cautela, ha inoltre preso posto anche un maglio per la frantumazione di blocchi di marmo allo scopo di farne granulati e polveri, un lavoro che dovrebbe avvenire in luoghi lontani dai centri abitati ed in ambienti insonorizzati. Le proteste della popolazione non sono tardate ad arrivare al sindaco Pucci (Ds) ma nulla è stato per ora fatto per ripristinare condizioni di vivibilità nella zona. Ora i giornali parlano di insediare un bruciatore di metano per la produzione di energia elettrica qui, e di un bruciatore per residui da lavorazioni del legno alla Ferroleghe. In entrambi la popolazione non ha nessuna intenzione di cascare nel tranello: dietro al metano per l'una e il legname per l'altra (nessuno dei quali reperibile in loco), vi è l'affare di questo fine secolo: l'incenerimento dei rifiuti derivati dalle raccolte "differenziate" sotto forma di RDF, e quello dei rifiuti industriali. Sia il decreto Ronchi (famoso Verde), sia il piano energetico regionale (predisposto da un altro famoso Verde, Del Lungo) lasciano ampi spazi, anzi incentivano gli industriali a "smaltire" bruciandoli i loro residui da lavorazioni inquinanti e fanno addirittura rientrare l'RDF fra i combustibili "rinnovabili". La popolazione che in termini di salute sta già pagando un prezzo più che alto (la mortalità per cancro nella zona continua ad essere la più alta in Toscana malgrado la sospensione delle principali attività chimiche) non è certo disposta a farsi prendere in giro da questi Verdi di comodo, anche se forse ha dato l'impressione di sonnecchiare in questi ultimi anni. Ancora una volta la soluzione delle contraddizioni ambientali si avvia a diventare un problema di ordine pubblico: ma sembra proprio che questi ambientalisti arrampicatori di poltrone, divenuti ormai colonne portanti della lobby inceneritorista, questa lezione non la vogliano apprendere. Alfonso
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