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Da "Umanità Nova" n.10 del 21 marzo 1999

La visita di Khatami in Italia
Il politico e l'integralista

Il presidente iraniano Khatami si è recato la scorsa settimana in visita diplomatica del nostro paese, rompendo, anche grazie alla benevolenza del governo italiano l'isolamento nel quale il regime teocratico e razzista degli ayatollah si trovava sin dalla sua costituzione. La faccenda è stata condotta con estremo tatto e buon gusto al punto che l'incontro tra il baffetto nazionale ed il capo religioso e politico iraniano è stato presentato come l'accostarsi reciproco di spiriti illuminati: da un lato il Massimino nazionale che si esibisce nel ruolo del politico accorto e sensato, che, al contrario degli stolidi statunitensi, si apre al dialogo; dall'altro il nobile Khatami che presenta "l'integralismo dal volto umano", pronto ad aprirsi alla democrazia. Non c'è che dire: un quadretto idillico che non sono valsi più di tanto a guastare gli oppositori politici che hanno seguito a modo loro la visita del presidente iraniano, esibendo striscioni di protesta e le foto di alcuni dei tanti torturati ed uccisi dal regime di Teheran. Giusto un uovo di vernice rossa è riuscito a superare il fittissimo servizio di sorveglianza per infrangersi sull'auto blu a bordo della quale viaggiava Khatami. La casuale coincidenza della venuta in Italia per ricevere una laurea honoris causa del più famoso tra i condannati a morte dal regime degli aytollah, lo scrittore angloinglese Salman Rushdie, sul quale ancora oggi pende una taglia generosa, non è stato altro che un'occasione in più per fare un po' di folclore.

Questo prete islamico, tra i tanti impegni non ha trascurato la visita al suo collega in bianco del Vaticano, con il quale ha amenamente discusso di fraternità, reciproca benevolenza, relazioni amichevoli nello spirito ecumenico di Assisi. Il buon Wojtila, sempre pronto a tuonare ed implorare il rispetto dei diritti umani quando serve per far propaganda, si è ovviamente ben guardato dal farlo in quest'occasione.

Ma alla fin fine nulla conta se non gli interessi della propria bottega, sia sotto forma di accordi commerciali per quel che riguarda il governo D'Alema, (non dimentichiamo che oggi l'Italia è il primo partner commerciale dell'Iran) sia per incentivare l'ecumenismo "pluralista" attraverso il quale il Vaticano e questo papa in particolare tentano di riaffermare il primato della chiesa cattolica.

A chi importa del razzismo feroce di cui sono oggetto le donne nell'Iran dell'"illuminato" Khatami, accolto nel nostro paese proprio l'8 marzo, la giornata internazionale della donna? Certo non al papa, le cui encicliche sulle donne la dicono lunga sulle affinità con il collega iraniano; ma ancor meno a questo governo, il cui presidente soltanto pochi anni orsono nella pubblica discussione con Carlo Casini, il fondatore del Movimento per la vita, si dichiarò più che disponibile a trattare con i cattolici su materie quali l'aborto, la bioetica per potersene assicurare i consensi.

Chissà cosa ne direbbe Zolaykhah Kadkhoda, una donna che nell'agosto del 1997, pochi mesi dopo la vittoria di Khatami, venne lapidata perché sospetta di adulterio. In un solo pomeriggio fu giudicata, interrata sino alla vita e sottoposta a lapidazione. Venne dichiarata morta ma sopravvisse e chiese la grazia: nel dicembre del '97 venne nuovamente lapidata e stavolta uccisa.

Chissà cosa ne direbbero le centinaia di persone che finiscono in carcere per aver professato un idea politica o religiosa differente o per essere atei; chissà cosa ne direbbero i tanti sottoposti a feroci torture nel buio delle loro celle o anche sulle pubbliche piazze. Solo nel 1997 sono state messe a morte 143 persone. Da quando "il progressista" Khatami ha vinto le elezioni ben 50 giornali sono stati chiusi.

Le belle parole con le quali Khatami si è rivolto agli studenti ed a i docenti dell'Università di Firenze possono forse cancellare le urla dei torturati e degli uccisi? Che senso hanno gli inviti al dialogo all'ascolto "delle altre culture e delle altre civiltà"?

Il tintinnare degli euro sovrasta ogni rumore, fuga ogni dubbio.

ma. ma.



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