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Da "Umanità Nova" n.10 del 21 marzo 1999

Letture

Quasi una recensione

NON SIAMO MAI ANDATI SULLA LUNA

di Bill Kaysing

Negli anni a cavallo fra la fine dei '50 e i primi '60, quando la Tv ha fatto il suo invadente ingresso nella maggior parte delle case dei ceti medio bassi del nostro paese, ha dovuto fare i conti con un tessuto sociale poco o nulla ricettivo rappresentato dalle generazioni dei più anziani. Antimilitaristi (avevano vissuto le guerre coloniali e due guerre mondiali), antireligiosi (ancora freschi nella loro memoria erano ogni sorta di abusi perpetrati dai più diversi ranghi della chiesa in nome di un dio fittizio, ingiusto e sanguinario), anticapitalisti (alle miserie della società contadina erano succedute le miserie della fabbrica), antigerarchici (il fascismo ne aveva fatte di cotte e di crude)... Se da cento anni "l'Italia era fatta" loro erano un po' tutto fuori che italiani: la Tv avrebbe dovuto attendere la loro estinzione per poter esercitare l'omogeneizzazione e il livellamento culturale di cui era portatrice.

Uno di questi era mio padre. L'occhio di vetro che gli era penetrato in casa gli dava modo di sfogare dialogando tutta la sua crititca, la sua incredulità, il suo scetticismo. Tanto per fare un esempio, quando a poche ore dall'assassinio di Kennedy, Johnson apparve sullo schermo col suo discorso alla nazione americana ferita, lui, che negli Usa aveva trascorso 15 anni della sua gioventù come emigrante, subito sentenziò: "Sta citu ti, che tse stai ti a fal cupaa" (Stai zitto tu, che sei stato tu a farlo ammazzare): una sentenza che dovette attendere anni ed anni per emergere come verità storica.

Allo stesso modo, quando il primo uomo mise piede sulla luna, non mancò il classico: "Vran fac vega la luna pal su: l'è mia vera, in mia nai" (Vogliono farci vedere la luna per il sole: non è vero, non ci sono andati).

Io stesso che di questo scetticismo ancestrale devo pur aver ereditato qualcosa, non sono mai stato convinto che lo sbarco sulla luna sia effettivamente avvenuto: troppa perfezione in una serie di missioni si è presentata dopo un decennio di tentativi costellato dai fallimenti e dai disastri. E poi, col mezzo televisivo, la cosa più facile sarebbe stata contraffarre le immagini. Su questo argomento ho sostenuto innumerevoli discussioni, anche piuttosto accanite, che però mi vedevano sempre a corto di prove a sostegno del mio punto di vista. Ora non più: con questo libro, di prove, se così si può dire ce ne sono un intero arsenale.

I DIFETTI

Il libro si presenta con una aggressività dozzinale da supermercato, la stampa in rilievo argentata quasi fosse un videogioco. E' interamente stampato su carta patinata, una scelta che se consente una maggior precisione nella riproduzione delle foto a colori, fa della pubblicazione un oggetto pesante e scostante al tatto. Nei testi, insieme a brani interessantissimi vi sono tutta una serie di materiali superflui, varie ripetizioni; la traduzione in italiano non è delle migliori, basti citare un "corporate state", l'allocuzione che sta ad indicare lo stato governato dagli interessi del grande capitale, tradotto come "stato privatizzato". Ma tutti questi e altri difetti sono controbilanciati da una mole consistente di informazioni di prima mano.

I PREGI

In primo luogo sono del tutto convincenti le tesi sui carburanti usati, sui motori e la loro capacità di spinta, sull'impossibilità in pochi mesi di approntare un motore capace di sollevare 3.000 tonnellate (il peso di un cacciatorpediniere) che sarebbe stato quello dell'astronave con l'equipaggiamento minimo per arrivare alla luna. Non va dimenticato che il tentativo precedente a quello che a giugno '68 si vuole coronato da successo si concluse, il 27 gennaio 1967, con l'incendio devastante di tutta la struttura e la morte di tre astronauti che si trovavano nella capsula. L'autore svolge queste considerazioni sulla base della propria esperienza acquisita come collaudatore presso la Rocketdyne fino al '63, la ditta che avrebbe fornito i motori per le missioni spaziali. Kaysing comprese che qualcosa non funzionava quando venne a sapere che in luogo degli F1, inaffidabili, vennero usati dei B1, più sicuri ma del tutto insufficienti per il carico dichiarato.

Un altro elemento è costituito dalla strana conformazione del LEM, col baricentro tutto in alto, suscettibile di rovesciarsi ad una minima sollecitazione orizzontale e che invece sempre, per tutte le missioni, non ha dato problemi, né in allunaggio né in partenza, con serbatoi carichi di carburante estremamente corrosivo ed autoaccendente al solo contatto, a pochissima distanza da tute e strutture mantenute a pressione di ossigeno, anch'esso infiammabile. Mai una piccola perdita, mai un'imperfezione, mentre il rapporto Baron (un tecnico addetto alla rampa 34 che era esplosa nel gennaio del '67) segnala decine e decine di imperfezioni nell'uso dei materiali (resine, adesivi, cavi, fili...).

Le foto riprese sulla luna ad un attento esame sono false: il pulviscolo presente in alcuni luoghi e assente in altri, i giochi delle ombre e delle luci, i fondali, i cieli e altri particolari ancora stanno a dimostrare che quelle che vengono spacciate come prove della presenza sulla luna dell'uomo sono tutt'altro che probanti. Le macchine fotografiche non si presentano schermate e dunque dovevano essere esposte a temperature che potevano variare da -100 a + 100 centigradi, con quale tenuta dell'emulsione tanto sensibile alle variazioni di calore?

Naturalmente ci sono voluti degli anni per raggiungere queste convinzioni, e nel corso del tempo l'autore si è dovuto scontrare con la segretezza imposta su tutta la questione dalle varie centrali dello spionaggio. Nel corso della sua ricerca si è convinto che non può essere casuale la morte di Baron, avvenuta ad un passaggio a livello soltanto 4 giorni dopo aver depositato il suo rapporto di 500 pagine, e che dapprima si tentò di far passare per pazzo. E ancora non può essere considerata casuale la morte di Grissom insieme ad altri due astronauti nella capsula il 27 gennaio del '67 quando si viene a sapere che questi era fortemente critico nei confronti di tutta la missione Apollo, e i cui carteggi e diari sono stati sequestrati e mai resi pubblici.

Naturalmente questo libro non riuscirà a convincere i creduli e gli interessati: non è certo stata sufficiente la pubblicazione delle "Prove sull'inesistenza di dio" a scardinare l'infatuazione fideistica dalla terra. Merita però di essere conosciuto e divulgato in quanto contribuisce a restituire una statura terrena alla macchina militare e capitalistica che vorrebbe governare il mondo in questo torno di millennio. E dimostrare che il gigante in realtà ha piedi di argilla e che con un po' di buona volontà può essere abbattuto non è cosa da poco.

Costa 22 mila lire. Chi non lo trovasse può rivolgersi a Cult Media Net Edizioni, corso Trieste 211, 00198 Roma. E-mail cult_media@hotmail.com

Alfonso Nicolazzi



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