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Da "Umanità Nova" n.11 del 28 marzo 1999
Sinistra al governo 1
Stato di polizia
Al peggio non c'è mai fine. Ecco uno dei tanti luoghi comuni che
l'azione di questo governo non manca mai di confermare. Le destre si scatenano
sulla questione criminalità? La famigerata "Tolleranza zero" tipica
della destra americana più retriva diviene lo slogan più
gettonato dei sindaci sceriffi della nostra amata penisola? Pronti e risoluti i
nostri governanti nel giro di un paio di mesi dall'inizio della "campagna delle
destre" preparano un progetto di legge nel segno dell'inasprimento delle pene,
della riduzione delle garanzie, dell'allargamento dei poteri della polizia e
dell'esercito. Naturalmente i loro antagonisti si affrettano a definire inutili
le misure proposte e a rilanciare su ben altro piano. Il solito Liguori il
portavoce diretto del Cavaliere su Italia 1 non manca di far notare la ben
maggiore "concretezza" del sindaco di Milano Albertini che in pubblico convegno
sulle "Nuove Mafie" va all'attacco sostenendo che il modo migliore di
combattere la "nuova" criminalità (leggi: straniera) consiste
nell'applicare contratti di lavoro differenziati agli italiani e agli
immigrati: in tal modo i noiosi lavavetri (sarebbero questi gli esponenti di
spicco delle nuove mafie?) potrebbero essere impiegati per spazzare le strade
di Milano.
Se non si può escludere che la ricetta del razzista Albertini di
trasformare i lavavetri in spazzini sottopagati finisca con il trovare spazio,
in questo momento pare soprattutto far parte di una campagna contro il suo
possibile antagonista alle prossime elezioni comunali, il segretario CGIL
Cofferati.
Al contrario le proposte del comunista italiano Oliviero Diliberto, in arte
ministro di Grazia e Giustizia, appaiono ben più immediatamente
tangibili. Le pene per il furto in appartamento, per lo scippo vengono
inasprite in modo secco: un furto in casa verrebbe sanzionato con pene da due a
sei anni, che, con le aggravanti, potrebbero salire a 10; lo scippo, in
precedenza considerato furto con destrezza (da uno a sei anni) sarebbe
equiparato alla rapina e quindi comporterebbe da tre a dieci anni di
reclusione. A ciò si aggiunge l'obbligatorietà dell'arresto in
caso di flagranza, l'eliminazione della condizionale per questa tipologia di
reati e, come conseguenza dell'innalzamento delle pene, l'impossibilità
di applicare la legge Simeone sulle pene alternative. Crescerebbe inoltre il
potere della polizia, cui verrebbe concessa la facoltà di svolgere
autonomamente indagini per tre mesi senza dover riferire al magistrato, che
oggi invece deve essere informato "nel più breve tempo possibile".
Dulcis in fundo l'utilizzo dell'esercito per operazioni di ordine pubblico
dietro semplice richiesta del Comitato Nazionale per l'ordine e la sicurezza
pubblica senza ricorrere all'autorizzazione del Parlamento.
Se le destre, garantiste solo quando si tratta di tangentari e mafiosi d'alto
bordo, meglio se imprenditori e parlamentari, si sono affrettate a definire
poco incisive le misure prospettate dal governo in questa proposta, qualche
critica si è sentita da esponenti Verdi, di Rifondazione e dagli stessi
comunisti italiani del Ministro Diliberto. Ma le critiche non paiono turbare
più di tanto il ministro comunista, che, anzi, in un'intervista
rilasciata a Repubblica si esibisce in generose lezioni di realismo politico.
Esordisce con una doverosa citazione di Togliatti, maestro insuperato di real
politik, e poi grazie al crisma di cotanto maestro rammenta per l'ennesima
volta il principio fondatore della politica del suo partito: la
necessità di fare una politica di destra per impedire che le destre (le
altre? quelle "vere"?) vadano al governo e quindi, negando che le misure da lui
proposte siano liberticide, asserisce: "Se noi non diamo sicurezza ai
cittadini, allora sì che vincerà la destra e farà leggi
liberticide". La litania è tanto usurata che si potrebbe suggerire a
Diliberto e compagni (i suoi, ovviamente) di rivolgersi ad un'agenzia
specializzata in pubblicità per tentare di riproporre questo liso
copione con una nuova veste grafica. Altrimenti i gonzi che ci credono
potrebbero cominciare a dubitare. Comunque il "concreto" Diliberto il suo
piccolo capolavoro lo compie esibendosi in un incredibile tentativo di sintesi
dialettica tra realismo e utopia dichiarando: "C'è una sinistra
libertaria (che mira) a riforme con questa ispirazione - decarcerizzazione,
abolizione dell'ergastolo - (per le quali) abbiamo bisogno del consenso
dell'opinione pubblica, che deve essere tranquilla sul fronte della sicurezza".
Proviamo a tradurre nel linguaggio corrente queste affermazioni: 1) Siamo
libertari e quindi favorevoli all'abolizione dell'ergastolo e alla
decarcerizzazione; 2) Abbiamo bisogno del consenso e quindi facciamo leggi
liberticide; 3) Fare leggi liberticide è il modo migliore per fare in
futuro (presumibilmente lontano, al sorgere del sol dell'avvenire) leggi
libertarie. Insomma alla fin fine il buon Diliberto si rivela un tenero
utopista. Di quelli della sua razza, che, come egli stesso afferma con
orgoglio, è quella di Togliatti, quella di chi con una mano regge le
chiavi delle celle e con l'altra indica un radioso avvenire.
Questo primo scorcio di primavera oltre alle consuete squadracce padane e
fasciste in azione un po' ovunque, oltre ai gazebo della Lega e dei suoi
fiancheggiatori, Forza Nuova e Fiamma Tricolore, intenti a raccogliere firme
per un referendum contro l'immigrazione, ci riserverà probabilmente la
legislazione modello "legge e ordine" del governo D'Alema. Una legislazione
che, sia detto per inciso, ancora una volta non guarda certo ai crimini
commessi contro l'ambiente e la salute pubblica, contro la sicurezza del
lavoro, contro le donne (che vanno salvaguardate solo se possiedono una
borsetta ma alle quali è negata ogni tutela reale contro le molestie sul
luogo di lavoro), ma al solito si occupa di una tipologia di reati che
usualmente vedono protagonisti tossicodipendenti e proletari immigrati e non.
Per il comunismo e la libertà.
maria matteo
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