Da "Umanità Nova" n.11 del 28 marzo 1999
Sinistra al governo 2
Normativa antisciopero
Su, "Il Sole - 24 Ore" di mercoledì 17 marzo 1999 viene riportato un
riassunto del disegno di legge sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali
che il governo ha approvato all'unanimità il 16 marzo e che va ad
estendere il campo di applicazione della legge 146/90, la famosa legge
introdotta al fine di bloccare il conflitto nel settore pubblico dopo la
stagione dei cobas della scuola e di quelli delle ferrovie.
Gli aspetti più "innovativi" del provvedimento in questione sono di due
tipi: l'inasprimento delle sanzioni e la loro estensione ad un numero
più rilevante di conflitti, per un verso, e l'estensione della normativa
antisciopero a diverse categorie del lavoro autonomo, per l'altro.
Dal primo punto di vista le principali novità sono:
- la procedura di precettazione diviene più rapida e viene
rivista in senso maggiormente incisivo;
- multe da 5 a 50 milioni per i sindacati che effettuano scioperi
illegittimi...;
- la Commissione di Garanzia decide la sanzione che deve essere
applicata obbligatoriamente dall'azienda;
- divieto di effettuare più scioperi consecutivi che incidano
sullo stesso servizio e nello stesso bacino di utenza;
- stop all'effetto annuncio attraverso sanzioni nei confronti dei
sindacati che proclamano un'astensione dal lavoro e la revocano poco prima
dell'effettivo svolgimento (a meno di un accordo dell'ultima ora).
Nei fatti si rafforza il potere di un organismo "tecnico" quale la Commissione
di Garanzia dei servizi pubblici essenziali con l'effetto di porre un ulteriore
forte vincolo al conflitto nel settore dei servizi in una fase che li vede
coinvolti in significativi processi di ristrutturazione, taglio degli organici,
privatizzazioni.
In questo modo il governo vuole, con ogni evidenza, garantirsi la
possibilità di portare a termine progetti decisamente poco simpatici per
i lavoratori e gli utenti senza che sia possibile un'opposizione legale
efficace ad opera dei lavoratori stessi.
Due considerazioni meritano, a questo proposito, di essere fatte:
- la mutazione del diritto del lavoro in corso ha un taglio
autoritario esplicito nella misura in cui rende illegittima l'unica forma
legale di contropotere esercitato dai lavoratori;
- il depotenziamento del conflitto è volto a riconsegnare ai
sindacati di stato la rappresentanza di categorie che, almeno quando entrano in
lotta, questa rappresentanza hanno seccamente rifiutato.
Dal nostro punto di vista i problemi che si pongono sono di diverso tipo.
- il governo può fare passare una normativa liberticida senza
troppe difficoltà anche per l'incapacità dei soggetti sociali
conflittuali nel settore dei servizi di costruire un rapporto reale con la
grande maggioranza dei lavoratori e degli utenti. Operare per ricomporre questo
fronte è straordinariamente difficile ma è, nel contempo,
assolutamente necessario;
- è sempre più evidente che il conflitto sociale
dovrà assumere forme diverse da quelle tradizionali o ridursi a
comportamento individuale ed informale di lavoratori atomizzati. Nei fatti,
sarà necessario dar vita, quando se ne diano le condizioni, a scioperi
illegali, per un verso, ed a forme di mobilitazione diverse dallo sciopero, per
l'altro;
- la stessa questione del diritto del lavoro richiede una
capacità di elaborazione e di iniziativa maggiore che in passato. Si
tratta, in particolare, di porre in relazione la necessità della
libertà di sciopero e di organizzazione dei lavoratori con quella della
riduzione delle libertà politiche e civili più generali.
Tornando alla manovra del governo, è interessante notare, che la
questione che ha sollevato più putiferio è stata l'estensione
della normativa antisciopero ad una serie di categorie del lavoro autonomo e
dell'imprenditoria.
Ritengo ragionevole supporre che quest'operazione sia volta a fornire una
diversione rispetto all'obiettivo più importante che è quello di
colpire i lavoratori dei servizi e di allargare l'area stessa di coloro che
sono considerati lavoratori dei servizi.
Le proteste degli avvocati e degli altri ordini professionali contro la pretesa
del governo di imporre loro codici di autoregolamentazione degli scioperi non
suscitano certo eccessiva simpatia nell'opinione pubblica, al contrario.
Di conseguenza rischia di passare la logica del mal comune mezzo gaudio che
vedrebbe i lavoratori salariati accontentarsi delle vessazioni imposte ai
professionisti come contraccambio rispetto a quelle che subiscono.
Se si va oltre una logica del genere risulta evidente che:
- un numero crescente di lavoratori autonomi ha il carattere del
lavoratore che è tale solo formalmente mentre vive condizioni analoghe o
peggiori rispetto a quelli dipendenti. Nei fatti la riduzione delle
libertà di sciopero per quest'area del lavoro contribuisce ad indebolire
la working class nel suo assieme:
- i vincoli posti allo sciopero dei piccoli imprenditori sono
assolutamente virtuali visto che non è certo loro caratteristica
l'indulgere nello sciopero e che hanno ben altri mezzi per farsi sentire;
- i vincoli posti agli avvocati sono uno strumento per rafforzare il
potere della magistratura nei confronti di una categoria che, senza essere
effettivamente meritevole di simpatia, funge da argine allo strapotere della
macchina statale.
In parole povere, una riduzione della libertà di associazione e di
azione collettiva dei lavoratori dipendenti non può certo essere
considerata accettabile se altri settori della società ne subiscono una
apparentemente o realmente analoga.
Infine. Chi ha avuto la triste sorte di seguire l'applicazione delle normativa
antisciopero per quel che riguarda gli obblighi che le amministrazioni
pubbliche hanno per legge in occasione degli scioperi sa bene che queste stesse
amministrazioni praticano serenamente l'illegalità aperta quando serve a
colpire i diritti dei lavoratori e non può certo illudersi che la nuova
legge renderà più garantisti gli enti e le amministrazioni
coinvolti negli scioperi.
Nei prossimi giorni i lavoratori dei trasporti saranno impegnati in importanti
mobilitazioni che potranno essere il primo banco di prova per la costruzione di
una campagna politica e sindacale sui temi ai quali ho fatto cenno.
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