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Da "Umanità Nova" n.11 del 28 marzo 1999

Vivere con la chimica. Allarme a Marghera

Nella prima settimana di marzo, l'aria - inquinata - di Marghera è stata lacerata per due giorni consecutivi dal lugubre suono delle sirene d'allarme, con tre segnali della durata di un minuto ciascuno, intervallati da brevi pause. Ai più anziani la mente è subito corsa ai tempi della guerra, mentre i più giovani hanno pensato non senza un certo fatalismo ad un ennesimo incidente al Petrolchimico, ma nessuno ha interrotto le proprie attività e spostamenti, anche perché, nonostante l'incredibile ritmo - quasi uno al mese - di incidenti e fuoriuscite di sostanze tossiche (fosgene compreso!) registrati nell'ultimo anno nel cosiddetto Polo chimico, nessuno sapeva come comportarsi.

Si trattava soltanto di un'esercitazione della Protezione Civile, e soltanto nei giorni successivi è stato distribuito alla popolazione un opuscolo illustrato con le disposizioni del caso, nell'ambito di una cosiddetta "campagna di informazione sul rischio industriale" promossa dal Comune di Venezia.

Suddetto pieghevole risulta alquanto interessante, anche perché appare come la copertura propagandistica al recente accordo firmato tra istituzioni ed Enichem per il mantenimento di questa "bomba chimica" sul territorio veneziano (vedi l'articolo di Mario Coglitore su UN n. 3 del 31 gennaio 1999).

Infatti buona parte dell'opuscolo è dedicato a giustificare l'esistenza dell'industria chimica, con i suoi prodotti "essenziali al nostro vivere" quali "detersivi, coloranti, medicinali, materie plastiche, arredi, occhiali, sci, scarponi, bici, materiali di alta tecnologia", e l'importanza di questo ciclo produttivo per l'occupazione, anche se negli ultimi decenni i licenziamenti hanno in realtà colpito assai duro in questo comparto.

Dopo questa "premessa" vi si accenna al fatto che da tali attività "potrebbero derivare" degli incidenti quali "esplosione, fuga di gas, nube tossica originata da incendio e sversamenti di sostanze inquinanti", ossia tutto quello che praticamente è già successo in passato e continua a succedere. Viene rimosso solo un caso: la caduta dell'aereo "Argo 16" a poca distanza dagli impianti avvenuto una ventina d'anni fa in seguito ad un attentato dei servizi segreti.

Cosa sarebbe accaduto se fosse precipitato direttamente sulla fabbrica è peraltro un interrogativo che rimane d'attualità in considerazione della vicinanza dell'aereoporto di Tessera.

Le disposizioni poi per la popolazione sono ancora più inquietanti: chiudersi in casa o ripararsi all'interno di un edificio e quindi non uscire fino al cessato allarme; chiudere bene porte, finestre e prese d'aria, evitando di fumare e spegnendo qualunque fiamma; respirare attraverso panni umidi (sic!); ascoltare radio e TV locali, evitando l'uso di telefono e cellulari.

Roba da "Day after"!

In una ulteriore nota si ricorda inoltre che "il maggior pericolo si corre nei primi minuti" e la qualcosa suona come una farsa in considerazione del ritardo di ore con cui la direzione del Petrolchimico ha "puntualmente" informato la Protezione Civile, il Comune, l'USL, etc. ogni volta che è accaduto qualche incidente. E, a dimostrazione, di come viene gestita la normale emergenza, tre giorni dopo all'interno dell'Enichem si verificava una fuga di anidride solforosa allo stato liquido, con la conseguenza intossicazione di almeno 8 operai, di cui la popolazione veniva a conoscenza ben cinque giorni dopo leggendo la notizia sui giornali, assieme alla denuncia fatta da varie associazioni ambientaliste riguardo le spaventose percentuali di tumori registrate nel territorio veneziano (28.500 persone morte in 30 anni).

Se l'accordo per il risanamento eco-compatibile del Polo Chimico di Marghera inizia in questo modo, possiamo tranquillamente affermare che siamo di fronte ad un nuovo "disastro annunciato", alla faccia anche delle 20 mila firme raccolte poco meno di una anno fa durante il "referendum autogestito" contro le produzioni di morte.

marco



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