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Da "Umanità Nova" n.13 del 18 aprile 1999

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Massa
Respinti i progetti di "termocombustori"

Oltre 300 persone hanno assistito al consiglio comunale, lunedì 29 marzo a Massa, ove era in discussione la provocatoria proposta della Edison di installare di nuovo un inceneritore al posto di quello fatto abbattere dalla volontà popolare nel '92 alla Farmoplant. Dopo una passerella nel corso della quale tutti i partiti rappresentati in consiglio si sono pronunciati contro, da buon ultimo il sindaco ha dichiarato che si sarebbe adeguato alla volontà popolare, ed un documento è stato approvato all'unanimità. In ogni caso l'Assemblea Permanente, che ha assicurato la maggior parte delle presenze, ha lasciato l'aula con la decisa volontà di proseguire la stretta sorveglianza di cotanto amministratore, il quale non sembrava affatto gradire il "bagno di folla" della serata.

Alfonso

Chioggia
Spazi sociali: e così sia?

L'inaugurazione ufficiale, avvenuta tra le nostre contestazioni a Chioggia il 6 marzo '99, della scuola privata "Paolo VI" nella struttura pubblica comunale di via Domenico Schiavo alla presenza del sindaco diessino e con la benedizione del vescovo, ha avuto un certo merito: quello di mostrare a tutta la cittadinanza come l'amministrazione di centro - sinistra (Rifondazione Comunista compresa) ha "regalato" a pochi uno spazio di tutti, sottraendolo ad un uso collettivo.

Come denunciato la scorsa estate, durante la nostra occupazione - durata alcuni mesi - proprio della palazzina di via D. Schiavo, la decisone del Comune di consegnare ad un ente privato legato a "Comunione e Liberazione", quale è la scuola "Paolo VI", risulta con tutta evidenza una scandalosa scelta di privatizzazione che favorisce un istituto con evidenti fini di lucro, rivolto a quelle famiglie benpensanti che pagano rette milionarie per mandare i propri figli in una scuola confessionale e culturalmente chiusa, invece che in quella pubblica.

La vicenda ha poi il sapore della farsa se si tiene conto del canone annuale di affitto (poco più di 10 milioni, comprensivi delle spese per luce, riscaldamento, acqua e persino svuotamento pozzi neri!) richiesto dal comune e se si considera che l'immobile di via D. Schiavo era stato costruito con una precisa destinazione pubblica, a favore della vivibilità del quartiere in cui si trova.

Inoltre la durata di tale locazione, stabilita dalla convenzione tra Comune e "Paolo VI", fissata per legge in almeno sei anni prorogabili, ci fa ritenere che la cittadinanza non riavrà mai più questo spazio, alla faccia delle promesse fatte dal sindaco che definiva tale scelta come "temporanea" ed "emergenziale" e comunque non superiore a due anni.

Evidentemente la palazzina di via D. Schiavo è stata moneta di qualche scambio politico - elettorale, giocato sulla testa dell'intera comunità e contro gli interessi sociali del quartiere, nonostante la cronica mancanza di spazi che da sempre affligge l'associazionismo cittadino.

Ed il fatto che nessuno si è mosso per impedirlo rafforza questo sospetto.

Ci chiediamo infatti cosa hanno fatto, ad esempio, i dirigenti di Rifondazione Comunista, la CGIL Scuola e i vari partiti laici che vanno alle manifestazioni nazionali contro il finanziamento pubblico delle scuole private e poi non hanno il coraggio civile di concretizzare le loro posizioni a livello locale, forse per paura di disturbare il "manovratore" o di guastare il clima del Giubileo.

Così come ci interroghiamo sull'ambiguo ruolo svolto dalle cosiddette "opposizioni" di destra e leghiste che molto abbaiano, ma poi si trovano del tutto consenzienti con la cosiddetta "sinistra" nel fare un favore alla Curia, sacrificando i diritti dei cittadini e gli interessi della collettività.

Centro Sociale Autogestito "Tonita"



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