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Da "Umanità Nova" n.15 del 2 maggio 1999
Infortuni sotto il lavoro
La pace dei padroni
Si continua a morire sotto il lavoro: in un cantiere edile, per una pressa,
dentro un pozzo nero, a causa di un trattore rovesciato... E' come una guerra,
mai dichiarata e mai interrotta, con ritmi agghiaccianti per quello che viene
definito un paese "avanzato": in media un morto ogni ora e venti minuti di ogni
giornata lavorativa. Anche se con una flessione rispetto agli anni precedenti
(circa il 10%) e in particolare al '97 che era stato il più tragico
dell'ultimo quinquennio, la contabilità dei cosiddetti "omicidi bianchi"
nel '98 risulta impressionante: 1.226 vittime (fonte ufficiale INAIL). Una
variazione questa che non altera di molto la media quinquennale, altissima, di
circa 1.300 vittime all'anno che rappresenta un record negativo, battuto solo
da Portogallo, Spagna e Belgio.
Ma oltre questo dato ve ne sono altri che tolgono qualsiasi illusione su
sostanziali miglioramenti delle condizioni di lavoro dipendente anche dopo
l'introduzione della legge 626, approvato proprio cinque anni fa, infatti
nell'ultimo anno gli infortuni denunciati dalle aziende è salito da
948.190 a 958.812; tanto più che tale cifra, oltre alle morti, comprende
anche una percentuale molto preoccupante di infortuni con inabilità
permanente. L'ultimo dato è del '97, ben 27.689 casi di infermità
non temporanea. Il numero degli incidenti, inoltre, è valutato per
difetto, in quanto secondo alcune stime sarebbe addirittura del 20 - 25 % in
più la percentuale degli infortuni non denunciati. Al Sud poi, dove
spadroneggiano le regole del lavoro nero, si arriva a far passare infortuni sul
lavoro, anche mortali, come incidenti stradali.
Nella graduatoria delle regioni con il maggior numero di vittime sul lavoro,
nel '98 risultano in testa la Lombardia (166), l'Emilia Romagna (140) e il
Veneto (128), dove guardacaso sono più forti le dinamiche dettate dalla
flessibilità e dal liberismo, con relativa intensificazione dei ritmi,
prolungamento dell'orario, diffusione di contratti "atipici" e del
subappalto.
Quasi contemporaneamente alla diffusione dei dati nazionali, sono stati resi
noti quelli mondiali dell'Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra in un
rapporto che dovrebbe far riflettere seriamente su cosa sia la "pace" che il
potere economico dice di voler difendere con i bombardamenti sulla
Jugoslavia.
In questo rapporto si fa riferimento a 20 milioni di incidenti sul lavoro
all'anno, ossia circa 685 mila al giorno, con tremila persone uccise dal "loro
lavoro" nel mondo al giorno, cioè 2 ogni due minuti.
Un quarto dei decessi legati alle attività lavorative riguarda salariati
esposti a sostanze pericolose che hanno causato loro malattie gravi, come
tumori o problemi cardiovascolari, respiratori o nervosi. L'amianto è da
solo responsabile della morte di 10 mila lavoratori ogni anno.
Ogni anno 12 milioni di incidenti professionali riguardano bambini e ogni anno
una media di 12 mila di questi incidenti è mortale.
Sempre secondo le stime del Bit, il tasso di decessi di origine professionale
rilevato nei paesi industriali sviluppati è la metà di quello
registrato in Europa centrale e orientale, in Cina e in India. Nei paesi
dell'America Latina e nei Caraibi, questo tasso risulta ancora più alto.
Ogni anno il numero delle morti legate al lavoro supera quello delle morti in
incidenti stradali (990 mila), per conflitti armati (502 mila), per violenza
(563 mila) e per Aids (312 mila).
"Altra Informazione"
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