Da "Umanità Nova" n.16 del 9 maggio 1999
Ultim'ora:
Torino, 4 maggio 1999. Prosegue la pulizia etnica
I fatti del primo maggio a Torino hanno prodotto una serie notevole di effetti
sugli equilibri istituzionali della città per quel che riguarda la
giunta comunale e la CGIL e cioè due dei pilastri del potere riformista
che la regge.
In primo luogo, l'assessore al bilancio Stefano Alberione, militante del PRC,
è stato accusato di aver avuto un atteggiamento non consono alla sua
funzione istituzionale e il sindaco gli ha ritirato la delega con l'effetto di
spingere lo stesso PRC a mettere in cantiere l'uscita dalla giunta di
centrosinistra che regge la città.
Alberione, noto anche come Stefanino, aveva avuto già un quarto d'ora di
celebrità un anno addietro quando aveva partecipato alla manifestazione
nazionale per la morte di Edo. Anche in quel caso la giunta era entrata in
fibrillazione, la destra aveva minacciato sfracelli ecc. ma la crisi si era,
alla fine, ricomposta.
Questa volta, con gli eletti PRC di un anno addietro equamente divisi fra PRC
stesso e cossuttiani, la giunta ha i numeri per sopravvivere senza i
bertinottiani e sembra, ripeto sembra, che la crisi sia inevitabile.
In altri termini, la posizione del PRC, diviso fra rappresentanza istituzionale
e tutela dei movimenti extrasistemici, si rivela sempre più difficile da
sostenere e i prezzi che deve pagare sono notevoli.
Nella CGIL è avvenuto qualcosa di analogo, Maurizio Poletto, esponente
di Alternativa Sindacale è stato congelato dalla sua funzione di
dirigente della Camera del Lavoro per la colpa di essersi rifiutato di firmare
un documento di appoggio alla polizia e, pare, per quella di essersi scontrato
con alcuni mazzieri del servizio d'ordine della CGIL.
La sinistra sabauda, togliattiana e liberale, dimostra anche in questo caso di
essere capacissima di purghe etniche.
Sempre a proposito di servizio d'ordine, un sindacalista della CGIL che ha
osato manifestare pubblicamente il suo dissenso per il comportamento dei
picchiatori della stessa CGIL è stato picchiato in piazza il primo
maggio.
È un fatto che diviene sempre più difficile nascondere le
violenze della polizia, dei diessini e dei cossuttiani non foss'altro
perché si sono lasciati andare oltre misura colpendo cattolici
pacifisti, semplici passanti ecc. secondo la migliore tradizione.
Nonostante tutto ciò Sergio Cofferati non ha trovato di meglio che
paragonare i fatti del primo maggio e, in particolare il lancio di un paio di
molotov davanti alla sede della CGIL, all'assalto che nel dicembre del 1922 le
squadre fasciste condussero contro la camera del lavoro, assalto che
portò, fra l'altro, alla morte del compagno Pietro Ferrero, anarchico e
segretario della FIOM.
Evidentemente i burocrati sindacali non sospettano nemmeno che, molti anni
addietro, nel loro sindacato c'erano militanti che non avrebbero mai dato man
forte alla polizia contro dei compagni.
Nel delirio che porta gli apparatniks della sinistra istituzionale a volere
eliminare ogni forma di dissenso non potevano mancare riferimenti al
terrorismo, allo squadrismo ecc..
Il clima è, insomma, pesante e non vanno nemmeno sottovalutati i danni
che derivano al movimento dalla sprovvedutezza di chi non sa cogliere i termini
dello scontro in atto ma è anche evidente che l'isteria di costoro ne
segnala una sostanziale debolezza e l'incapacità di controllare la
situazione con mezzi diversi dalle bastonate e dalle calunnie.
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