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Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999

Bombe nella sabbia

Dopo almeno 6 bombe (di cui la metà a frammentazione) lanciate nel lago di Garda, i serbatoi supplementari sganciati sull'altopiano di Asiago e una misteriosa apparecchiatura di puntamento perduta da un aereo della NATO a S.Fior, il 13 maggio è scoppiato il caso clamoroso di centinaia di "cluster bomb" pescate nell'Adriatico a circa venti miglia dall'elegante spiaggia di Jesolo.

Ecco la cronaca di come tutte le autorità competenti hanno cercato di "coprire" il fatto.

Alle ore 7 del 10 maggio, un peschereccio di Chioggia tira su con le reti alcuni ordigni; uno di questi esplode ferendo tre marinai, di cui uno gravemente. Subito da tutte le parti si parla di residuati bellici, ma negli ambienti dei pescatori di Chioggia si mette subito in discussione tale ipotesi. Infatti il tratto di mare in questione è battuto da decenni e gli ordigni talvolta finiti accidentalmente nelle reti avevano altre caratteristiche, mentre negli ultimi giorni avevano fatto la loro comparsa altri strani cilindri metallici di colore giallo che per l'aspetto e lo stato di conservazione non potevano certo risalire alla seconda guerra mondiale.

Gli organi di informazione, la capitaneria di porto, il sindaco diessino di Chioggia, le autorità militari mostrano però di non prendere sul serio tali dichiarazioni; intanto gli artificieri dell'esercito fanno velocemente brillare le bombe inesplose rimaste impigliate nelle reti, la Marina compie dei controlli subacquei sui fondali (di appena trenta metri) del ritrovamento senza vedere nulla, mentre da Venezia il pubblico ministero Matteo Stuccilli, incaricato dell'inchiesta, dichiara ai giornalisti che "E' da escludere sicuramente che gli ordigni rinvenuti siano collegabili alla guerra in atto nell'ex Jugoslavia" (La Nuova Venezia, 13 maggio); anche se a qualcuno è già venuto qualche sospetto vedendo una foto a colori delle bombe prima di essere distrutte (La Nuova Venezia, 12 maggio).

A questo punto tutto sembra essere sotto controllo, ma i pescatori di Chioggia non stanno al gioco e, con quattro pescherecci, nella notte del 13 maggio tornano di proposito sul luogo del delitto e con le reti rastrellano il fondo, recuperando grappoli di bombe a frammentazione del tipo "blu 97", con tanto di paracadute ancora attaccato.

Sono centinaia di micidiali bombe, messe al bando dalla Convenzione di Ginevra, impiegate dalla NATO contro i serbi. Questi micidiali strumenti di morte sono costituiti da un vettore principale contenente ognuno un grappolo di 50/60 "Bomlet" anti-uomo, caricabili anche con uranio impoverito per l'impiego anti-carro.

Uno dei quattro pescherecci ne tira su da solo una cinquantina, altre reti sono abbandonate sul posto perché letteralmente piene di questi miniordigni gialli. Prima che le autorità militari prendano in consegna e facciano esplodere tutto l'arsenale, i pescatori avvisano del pericolo tutta la flotta peschereccia e fanno arrivare sul posto giornalisti, teleoperatori e fotografi che possano constatare direttamente di cosa si tratta.

Orami il segreto militare non è più tale: non solo i bombardieri di Aviano hanno disseminato centinaia di ordigni in mare, ma si sono ben guardati dall'informare di tale atto o dal bonificare la zona (se questo non è criminale...).

Di fronte all'evidenza dei fatti lo stesso comando NATO di Vicenza è stato quindi costretto ad ammettere che "non può escludere" trattarsi di roba sua e il già menzionato giudice adesso promette un'indagine approfondita (tipo Cermis?).

La marineria dell'Alto Adriatico risponde con il blocco della pesca a tempo indeterminato, finché non saranno garantite verità e sicurezza, mentre il sindaco di Chioggia si contorce nel tentativo di stare dalla parte dei pescatori ma non contro la NATO.

(corrispondenza da Venezia)

Sabato 22 ore 15,30 manifestazione a Chioggia contro i bombardamenti nei Balcani e nell'Adriatico.

Concentramento in piazzale Europa.

Promuovono CSA Tonita, Antigone e Comitato cittadino contro la guerra. Aderiscono i gruppi del giornale anarchico "Germinal".



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