unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999

L'elezione di Ciampi
Un ragioniere per amico

In qualche modo è vero. Il presidente della repubblica esprime: direttamente, la qualità e le aspettative della classe politica che lo elegge; indirettamente, gli umori segreti di buona parte degli italiani. Il primo punto è abbastanza ovvio, ma proprio perché lo è, ci dice molto. L'elezione quasi plebiscitaria di Carlo Azeglio Ciampi al primo turno delle elezioni presidenziali conferma l'esistenza di un partito unico che si manifesta nel grigiore uniforme delle idee, degli apparati, della mediocrità degli uomini. Solo una percezione straordinariamente corrotta dalla rappresentazione mass-mediatica può rilevare differenze di sorta tra maggioranza ed opposizione, tra D'Alema, Marini, Berlusconi e Fini, tra siniscalchi, coppieri, palafrinieri e pitalferrai del grande capitale e della finanza. Neanche un candidato "di bandiera" (se si escludono il patetico Ingrao dell'altrettanto patetico Bertinotti e il solito caprone leghista di turno), non si finge nemmeno più che ci sia una "dialettica democratica" tra forze politiche istituzionali. La grande destra ha fatto il pieno, speriamo solo che Fini o qualche altro fascistuncolo non decidano di buttarsi a sinistra. In definitiva se ormai il re è nudo e non è neppure tanto bello allora va bene un Ciampi qualunque con i suoi occasionali attributi (laico o massone che sia) che provocano solo un po' di irritazione di maniera tra i popolari (a meno che nella lottizzazione delle cariche quella poltrona fosse stata promessa a loro). Va bene un Ciampi qualunque, sommo funzionario tra una classe politica di funzionari, supegrigio tra i grigi, altro burocrate tra i burocrati d'apparato.

Anche al popolo italico va bene il buon Carlo Azeglio e questo è il secondo punto. Va bene non perché ne vengano riconosciute prodigiose qualità politiche o carisma di sorta, ma al contrario perché dopo tanti anni di pulcinellate (Leone), etilismi (Saragat), trombonate (Pertini, Cossiga), giaculatorie (Scalfaro) ci voleva un uomo misurato, un ragioniere, un esperto di finanza, uno in grado di presentarci i conti del disastro (interno e internazionale) con rassicuranti bilanci e grafici dove nessuno ci capisce un cazzo ma che proprio per questo ci tranquillizzano con la loro aria di rigorosa scientificità. Se Parigi vale bene una messa, l'indolenza apatica e tranquilla dei più vale bene un ragioniere. E poi Azeglio è di passaggio, è la transizione verso l'elezione diretta del capo dello Stato. Allora, finalmente, si potrà votare direttamente per il proprio commercialista.

Guglielmo del Surrey



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org