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Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999

Cresce l'iniziativa dal basso. Sciopero contro la guerra

Lo sciopero del 13 maggio ha visto, per le informazioni che abbiamo raccolto, una partecipazione decisamente positiva e le manifestazioni che si sono tenute in diverse località sono state di consistenza tutt'altro che disprezzabile.

In poche parole, si è avuta conferma dell'esistenza di un'opposizione sociale alla politica di guerra del governo che va ampiamente al di là delle minoranze politiche e sindacali che hanno preso una posizione netta sulla guerra.

Naturalmente si può e si deve porre l'accento sul fatto che un'opposizione efficace e vincente alla guerra deve conquistare settori larghi di lavoratori oggi passivi o subalterni alla politica filogovernativa del sindacato di stato e che l'opposizione dei lavoratori dovrebbe intrecciarsi con movimenti di opinione e mobilitazioni di settori della società tali da porre in crisi l'attuale politica del governo.

è un fatto che la grande maggioranza dei lavoratori, anche quando esprime un generico dissenso verso la guerra, non crede che le manifestazioni, gli scioperi, l'azione diretta possano incidere più che tanto. Conquistarne settori sempre più larghi ad un punto di vista diverso è un impegno che dobbiamo assumerci a partire dalla forze, anche limitate, che abbiamo.

Detto ciò, non va sottovalutato quanto sino ad ora si è fatto, anzi.

L'aver costruito la mobilitazione dal basso, senza la necessità di coperture istituzionali, senza il sostegno dei media che fanno opinione, affrontando mille difficoltà, non è una cosa da poco.

La rete di relazione che si va costruendo, i compagni dispersi che si impegnano sul posto di lavoro, nelle scuole, in diverse associazioni, sul territorio sono un patrimonio prezioso di forze che va consolidato.

All'interno del movimento contro la guerra l'area libertaria in generale e la FAI in particolare si sono impegnate con forza e su posizioni chiare e nette che hanno permesso di giocare un ruolo di stimolo e di chiarificazione delle posizioni in campo.

Se, infatti, la critica al governo della sinistra con l'elmetto è necessaria, è altrettanto necessario battere, in prospettiva, ogni tentativo di recupero dei miti del "campo antimperialista" di stampo nazionalbolscevico ed ogni illusione pacifista democratica.

Coloro che continuano a sperare nell'intervento dell'ONU, infatti, o ingannano se stessi o si chiamano Giovanni Paolo II.

Si tratta, ora, di riprendere l'iniziativa con determinazione e pazienza, sapendo cogliere tutte le occasione per mettere in difficoltà il partito della guerra e per sviluppare una riflessione collettiva che sappia legare il rifiuto della guerra alla critica dell'ordine sociale che la guerra, necessariamente, produce.

Junius



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