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Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999

Internazionale di Federazioni Anarchiche
Agitazione sociale contro la guerra

Dopo oltre un mese di bombardamenti della NATO in Jugoslavia, la situazione che si va delineando conferma, purtroppo, le analisi e le critiche più pessimistiche.

L'intervento `umanitario' degli alleati che avrebbe dovuto garantire i kosovari di lingua albanese dalla recrudescenza della decennale oppressione del governo serbo si è manifestato per quello che è: una criminale guerra di aggressione che sta provocando un numero crescente di morti, catastrofi ambientali, distruzioni civili e che ha trasformato in gigantesco disastro umanitario l'inarrestabile esodo dei profughi dal Kosovo, vittime ed ostaggi, allo stesso tempo, del delirio nazionalista e del militarismo atlantico.

Pur di affermare il loro ruolo nel ridisegnare le zone di influenza nello scenario europeo succeduto alla caduta del muro di Berlino ed alla liquidazione di Yalta, pur di garantirsi gli approvvigionamenti energetici, gli Stati della NATO non si peritano di colpire indiscriminatamente mezzi di trasporto, zone residenziali, ospedali, sedi diplomatiche, creando le condizioni per una situazione di non ritorno, per una guerra ad oltranza su larga scala.

Intanto - mentre si profila un altro disastro umanitario in Serbia, con una popolazione che vede improvvisamente aggravate le già povere condizioni di vita - grazie alle bombe e alla retorica patriottarda il governo nazional socialista presieduto da Milosevic si rafforza e riduce al silenzio le opposizioni: la politica sempre più aggressiva della NATO e l'autoritarismo del governo serbo convergono nello strangolamento della vita sociale e politica del paese.

L'embargo totale, l'intensificazione dei bombardamenti, la preparazione dell'attacco via terra sono le ulteriori tappe di un progressivo peggioramento della situazione, aggravata ulteriormente dalla pressione dei profughi kosovari, che sfuggono alle sanguinose rappresaglie delle milizie di Belgrado e alle bombe della NATO, su paesi già instabili come la Macedonia, l'Albania ed il Montenegro. L'ipocrisia dell'intervento `umanitario' si manifesta apertamente nella scarsità dei mezzi messi a disposizione dagli Stati della NATO che , aldilà delle campagne propagandistiche, ben poco hanno fatto per soccorrere e sostenere le popolazioni in fuga confermando il carattere strumentale di un `umanitarismo' funzionale all'affermazione dei propri interessi geo-politici.

Il misterioso bombardamento dell'ambasciata cinese di Belgrado può rappresentare, in questo senso, un punto di svolta perché da una parte è rivelatore di una mentalità presente nell'amministrazione USA di fare i conti ad oriente con l'espansionismo commerciale cinese e dall'altra tende a condizionare pesantemente il governo russo, incalzato sul fronte interno dai nazional comunisti, nel suo ruolo di mediazione ( e non a caso dal Tibet, occupato e colonizzato dai cinesi, giunge in questi giorni notizia di una resistenza che si sta riorganizzando...).

Al di là della manipolazione dell'informazione, le reali motivazioni di questo intervento militare sono più che chiare: se il nazionalismo serbo è stata l'arma usata da Milosevic e dalla sua cricca per mantenere e rafforzare il potere, il sostegno all'indipendentismo armato dell'Esercito di Liberazione del Kosovo è funzionale al progetto di risistemazione dell'area in linea con gli interessi degli Stati della NATO .

Le guerre scatenate dagli Stati sono sempre guerre contro i popoli, contro i lavoratori, che tutto hanno da perdere e nulla da guadagnare da esse. La conquista del Kosovo da parte della NATO non risolverà i problemi dei kosovari ed aggraverà i conflitti latenti nella zona, incrementando odi etnici e ponendo basi per nuove guerre nazionaliste.

Già nuovi scenari si vanno delineando con l'agitarsi del progetto della grande Albania, con la pressione greca, bulgara e albanese sulla Macedonia, con l'aggravarsi della situazione in Bosnia, mentre la vittoria elettorale della destra estrema in Turchia non fa presagire nulla di buono né per Cipro, né per le repubbliche asiatiche della ex Unione Sovietica abitate prevalentemente da turchi.

Noi continuiamo a sostenere che le guerre tra i popoli si impediscono facendo la rivoluzione sociale e che gli Stati sono incapaci di impedire i crimini se non commettendo crimini ancora più efferati. L'impegno che ci aspetta è enorme.

Fare chiarezza sulla realtà degli interessi in gioco nei Balcani e rompere il muro della disinformazione, della mistificazione, dell'ipocrisia, è assolutamente fondamentale per costruire forme di dissenso significativo, mobilitazioni di piazza, scioperi ed occupazioni.. La nostra solidarietà vada a tutte le vittime , albanesi e serbe, di una guerra scatenata dai nazionalismi, dai padroni del mondo. Il nostro invito a sollevarsi contro gli Stati, tutti gli stati, che generano le guerre raggiunga tutti gli sfruttati e gli oppressi , senza alcuna distinzione.

Il Segretariato dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche



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