![]() Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999 L'elezione di Ciampi. Tempo di guerraCercavano un candidato per la presidenza della repubblica adatto ad una maggioranza di guerra. Carlo Azeglio Ciampi era il candidato più adatto, ma secondo autorevoli commentatori non si era esplicitamente espresso a favore della guerra, mancava una sua esplicita dichiarazione.E all'inizio della settimana che lo vedrà eletto al Quirinale, Ciampi l'ha fatta la sua dichiarazione di guerra, l'ha fatta esprimendosi freddamente e chiaramente, come è sua abitudine; l'ha fatta, svelando il reale scontro che si manifesta attraverso le maschere di Milosevic e Clinton, D'Alema ed Eltsin. In un intervento presso l'Unione Europea, il presidente della repubblica in pectore ha attaccato duramente la previdenza, le pensioni, e tutti i meccanismi che ostacolano lo sfrenato sfruttamento dei capitalisti. Con questo intervento, che pure è stato snobbato dai partner europei, Ciampi si è posto alla testa dell'alleanza fra Governo e capitalisti che, mentre gli aerei dell'alleanza occidentale bombardano la Jugoslavia, bombarda la previdenza. Un intervento in sintonia con l'atteggiamento della Confindustria: lunedì 10 maggio il quotidiano della Confindustria riportava la relazione della Ragioneria dello Stato: nel '98 la gestione della previdenza (lavoratori dipendenti privati e pubblici, autonomi) ha registrato un disavanzo di 74 mila miliardi di lire. Una svolta rispetto a precedenti prese di posizione, personali del ministro dell'economia e collettive dell'intero Governo. In una polemica di pochi mesi fa con il governatore della Banca d'Italia Fazio, Ciampi era stato fra quelli che rifiutavano di mettere la revisione della riforma Dini, e quindi un ulteriore attacco al reddito proletario, fra i primi punti del programma di Governo. La fase politica che si apre, quindi, vedrà un intensificarsi dello scontro di classe: l'intervento autoritario del Governo sembra essere l'unico mezzo attraverso cui i capitalisti possono ottenere una redistribuzione del reddito a vantaggio del profitto; si tratta comunque di un progetto su cui non è possibile costruire un consenso sociale: un deficit di 74 mila miliardi nel solo '98 può essere recuperato, se i capitalisti non pagano la loro parte, solo riducendo di circa tre milioni l'anno il reddito di ogni lavoratore dipendente. E' un programma su cui non è possibile alcuna ricomposizione chi si assume la responsabilità di guidare i gruppi dominanti è sicuramente cosciente che il Governo dovrà ricorrere a tutta la violenza concentrata nello Stato per imporre un così grande peggioramento delle condizioni proletarie. Anche per questo Ciampi potrà essere un presidente ideale: un laico, un sincero democratico, un partigiano, ma pur sempre un nemico del proletariato; la sua faccia sarà l'ennesima etichetta appiccicata sopra la politica dei due tempi. Un accenno va fatto anche all'atteggiamento di Rifondazione Comunista, che in un primo tempo non è stata insensibile al fascino di Ciampi: la strada imboccata all'ultimo congresso si va rivelando un vicolo cieco; i lavoratori non devono essere guidati ed usati per i mille compromessi della politica istituzionale, l'autonomia politica del proletariato non si costruisce accodandosi a questo o quell'esponente della classe dominante, ma contrastando con l'azione diretta la politica del Governo, a partire dalla questione, che si rivelerà decisiva nei prossimi mesi, della previdenza. Tiziano Antonelli
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