Da "Umanità Nova" n.18 del 23 maggio 1999
Padova: un post-autonomo alle elezioni
Zelig sindaco
Quando alcuni anni fa, la post-Autonomia padovana annunciò la sua svolta
municipalista e federalista, avvertimmo che in tale ridefinizione politica vi
erano considerevoli margini di ambiguità, soprattutto in relazione al
rapporto con le istituzioni e l'esistente potere amministrativo che quest'area
"antagonista" andava delineando.
L'equivoco, a nostro avviso, stava nel voler accreditare per "municipalismo"
quella che era una formula di partecipazione democratica all'interno del
governo locale, piuttosto che un'ipotesi di autorganizzazione sociale
alternativa alle forme tradizionali della rappresentanza e della gestione delle
città.
Infatti, sia che si voglia parlare di autogoverno, di democrazia diretta o di
federalismo libertario, la condizione essenziale per avviare un simile processo
politico - sociale era e rimane il superamento e la delegittimazione delle
attuali articolazioni (sindaco, assessorati, giunta comunale, elezioni, enti
locali, etc.) del potere statale e non una loro illusoria "democratizzazione"
dall'interno o per iniziativa di una fantomatica "società civile".
Premesso questo, eravamo ben consapevoli del rischio che una simile deriva
neo-riformista avrebbe comportato per l'autonomia dei soggetti politici che -
ultimi nella lista - affermavano di voler cambiare le istituzioni attraverso un
"nuovo" rapporto di dialogo e di conflitto.
I risultati che abbiamo sotto gli occhi non sembrano contraddire tale nostro
scetticismo e, a distanza di poco tempo, possiamo vedere come certi
"antagonisti" siano cambiati molto più di quanto siano riusciti a
modificare il modo di governare e controllare la società.
L'ultimo atto di questa politica è rappresentato dalla candidatura a
sindaco di Padova del portavoce del Melting dei Centri Sociali del Nord Est,
presentata da una nuova lista verde cittadina creata a questo scopo da appena
un mese (vedi UN n. 8).
Detto personaggio ci sembra incarnare senza eguali la formula che va per la
maggiore sulle scene della politica italiana, ossia quella tipica del
populismo: immagine "anti-politica" e allo stesso tempo vicina ai "problemi
della gente". Di lui sono infatti arcinoti i precedenti: estremista
pluridenunciato e consulente del Ministro degli affari sociali, pacifista
fermato per aver violato l'aeroporto di Istrana e promotore con Cacciari del
movimento del Nord Est, "squatter per bene" e attivista dell'ingerenza
umanitaria, "invisibile" in tuta bianca e personaggio televisivo...
Meglio anche di Petrolini, o di Zelig.
KAS.
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