Da "Umanità Nova" n.19 del 30 maggio 1999
Comitato Unitario Contro Aviano 2000
Aviano 6 giugno: partecipazione ma non adesione
Prendiamo spunto dal coinvolgimento del Comitato Unitario Contro Aviano 2000,
apparso come aderente alla manifestazione di Aviano del 6 giugno nelle pagine
del Manifesto, per puntualizzare la nostra posizione rispetto la sopracitata
scadenza ed i contenuti dell'appello dei promotori "se non ora, quando ?".
Premettendo che nessuno del Comitato è stato interpellato dai redattori
del quotidiano "Il Manifesto", teniamo a precisare quanto segue: il Comitato
Unitario Contro Aviano 2000 parteciperà alla manifestazione del 6 giugno
ma, non aderendo ai contenuti dell[pi]appello, si fa carico con questo
documento di proporre un[pi] analisi e degli obiettivi corrispondenti al lavoro
che da 3 anni il CUCA 2000 porta avanti sul territorio.
Partendo dalla constatazione che in questi 2 mesi di conflitto il movimento di
opposizione alla guerra ha assunto dimensioni sempre maggiori con il
proliferare di iniziative su tutto il territorio nazionale, pensiamo che ora
sia opportuno un salto di qualità che sappia, da una parte superare i
limiti di un emotivo e comprensibile rifiuto della guerra, dall[pi]altra
evitare facili strumentalizzazioni da parte di chi mira ad accreditarsene la
paternità.
Non crediamo alla ipotetica "tregua". Non solo per l'improbabile effetto nella
risoluzione del conflitto nei Balcani, ma soprattutto perché la
concessione della tregua è subordinata all'accettazione del Diktat del
G8 è, nel caso contrario, vedrà partire l'invasione di terra.
I fatti di questi giorni sottolineano come l'atteggiamento del governo italiano
miri a rilegittimarsi ricompattando settori dissenzienti della propria
maggioranza. Cercando così di cavalcare il "leit-motiv" della tregua
dentro e fuori il Parlamento, non ci stupirebbe se alla manifestazione del 6
giugno D'Alema e Veltroni sfilassero in corteo. Insomma, questo governo prima
ci porta in guerra, poi lancia campagne di solidarietà (?) a favore
delle vittime di questa stessa e infine vorrebbe farsi portavoce della pace
prendendosene i meriti. È oggi improponibile sostenere una logica del
negoziato delegandola a quegli Organismi Internazionali che hanno violato le
loro stesse regole, sottoscritte dagli stati che li sostengono. Sappiamo che la
questione balcanica ha radici lontane nel tempo e che la multietnicità
che abita queste zone non ha mai trovato risposte in chiave nazionalista e
statalista: il tentativo Titino della federazione Jugoslava ne è la
triste dimostrazione e ancor peggio il proseguimento di Milosevic con la sua
"Grande Serbia" ne incrementa gli effetti. La pulizia etnica che da anni si sta
perpetrando ai danni della popolazione albanese del Kosovo è sotto gli
occhi di tutti come lo è stata quella condotta dallo stato Croato contro
la popolazione serba, e ancora come lo sono le pulizie culturali di qualsiasi
stato nei confronti delle minoranze etniche, linguistiche ecc.
Una cosa secondo noi risulta evidente e cioè che l'identità
nazionale che comunque non può essere ignorata, deve assumere una
legittimazione attraverso un percorso che sappia favorire la contaminazione e
l'interetnicità sganciandosi dal concetto di stato nazionale e
riappropriandosi di un federalismo in chiave antiautoritaria e libertaria. In
questo senso va la condanna del CUCA 2000 tanto verso Milosevic quanto verso
Clinton, la NATO e ovviamente il governo italiano.
La nostra valutazione sulle possibilità di intervenire nei confronti
della guerra parte dalla sua collocazione in uno scenario più vasto:
questa guerra non è l'ultima e non è l'unica. Questa guerra
è strutturale a quello che si sta configurando come il nuovo ordine
mondiale, dove il ridisegno dei territori di influenza occidentale
scandirà le guerre del prossimo millennio. Non si può dunque
intervenire ora non considerando questo conflitto come un proseguimento con
altri mezzi della politica neoliberista dei Fondi Monetari e delle Banche
Mondiali. E' in questa direzione che il CUCA 2000 auspica quel salto di
qualità di cui sopra. Proprio perché la fine del conflitto nei
Balcani non avrà una "giusta" fine (vedi Bosnia) chiediamo che coloro
che si muovono oggi contro la guerra facciano proprie le ragioni che ci hanno
spinto ieri e che continueranno a spingerci domani contro tutte le basi
militari e contro la logica militarista e autoritaria; pensiamo che solo
muovendosi in questa direzione le energie fin qui profuse non saranno disperse
visto che, in ogni caso, le atrocità non finiranno né in Kosovo
né nel resto del mondo.
Abbiamo ragione di credere che la maggioranza degli italiani non senta la
necessità di una tregua ma voglia la fine incondizionata di questa
ennesima sanguinaria guerra! Ed è per questo che come Comitato Unitario
Contro Aviano 2000 proponiamo:
La fine incondizionata della partecipazione dell'Italia alla guerra
La cessazione della concessione all'uso delle Basi militari USA e NATO in
Italia
Il rifiuto della tassa sulla guerra e l'obiezione fiscale alle spese militari
La solidarietà a tutti i disertori e alle vittime della guerra e della
pulizia etnica di Milosevic con il riconoscimento di asilo politico a tutti/e
Per la smilitarizzazione del territorio italiano
Per l'uscita dell'Italia dalla NATO e della NATO dall'Italia
Comitato Unitario Contro Aviano 2000, Club dell'Utopista Marghera (VE), FAI -
Venezia (VE), Circolo Libertario E. Zapata (PN) Gruppo Carlo Pisacane (RO),
Gruppo Anarchico Germinal (TS), Circolo Giovanni Domaschi (VR), Cassa di
Solidarietà Antimilitarista (VR)
|