Da "Umanità Nova" n.19 del 30 maggio 1999
Chioggia, Cagliari, Brindisi, Imola
Iniziative contro la guerra
Chioggia: di mare si vive - di NATO si muore
Secondo le ultime ammissioni della NATO, nella laguna di Venezia sono
state sganciate 7 "cluster bomb" contenenti centinaia di "bomblets" caricate
anche con uranio impoverito, oltre ad una trentina di altri tipi di ordigni e
missili assortiti. Nella Laguna risulta infatti esserci una delle sei aree
individuate nell'Adriatico per lo sganciamento del carico offensivo non
utilizzato dagli aerei NATO di ritorno ad Aviano dopo i bombardamenti contro la
Serbia; in realtà, considerando la locazione degli ordigni inesplosi
già rinvenuti, si può affermare che tutto il mare Adriatico
è stato declassato a discrica bellica.
I primi a fare i conti con questa realtà, a tutti gli effetti
dirompente, sono stati coloro che lavorano sui pescherecci che, dopo
l'incidente ed i feriti del 10 maggio, sono stati costretti a fermare gran
parte della loro attività di pesca, reclamando informazione, garanzie di
sicurezza e, soprattutto, adeguati risarcimenti economici per i danni subiti.
Protagoniste di questa contesa con le autorità pubbliche ed il governo
si sono dimostrate le marinerie di Chioggia e Caorle, ossia dei porti
più coinvolti dal "fermo bellico", che seppur con un'impostazione
fortemente corporativa hanno aperto una vertenza che potrebbe presto assumere
toni conflittuali e metodi analoghi a quelli dei produttori di latte, col
rischio di rimanere isolata e fortemente strumentalizzata dalle destre e dal
leghismo, a meno che la loro protesta divenga protesta di tutta la città
- penalizzata anche per le ricadute sul piano turistico - e dia vita ad azioni
collettive, quali lo sciopero generale, che vedano protagoniste le
organizzazioni dei lavoratori.
Per queste ragioni, sabato 22 maggio, nello stesso giorno in cui una
cinquantina di pescherecci minacciava di bloccare i canali di Venezia, è
stato importante che a Chioggia ci sia stata una mobilitazione non soltanto
contro lo scellerato "autobombardamento", ma decisamente contro la guerra e la
NATO.
Punti centrali della manifestazione indetta dal Comitato cittadino contro la
guerra e dal CSA "Tonita" erano infatti la cessazione immediata dei
bombardamenti come unica garanzia di sicurezza per i pescatori e la
salvaguardia dell'ambiente marino; il rimborso economico a chi vive di pesca,
da recuperare nel bilancio del Ministero della Difesa; la bonifica del mare
sotto il controllo civile e non delegato a questi organi militari che hanno
fatto di tutto per occultare la verità.
Così, nonostante il boicottaggio da parte della stampa locale e lo
spiegamento paranoico della polizia, il fatto che in piazza si sono ritrovate a
manifestare non meno di 400 persone, con un buon livello di comunicazione nei
confronti della città, ha rappresentato un fatto sicuramente positivo
specialmente per quanti a Chioggia, pur con tutti i nostri limiti,
rappresentano non solo l'opposizione alla guerra ma anche l'unica opposizione
sociale e culturale nel desolante contesto cittadino.
Al corteo, dietro lo striscione d'apertura con la scritta "DI MARE SI VIVE - DI
NATO SI MUORE", oltre i promotori, erano presenti rappresentanti di altri
comitati contro la guerra, tra cui quello di Novara; il Comitato Unitario
contro Aviano 2000; i centri sociali di Mestre e di Padova; le realtà
anarchiche del "Germinal" e i compagni della FAI; Rifondazione Comunista,
presente a livello provinciale, che si è accodata con un proprio corteo
alla manifestazione, e svariate individualità.
Dopo aver attraversato il ponte sulla laguna, il corteo è giunto in
piazza Granaio, sotto il Municipio, dove la manifestazione si è conclusa
con gli interventi di un compagno del Comitato contro la guerra, di una
compagna del Comitato contro Aviano 2000 e del portavoce dei centri sociali del
nord est, mentre la piazza - sotto gli occhi sconcertati dei chioggiotti
presenti - veniva invasa dal giallo di centinaia di simil-bombe "souvenir of
NATO".
Un compagno del Comitato contro la guerra
Cagliari: iniziative contro la guerra
Il 28 Aprile il locale gruppo anarchico aveva programmato una
videoconferenza pubblica via Internet con alcuni pacifisti di Belgrado con cui,
dall'inizio della guerra, si erano instaurati contatti epistolari. Il giorno
prima dell'iniziativa però una E-mail avvertiva che i corrispondenti da
Belgrado stavano sfollando: la penuria, le bombe, la legge marziale e la
stretta repressiva del regime con i dissidenti i motivi della fuga. Ci si
è così trovati ad improvvisare, in un teatro colmo con 1/3 dei
presenti in piedi, due ore di presentazione di documentazione sulla guerra
presa "alla sorgente", dai siti delle agenzie di stampa internazionali, delle
parti istituzionali in conflitto (Federazione Jugoslava, NATO, UCK, ONU) e
dagli
innumerevoli siti di controinformazione di tutto il mondo. Questo materiale
è contenuto in un CD di cui già sono state richieste un numero
tale di duplicati da saturare la nostra capacità di "masterizzare"...
Sabato 8 maggio i Verdi hanno organizzato la loro festa; lo scopo
dell'iniziativa era ricomporre la frattura tra i verdi della Sardegna e la
dirigenza nazionale sul tema della guerra: in piazza si è presentato
Mattioli e subito sotto il palco è stato alzato lo striscione "No alla
Guerra" corredato di A cerchiata. La contestazione a Mattioli è stata a
tutto campo, partendo dalla guerra per estendersi a tutta la politica del
governo; il dirigente è apparso singolarmente poco preparato a far
fronte alle domande che da ogni parte gli arrivavano. Momenti di ilarità
ci sono stati quando una compagna ha denunciato il fatto che la DIGOS prendeva
nota dei contestatori e l'intera piazza ha deciso allora di farsi identificare.
Il 13 Maggio si è svolto lo sciopero generale del sindacalismo di base
contro la guerra. La manifestazione, non numerossisima, si è conclusa
senza rilevanti incidenti in piazza del Carmine dove ci sono stati una serie di
interventi al megafono. Notevole è stata però la notizia, diffusa
dai giornali e del tutto falsa, che quattro "anarchici" o "antagonisti"
avrebbero bruciato una bandiera italiana e sarebbero poi stati fermati dalla
polizia. Naturalmente se la cosa fosse successa non ci sarebbe stato niente da
dire, però non si è proprio verificato niente del genere ...
Corrispondenza da Cagliari
Brindisi: manifestazione contro la guerra
Domenica 16 maggio si è svolta a Brindisi una manifestazione
regionale promossa dal Coordinamento pugliese di lotta contro la guerra cui
aderiscono realtà anche molto diverse tra loro e individualità
sparse. IL corteo, che ha visto la partecipazione di circa 250 persone, ha
sfilato per le strade principali di Brindisi toccando alcuni punti nevralgici
come il porto e il comando della Marina Militare senza però suscitare
grande interesse e coinvolgimento nei distratti passeggiatori della domenica.
Il tutto si è svolto senza il minimo problema e con una limitatissima
presenza delle forze dell'ordine ancora più distratte dei passanti: la
situazione brindisina trasmette un altro triste dato dopo l'annuncio di pochi
giorni addietro della concessione in affitto - per la cifra di 400 milioni
annui - di un'area di 61 mq di zona portuale ai militari USA, notizia accolta
con entusiasmo per il miraggio di rapidi rientri economici e qualche posto di
lavoro, dopo il tracollo del settore turistico a causa della guerra.
Corrispondenza dalla Puglia
Iniziative imolesi contro la guerra
Fin dallo scoppio della guerra i gruppi imolesi si attivano, producendo
e distribuendo nell'immediato un primo volantino che ricorda come la guerra
<<colpisce come sempre le popolazioni inermi costrette a subire le
conseguenze di azioni infami>>, e partecipano alle varie manifestazioni
di protesta sparse per la penisola. Propagandano poi lo sciopero generale
contro la guerra indetto dall'USI per il 14 aprile, che riscuote varie adesioni
nel circondario, nel contempo, nella sede dei Gruppi anarchici imolesi una
folta assemblea di una ottantina di persone dà vita al Coordinamento dei
cittadini imolesi contro la guerra che già il 15 aprile promuove una
manifestazione sul ponte del fiume Santerno alla quale sono presenti più
di duecento persone.
Il 24 aprile gli anarchici imolesi aderiscono alla manifestazione nazionale
indetta dalla Fai a Rimini, fornendo oltre a una massiccia presenza, l'impianto
voce; significative fra le altre cose, lo striscione "Viva Masetti Abbasso
l'esercito" ed il rinfresco a base di vino rosso offerto gratuitamente. In
serata al centro sociale Pace Maker in un concerto contro la guerra si esibisce
anche un musicista anarchico.
L'indomani, festa della Liberazione, un secondo volantino dei gruppi anarchici
va a disturbare magnificamente i manovratori istituzionali nella piazza
imolese.
In occasione del 1deg. Maggio, data la presenza inquietante dell'autodromo,
Imola sembra destinata ad essere dominata dall'evento sportivo della Formula 1,
ma nella mattinata circa 150 persone partecipano ad una iniziativa del
Coordinamento e manifestano il loro dissenso alla guerra in corso, prima nella
piazza ove è in atto la farsa confederale, poi nel punto di maggior
affluenza dell'autodromo con striscioni, slogan e magliette antiguerrafondaie;
i compagni imolesi nell'occasione distribuiscono un loro volantino. Il 2,
domenica, seppure in minor numero e meno vivace, l'iniziativa si ripete.
Nella settimana seguente, all'entrata del locale ove si svolge una iniziativa
del DS sul Kosovo, diversi compagni diffondono un nuovo volantino che sgretola
la tesi della missione umanitaria. Vengono effettuati altri volantinaggi, fra i
quali uno nelle mense operaie, per pubblicizzare lo sciopero indetto dai
sindacati alternativi per il 13 maggio: l'astensione dal lavoro ottiene diverse
insperate adesioni e da segnalare anche una discreta partecipazione di
lavoratori imolesi alla manifestazione di Bologna.
Sabato 22 maggio un'altra manifestazione indetta dal Coordinamento: parte nel
pomeriggio dalla camera mortuaria un corteo di circa 250 persone, aperto da
quattro bare simboleggianti la morte della dignità, della pace, della
libertà d'informazione e della costituzione seguite dalla musica degli
ottoni della Banda Roncati; sfilando per le vie del centro giunge nella piazza
principale, tra l'attenzione e la simpatia dei tantissimi spettatori. Infine,
dopo brevi parole sui contenuti dell'avversione alla guerra, tutto si conclude
con un allegro rinfresco compreso di contorno musicale.
Il ruolo degli anarchici imolesi nella vita sociale cittadina, sia per le
capacità politiche che per quelle organizzative e pratiche, acquista
sempre maggior rilievo ed interesse.
Corrispondenza da Imola
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