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Da "Umanità Nova" n.19 del 30 maggio 1999

Ormai é fatta
Un film sulla vicenda del compagno Horst Fantazzini

Ormai é fatta é il titolo del film in proiezione in questi giorni, nelle prime visioni delle città italiane. Tratto dall'omonimo "romanzo autobiografico" edito dal veronese Bertani nel 1974, il film racconta del tentativo di evasione intrapreso da Horst il 23 luglio del 1973 dal carcere di Fossano, della tragedia umana, oltre che sociale e politica della detenzione che ieri come oggi segna il confine del dominio e dello sfruttamento e del tragico epilogo di quella giornata che voleva essere di libertà.

Per chi non conosce la vicenda, il film richiama alla memoria la vicenda di quest'uomo, di questo nostro compagno, che si era ribellato alla società dello sfruttamento e che per questo, per la sua irriducibile sete di giustizia sociale e per la dignità con la quale aveva affrontato magistrati, poliziotti e secondini era divenuto un pericoloso criminale.

In realtà, come il film racconta e come il regista (Enzo Monteleone) richiama nei titoli di coda, quest'uomo non ha mai ucciso nessuno, eppure é in carcere da 30 anni e dovrebbe rimanervi, secondo la magistratura italiana fino al 2024. Cinquantaquattro anni di carcere perché Horst, poco più che ventenne, dopo diversi anni di lavoro in fabbrica aveva pensato di rispondere ai suoi bisogni sociali parafrasando Bertold Brecht e affermando praticamente che ..."é più criminale fondare una banca che rapinarla". Horst aveva compiuto una serie di rapine in giro per le banche del nord Italia e si era conquistato gli onori della cronaca come "bandito cortese" e "ladro gentiluomo". Sì perché Horst non aveva né la stoffa, né la testa del criminale incallito così come vogliono gli stereotipi borghesi e benpensanti. Si presentava in una banca con una pistola giocattolo, chiedeva gentilmente che gli fossero consegnati i contanti che stavano nel cassetto e se ne andava senza spargere né terrore né violenza. Horst aborriva la violenza perché considerava gli atti violenti come atti autoritari, di disprezzo e sopraffazione nei confronti di altri lavoratori come lui che, date le circostanza, stavano semplicemente dall'altra parte del banco.

Chi non conosce la vicenda si chiederà a questo punto come mai, per delitti contro il patrimonio, una persona per quanto disgraziata ed invisa ai potenti debba farsi 50 e più anni di carcere. Il fatto é che Horst quando fu preso (e tutte le volte che fu arrestato non ebbe mai gesti di resistenza per non dover ingenerare situazioni violente) non recitò la parte contrita del condannato ma anzi denunciò a gran voce la natura di classe della giustizia statale, il suo carattere fascista ed autoritario tanto da beccarsi già nella prima sentenza una aggravante per oltraggio alla corte. Da allora la lunga collezione di condanne fu determinata dal fatto che Horst non si rassegnava a passare la sua vita in carcere, non voleva sottostare ai tempi ed ai riti della giustizia statale e borghese. Prima dei fatti raccontati in Ormai é fatta, aveva portato a termine 2 evasioni. Nel luglio del '73 era agli sgoccioli della sua pena detentiva eppure quando gli si presentò l'occasione tentò nuovamente la fuga. Il film richiama sommariamente il clima ed il contesto nel quale i fatti si svolsero e questa mia ricostruzione, lungi dal voler essere reducistica, serve a tagliare l'oblio con il quale la storiografia ufficiale ha voluto nascondere quegli anni di sovversione e speranze rivoluzionarie. Nelle carceri della Repubblica si manifestavano spesso sommosse contro la detenzione, il regime carcerario e la società autoritaria. Horst era uno dei protagonisti. Nelle scuole, nelle fabbriche e nei quartieri la sovversione sociale sembrava allo stesso potere incontenibile. Horst ebbe la disgrazia di imbattersi nel famigerato generale Dalla Chiesa e nelle sue costituende bande di assassini e divenne la vittima sacrificale da immolare sull'altare della supremazia dello stato. Come il film, in parte ricostruisce, la ferocia dei carabinieri fu al di sopra di ogni concepibile atrocità che i militari possano commettere. Solo il caso (e forse il rimorso del magistrato per essere stato complice della bravata di Dalla Chiesa) fece sì che Horst potesse salvare la pelle non senza una difficilissima e dolorosissima serie di operazioni chirurgiche. Ancora oggi porta nel suo corpo schegge del piombo sparatogli dai carabinieri dei corpi speciali.

Dal luglio del '73 quando oltrepassò il cancello del carcere per pochi istanti, Horst tornò fuori solo verso la fine del 1988, in licenza per prendere visione di una possibile collocazione lavorativa in regime di semilibertà. Fu allora che ebbi il piacere di incontrarlo in una cena fra compagni bolognesi alla trattoria da Vito. Anche allora, ad un passo dall'uscita dal portone del carcere dopo l'espiazione della pena, Horst decise che la sua libertà era più importante di tutte le convenzioni e di tutte le convenienze e si diede "alla macchia". Lo arrestarono circa un anno dopo a Roma con titoloni sulla stampa perché, a detta delle veline questurinesche, era stato catturato un pericoloso latitante all'interno di un covo di una pericolosa organizzazione terroristica anarchica. Da allora 10 anni sono passati e per Horst ancora é la galera la condizione della normalità di questa società.

Per la libertà di Horst Fantazzini si sono espresse molte petizioni, si sono realizzate molte manifestazioni. Anche la visione di questo film é, in qualche modo, un gesto di solidarietà nei suoi confronti ed una manifestazione di protesta contro il sistema carcerario. Il mio é quindi un invito ad andarlo a vedere, a fare sì che rimanga nelle sale cinematografiche, sulle locandine pubblicitarie, nelle recensioni giornalistiche il più a lungo possibile.

Una visione che per molti potrà sembrare banale ed in parte lo é così come improbabile é la macchietta di Alfonso (Libero) Fantazzini disegnata da Francesco Guccini che ne interpreta un'apparizione intempestiva quanto ridicola. Alfonso Fantazzini, padre di Horst, assieme alla Maria Zazzi, madre putativa di Horst, sono state fra le più limpide, determinate e lucide figure dell'anarchismo bolognese del '900. Un giorno o l'altro vi tedierò con la loro storia. Così come della storia di Horst né il libro né il film dicono tutto quel che c'è da sapere ma, Ormai é fatta.

WS



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