unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.20 del 6 giugno 1999

L'Europa di stato alle urne. Gli europei nelle piazze

Non erano bastati gli accordi di Maastricht a svelare il vero volto dell'Europa che si stava costruendo in base alle volontà delle oligarchie economiche e politiche del vecchio continente. Basteranno ora gli oltre due mesi di guerra nei Balcani a convincere i cittadini europei della natura dei loro governi e dell'infame accordo di potere che sta a monte del progetto di unificazione continentale? E' questa la domanda che ci poniamo in prossimità della scadenza del 13 giugno, una scadenza che vorrebbe rilanciare , sotto l'egida dei partiti socialdemocratici - al potere in molti paesi dell'Unione - il processo di rafforzamento dell'esecutivo, fondamentale per accelerare l'omogeneizzazione economica e finanziaria dell'area, in un momento di grande fibrillazione internazionale.

Dovrebbe essere ormai chiaro infatti che l'Europa che si vuole costruire è un'Europa che reclama il suo ruolo imperialista nel mondo, anche se momentaneamente subalterno agli USA, un'Europa la cui potenza economica deve trovare un corrispettivo politico nel consesso mondiale.

La fortezza che si è voluta costruire alle frontiere disegnate dagli accordi di Schengen è funzionale a questo progetto: regolamentare le immigrazioni secondo le necessità economiche vuol dire utilizzare l'incremento demografico in chiave di destabilizzazione (e quindi di ricatto) delle aree ad economia dipendente e assicurarsi mano d'opera fresca, altamente flessibile, sul fronte interno. Un fronte interno che va poi governato e depotenziato, riducendo progressivamente la forza del movimento dei lavoratori approfittando delle politiche di ristrutturazione del mercato del lavoro e della stessa organizzazione della produzione. Precarizzazione, disoccupazione, flessibilità , riduzione dei salari, sono ormai diventate le parole d'ordine di un modello praticato ovunque, sull'onda di quella globalizzazione capitalista imposta con la forza di un mercato sedicente liberista e protetto con la minaccia dell'uso delle armi dal potere statale. Destra e sinistra, in questo quadro, diventano formule prive di senso perché entrambe premono per un'evoluzione in questa direzione, pur con una diversa capacità di gestione sociale del processo.

E, a questo proposito, lo stato delle libertà in questo continente è molto significativo per capire quanto esso sia dipendente dalla stabilità reale degli assetti di potere: il ricorso alla mistificazione, alla calunnia, alla minaccia, alla repressione , vanno di pari passo con la necessità di assicurarsi un consenso con ogni mezzo. Impedire il coagularsi di un'opposizione reale, di ampi settori popolari, contro questo progetto è infatti fondamentale per garantirne il successo , così come è fondamentale assicurare la partecipazione alla spartizione della ricchezza sociale ai ceti moderati , tradizionalmente schierati sul fronte statale.

Da qualunque parte la si guardi questa Europa pare una grande gabbia in cui totale libertà di movimento (e di speculazione) è consentita solo ai capitali, ma che ai disoccupati, agli emarginati, agli immigrati, ai lavoratori sempre meno garantiti, riserva un presente di difficoltà ed un futuro di esclusione sociale crescente . Un'Europa che ha imboccato con grande disinvoltura la strada della guerra come strumento di regolazione dei conflitti e che prefigura uno scenario di militarizzazione crescente come forma di contenimento dei conflitti sociali.

Questa Europa non ci piace e la rifiutiamo in blocco contrapponendole una visione egualitaria e federalista dei rapporti sociali e regionali che intercorrono tra i popoli del continente, in relazione aperta e solidale con tutti i popoli del mondo. Una visione che combattendo l'autoritarismo, il centralismo, il nazionalismo, indica nel nascente Stato europeo un nuovo pilastro dell'ordine mondiale, quell'ordine che si nutre dello sfruttamento e dell'oppressione delle classi popolari.

Rifiutarsi di partecipare alle elezioni europee è dichiarare la propria forte e netta opposizione a tutto questo, è affermare la propria indisponibilità a farsi arruolare nei battaglioni dell'imperialismo europeo, è impegnarsi per un mondo senza frontiere, senza Stati, senza padroni.

Il segretariato dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org