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Da "Umanità Nova" n.21 del 13 giugno 1999
Opa Telecom e dintorni
Olivetti e Cuccia padroni della telefonia
Alla fine l'hanno spuntata Colaninno e la sua cordata di imprenditori padani
coordinati da Mediobanca e da Enrico Cuccia: Telecom è oggi controllata
da Olivetti, dopo la vittoriosa offerta pubblica di acquisto (opa) che ha
catalizzato in questi mesi l'attenzione del mondo economico e politico
nazionale. Va subito detto che è come se Berlusconi si fosse comprato la
Rai e avesse praticamente nelle sue mani la quasi totalità delle
televisioni nazionali: Olivetti infatti controlla Omnitel e Infostrada, pur
essendosi impegnata a cederle al socio tedesco Mannesman a breve, per evitare
posizioni monopolistiche. In secondo luogo Telecom è stata acquistata
offrendo per ogni azione liquidi e azioni nella società Tecnost,
controllata Olivetti destinata al controllo della Telecom stessa.
L'indebitamento che la Olivetti ha contratto con le banche per finanziarie
l'operazione ha numeri da capogiro e oggi gli ex azionisti Telecom hanno in
mano soprattutto carta. L'atteggiamento del governo è stato di chiaro
favore, vedendo nell'operazione un segno di quella "normalità"
dell'Italia che è un po' il mito ormai del gruppo dirigente dei DS:
un'opa così fa di noi un paese normalmente capitalista, dove la
normalità è segnalata dalla acquisita "contendibilità"
delle aziende... E poi il governo ha in mano ancora la c.d. golden share, sorta
di diritto di veto in qualità di ex proprietario statale della
società privatizzata, golden share che pensa di poter magari utilizzare
a mo' di bastone o di carota nei confronti dei nuovi padroni di Telecom.
Oggi le tlc nazionali sono comunque passate da un monopolio pubblico a un quasi
monopolio privato, con la benedizione del governo "di sinistra". E' certo che
Colaninno & C. si apprestano a fare in Telecom ciò che hanno fatto
in Olivetti quando ci entrarono. La storia è già stata raccontata
(v. UN 27/98) e si ricorderà come in circa tre anni un'azienda
produttiva come Olivetti (pc, fax, macchine da scrivere, soluzioni informatiche
e la nascente telefonia mobile) con alcune migliaia di dipendenti si è
trasformata in una holding di partecipazioni finanziarie con circa 200
dipendenti. Attraverso creazione di società ad hoc cui conferire interi
rami d'azienda con annessi lavoratori, cigs, mobilità, dimissioni
incentivate, ecc., la Olivetti si è concentrata sulla telefonia, settore
ad alta tecnologia, bassa manodopera, di cui una piccola porzione
superspecializzata e il resto facilmente rinvenibile sul mercato del precariato
diffuso (contratti a termine, interinale, cooperative, ecc.). Tutta
l'operazione è stata gestita di concerto con i sindacati confederali e i
governi che si sono succeduti negli ultimi quattro anni...
Paradigmatico il destino del settore dell'Olivetti dedicato ai personal
computers, tradizionale prodotto dell'azienda di Ivrea, che, dopo varie
vicissitudini societarie (si v. il citato articolo di UN) oggi detto settore fa
capo alla società OP Computers, il cui fallimento è stato
dichiarato dal Tribunale di Ivrea il 12.5.1999. La rottamazione dei 1200
lavoratori, iniziata nel 1995, oggi si completa. I sindacati confederali si
accingono a sottoscrivere l'ennesimo accordo, sempre sotto il benevolo occhio
del Ministero del Lavoro competente per cigs, mobilità e tutti i c.d.
ammortizzatori sociali.
E' d'obbligo fare una riflessione, a questo punto. Esiste una omogeneità
tra classi dirigenti al governo e sindacati confederali che impediscono ogni
conflittualità tra gli stessi. E i governanti "di sinistra" hanno scelto
di essere paladini delle compatibilità economiche nonché gestori
politici (e non antagonisti) della gigantesca ristrutturazione che la
società e il mondo del lavoro stanno subendo. Per questo motivo è
certamente meglio per gli imprenditori che ci sia questo governo cui i
sindacati confederali non sono certo ostili, piuttosto che un governo
Berlusconi al quale sarebbe certo riservato altro trattamento. E ai lavoratori
non resta che essere "flessibili", fintantoché non diventano "esuberi".
La vicenda Olivetti - Telecom, sia perché al modo di operare del gruppo
dirigente di Colaninno è stato lasciato campo libero nella
ristrutturazione dell'Olivetti, sia perché allo stesso gruppo dirigente
è stata consentita la conquista di Telecom, indica che l'idea di futuro
offerta al mondo del lavoro è di vera e propria marginalizzazione,
essendo assolutamente prevalente la componente finanziaria investita in aziende
ad altissimo valore aggiunto. Alle imprese, impegnate nel massimizzare i
profitti, non è posto alcun argine; anzi, vengono offerte solo spalle
per socializzare le perdite in termini di lavoro vivo. I partiti di governo e i
sindacati confederali sono paghi del loro ruolo di gestori dello sfascio umano
e sociale attuale, felici della loro affidabilità per gli imprenditori e
custodi della pace sociale. Tocca allora ai lavoratori difendersi da sé,
non con semplici battaglie a difesa di un lavoro che di fatto non c'è
più nelle proporzioni anche solo di dieci anni fa, ma per il diritto a
partecipare ad un reddito che la società produce, ma di cui solo pochi
oggi si appropriano, lasciando ai più la lotta per il poco che resta.
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