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Da "Umanità Nova" n.22 del 20 giugno 1999
Uranio impoverito in Kosovo
Un effetto "collaterale" della guerra umanitaria
Disastro ambientale
Tra le molte conseguenze che la guerra nei Balcani si trascinerà
in futuro non è marginale la questione dei proiettili all'Uranio
impoverito. Utilizzato già in diverse occasioni, tale strumento è
stato impiegato anche nell'attuale conflitto. E' stato un ufficiale stesso
delle forze NATO, il generale Chuck Wald, che durante un briefing tenutosi il 3
maggio ha ammesso l'utilizzo delle munizioni all'U impoverito, rispondendo ad
una domanda a riguardo. Ha poi aggiunto testualmente: "Sono stati fatti molti
studi scientifici su queste cose, e non sembrano esserci problemi. Penso che
non ci sia assolutamente problema".
Più di una fonte induce invece a pensare che qualche problema ci sia. In
più' i "molti studi scientifici" citati dal generale non si riesce
francamente a trovarli. Tuttavia, prima di arrivare alle conseguenze, partiamo
da una breve descrizione di che cosa sia l'U impoverito e del perché lo
si utilizzi.
L'Uranio impoverito è lo scarto del trattamento a cui viene sottoposto
l'Uranio presente in natura, al fine di ottenere combustibile utile per i
reattori nucleari di potenza o materiale esplosivo adatto alla costruzione di
ordigni nucleari. In natura esistono tre tipi ("isotopi") di Uranio: l'U-235
(fissile), l'U-238 (non fissile) e, in misura trascurabile, l'U-234. Dal
minerale si estrae Uranio in cui la percentuale dell'isotopo fissile (in grado
cioè di sostenere la reazione a catena) è circa dello 0.7%. Per
gli scopi sopra citati occorre "arricchire" tale frazione mediante procedimenti
chimici. In particolare è necessario arrivare ad un arricchimento del 3%
circa in U-235 per il combustibile nucleare, e del 90% e oltre per le bombe.
L'Uranio impoverito, o "depleto" (che chiameremo d'ora in avanti DU) è
il sottoprodotto di tale trattamento ed è dunque costituito nella sua
quasi totalità di U-238.
Viene utilizzato nei proiettili anticarro a causa della sua alta
densità, che li rende in grado di perforare corazze anche molto spesse.
Basti pensare che la sua densità è pari a circa 2.5 volte quella
dell'acciaio e 1.7 volte quella del Piombo. In più si incendia a
temperature relativamente basse (attorno ai 150 gradi C) permettendo una buona
penetrazione nelle corazze. Il suo utilizzo nei proiettili è stato
studiato a partire dagli anni '70. Oggi sono dotati di proiettili al DU gli
eserciti di USA, Gran Bretagna, Russia, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan,
Tailandia, Israele e Francia.
L'Uranio 238 è debolmente radioattivo e, in condizioni normali,
facilmente schermabile. Diventa tuttavia assai pericoloso nel caso vengano
inalate o assunte in altro modo particelle anche di dimensioni minime. I rischi
per la salute sono in primo luogo di tipo chimico. Come tutti i metalli
pesanti, l'Uranio è tossico, e gli organi maggiormente interessati sono
i reni. I potenziali effetti nocivi, sia tossici che radioattivi, dell'Uranio
sono legati alla sua incorporazione all'interno dell'organismo, che può
avvenire generalmente in due modi: per ingestione o per inalazione. L'impatto
di un proiettile di DU su di un blindato (o di un proiettile convenzionale su
una corazza di DU), producono polveri e aerosol che prendono rapidamente fuoco
in aria. Si formano ossidi che possono essere inalati direttamente, o
depositarsi sul terreno, penetrare nelle falde ed entrare nella catena
alimentare. I danni alla salute dell'uomo sono, su breve periodo, danni renali,
necrosi; alla lunga carcinomi, leucemia e danni di tipo genetico trasmissibili
ai figli. Nei bambini gli effetti sono più accentuati, a causa della
maggiore velocità riproduttiva delle cellule.
I proiettili al DU sono stati impiegati fino ad ora (per quanto se ne sa) nel
Golfo Persico, in Bosnia e nel recente conflitto. Scarsi e poco attendibili
sono i dati riguardanti l'aumento dei casi di carcinomi in Iraq. Alcune fonti
mediche locali parlano di incremento anche di 4 volte nelle province più
bersagliate dagli Americani.
Più significativi sono i dati riguardanti la loro sperimentazione nei
poligoni americani. E' stata rilevata contaminazione radioattiva nelle aree dei
poligoni di Bravo 20 (Nevada), Socorro (New Mexico), Jefferson (Indiana). In
altri due poligoni (Aberdeen e Yuma) la contaminazione è stata
certificata da una fonte autorevole quale il Los Alamos National Laboratory.
Per tutte queste zone si è resa necessaria la pianificazione di
difficili opere di bonifica.
Altro dato significativo. Nello stato di New York, nel 1980, uno stabilimento
che produceva proiettili al DU è stato fatto chiudere perché
eccedeva i limiti consentiti di emissione radioattiva. Ebbene, quello
stabilimento rilasciava nell'ambiente, in un mese, la radiazione equivalente a
due pallottole di Uranio impoverito. Nel Golfo sono state scaricate in pochi
giorni circa 300 tonnellate di DU. Altre fonti parlano di 40 tonnellate, ma la
sostanza non cambia.
L'impiego di DU è ritenuto da molti anche il responsabile della
cosiddetta "Sindrome del Golfo", che colpisce oggi i reduci americani. Ancora
ignoti sono i dati riguardanti l'impiego di munizioni al DU nei Balcani, ma
appare probabile un altrettanto vasto utilizzo. Molto gravi sono i danni
potenziali che potrebbero emergere in futuro, anche a carico della prossima
generazione. Va però rimarcato che mancano ancora studi completi e
documentati sull'argomento, soprattutto a causa della segretezza con cui le
gerarchie militari coprono questo genere di "sporchi affari", e potremmo
legittimamente chiederci se mai ve ne saranno. Occorre a questo proposito
citare anche l'opinione in contro tendenza di Marco Durante, fisico ed esperto
di radioattività all'Università Federico II di Napoli, che
ritiene di escludere l'uso del DU come causa della Sindrome del Golfo,
ritenendo cause più probabili le armi chimiche o batteriologiche. Non
esclude invece la possibilità di danni sulla popolazione irachena, ma
ritiene opportuno non concludere nulla, data la scarsità dei dati finora
disponibili. Vale la pena chiedersi se mai ne avremo.
Marco Soria
Fonti:
www.defenselink.mil/news/May1999/t05031999_t0503asd.html
sito Dipartimento della Difesa Americano
www.geocities.com/RainForest/Canopy/8777/index.html
studio sull'utilizzo delle armi al DU
www.globaldialog.com/~kornkven/DUpage.htm sito sul
DU dei reduci americani del Golfo
Long-term fate of depleted uranium at Aberdeen and Yuma proving
grounds final report,phase i: geochemical transport and modeling by M. H.
Ebinger,E. H. Essington,E. S. Gladney,B. D. Newman, and C. L. Reynolds; Los
Alamos National Laboratory, New Mexico 87545, USA
Uranio impoverito nelle armi utilizzate nella guerra del Kosovo: esiste
un rischio di contaminazione radioattiva?"; Marco Durante
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