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Da "Umanità Nova" n.22 del 20 giugno 1999

Protocollo d'intesa tra Ministero dell'ambiente e petrolieri
Petrolio sottomarino. Una truffa per la salute dei cittadini

Può lo sfruttamento del petrolio sottomarino perfino nella fascia delle tre miglia dalle nostre coste - con relativi problemi di smaltimento dei rifiuti prodotti dall'attività di trivellazione - diventare compatibile con la difesa dell'ambiente? A quella che sembra la quadratura del cerchio sono giunti il Ministro dell'Ambiente, Edo Ronchi, ed il presidente dell'Associazione Mineraria Italiana per l'industria mineraria e petrolifera, Guglielmo Moscato. Essi hanno firmato a Roma, il 30 aprile scorso, un protocollo d'Intesa nella cui premessa le parti dichiarano di voler promuovere una serie di iniziative per favorire "una maggiore integrazione delle attività e degli interessi dell'industria pubblica e dell'industria petrolifera". Tra l'altro si conviene che l'Assomineraria si impegna a raccomandare alle compagnie petrolifere associate la realizzazione di interventi mirati al miglioramento della qualità ambientale del territorio "a titolo compensativo rispetto agli impatti ambientali non mitigabili" prodotti dalle attività di ricerca e produzione di idrocarburi.

Questo della compensazione prevista per far accettare danni non mitigabili è un preoccupante fatto nuovo nello scenario dello sfruttamento petrolifero del nostro paese. Anche e soprattutto perché la nostra legislazione sull'impatto ambientale non prevede - come ad esempio quella statunitense - la cosiddetta "opzione zero"!. Vale a dire il caso in cui, ritenuto incompatibile l'impatto sull'ambiente di un determinato progetto, lo si boccia e non se ne parla più. Da noi tutto finisce con l'essere compatibile, anche danni ambientali "non mitigabili". E' solo questione di prezzo, di entità della predetta "compensazione" che naturalmente i petrolieri sono dispostissimi a pagare agli enti locali o ai cittadini. La situazione italiana è aggravata dal fatto che manca una legge nazionale che disciplini la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Il disegno di legge C 5100 è fermo alla commissione ambiente della Camera dopo essere stato approvato dal Senato nel luglio del 1998. E' da quindici anni che proposte e disegni di legge sulla VIA girano per le aule parlamentari, decadendo al termine delle legislature. Anche in quest'ultimo atto (C 5100) non sono previste né l'opzione zero né le assemblee dei cittadini che dovrebbero discutere i progetti sottoposti al VIA. Viene prevista, invece, la procedura delle osservazioni utilizzata per la presentazione degli strumenti urbanistici. Una procedura che si beffa del diritto dei cittadini di partecipare alle scelte poiché è fondata sulla discrezionalità nell'accettazione delle osservazioni ed elude il momento del confronto pubblico in sede di assemblee dei cittadini.

Da segnalare che tra gli allegati al protocollo d'intesa il numero 4 prevede indagini e studi per giungere alla compatibilità ambientale delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi anche nella fascia delle tre miglia dalla costa. Con il facilmente prevedibile aggravarsi delle conseguenze che un sempre possibile, grave incidente ad un pozzo sottomarino, avrebbe sull'ambiente costiero. Da notare che l'allegato numero 2 - che tratta della riduzione, del recupero, trasporto, smaltimento ed ove possibile riutilizzo dei rifiuti provenienti dalle attività di perforazione - si guarda bene dal menzionare la radioattività che normalmente caratterizza questo materiale (Normally occurring radioactive material - NORM) che, solo da poco tempo, non viene più gettato in mare intorno alle strutture che eseguono le trivellazioni sottomarine. Da notare infine che l'allegato numero 7 prevede analisi e valutazioni tecnico - economiche delle possibilità di creare centrali eoliche nel fuori - costa. A riprova di una scelta di fondo verticistica, già compiuta, di privilegiare l'eolico quando, invece, da oltre vent'anni è noto che la vera alternativa alle energie fossili è il solare fotovoltaico. Questo indirizzo favorevole all'eolico è confortato dalla previsione che si trova nel Libro bianco per la valorizzazione delle fonti rinnovabili presentato alla Conferenza nazionale su energia e ambiente tenutasi a Roma nel novembre del 1998. Nelle previsioni di sviluppo all'anno 2010, venivano indicati 3.000 megawatt elettrici per l'eolico e soltanto 300 Mwe per il fotovoltaico. Penso che questi sintetici accenni siano sufficienti a dimostrare la necessità di pubblicizzare il protocollo d'intesa del 30 aprile scorso e di aprire su di esso un pubblico confronto per bloccarne tutti gli indirizzi negativi per la collettività e l'ambiente.

Giacomo Buonomo



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