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Da "Umanità Nova" n.23 del 27 giugno 1999

Italiani brava gente

Adesso che la guerra contro la Serbia vede la fine dei bombardamenti NATO, si è cominciato a sapere qualcosa di più sulla diretta partecipazione dell'aeronautica italiana all'aggressione militare, constatando come fossero fondati i sospetti sull'ambigua formula della "difesa integrata" usata, fin dall'inizio del conflitto, dalle "nostre" gerarchie militari e ribadita dal governo D'Alema il 26 marzo in parlamento.

Non solo infatti i Tornado e gli F. 104 italiani hanno lanciato i loro missili contro postazioni radar dell'antiaerea missilistica serba e sono decollati per intercettare i Mig serbi in volo sull'Adriatico, ma hanno partecipato sistematicamente ad operazioni offensive SEAD (Supresion of enemy air defence) e ad azioni di bombardamento tattico, documentate da filmati e registrazioni ufficialmente rese note e divulgate dalla stampa dopo che erano state trasmesse dalla CNN un mese prima (si veda, ad esempio, La Repubblica del 12 giugno e il Corriere della Sera del 13 giugno), pianificate dal comando NATO e dirette dalla Quinta Ataf - Allied tactical Air Force di Vicenza (1).

Si può anzi affermare che, con 54 aerei messi a disposizione della NATO, l'Aeronautica militare italiana è stata la più importante forza aerea coinvolta nella guerra, seconda solo a quella USA, compiendo qualcosa come 1.378 missioni aeree di cui 256 sortite degli intercettori Tornado Adv, 338 incursioni dei cacciabombardieri Tornado Ids e 252 degli AMX, 257 missioni di rifornimento in volo dei cargo C. 130, B 707 TT e Fiat G. 222, oltre a 30 missioni degli Harrier della Marina.

Sempre secondo informazioni di dominio pubblico, gli aeroporti maggiormente utilizzati come base degli aerei italiani sono stati quelli di Piacenza, Gioia del Colle, Ghedi, Istrana, Rivolto, Rimini, Amendola, Pisa, oltre alla portaerei Garibaldi.

Obbiettivi a terra dei top gun tricolori sono stati gli stessi delle altre forze aeree NATO (vedi "dossier" pubblicato su Panorama del 27 maggio) e, in particolare, nell'area di Pristina: caserme di esercito e polizia, linee ferroviarie, depositi di munizioni e carburante, comandi militari, e nell'area che va da Nis al Kosovo: colonne dell'esercito e della polizia, carri armati, concentramenti di truppe, postazioni di artiglieria e mezzi blindati.

Resta invece ignoto il numero di civili serbi e profughi kosovari uccisi, anche se i complimenti per la precisione rivolti ai piloto italiani dal generale Wald dell'USAF e dallo stesso generale Clark fanno rabbrividire di orrore e di vergogna.

Altra Informazione

(1) Secondo alcune fonti giornalistiche il Comando NATO di Vicenza dovrebbe essere ridislocato a Ferrara nel prossimo anno.



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