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Da "Umanità Nova" n.23 del 27 giugno 1999

CronacAnarchica

Iniziative contro la guerra a Cuneo

Si è svolto sabato 19 giugno scorso l'ultimo dei quattro presidi organizzati dal Comitato Provinciale Contro la Guerra, di cui il Collettivo "B. Vanzetti" di Saluzzo è stato tra i promotori. I presidi seguivano una serie d iniziative contro il conflitto nei Balcani che, pur ignorati o minimizzati dai giornali locali, hanno messo in atto una vasta azione di sensibilizzazione e controinformazione su contenuti antimilitaristi e nonviolenti.

Dopo la riuscita campagna per la restituzione dei certificati elettorali in occasione del referendum del 17 aprile e una grande manifestazione a Cuneo cui hanno aderito diversi gruppi organizzati da tutta la provincia e soprattutto numerose individualità pacifiste slegate da ogni appartenenza religiosa o di partito (vedi UN n. 18 del 23/5/99), si era deciso di creare un punto fisso a Cuneo per essere il più possibile visibili e portare avanti delle proposte concrete contro la guerra.

E' nato così il Comitato, all'interno del quale si è creato un dibattito costruttivo che ha evidenziato, pur nella diversità delle premesse ideologiche e delle prospettive, una comune matrice libertaria tra i partecipanti.

Durante il presidio del 29 maggio sono stati distribuiti volantini contro la missione arcobaleno e materiale informativo sull'obiezione alle spese militari, la campagna a favore degli operai della Zastava (promossa dai COBAS), due iniziative dell'ICS a Skopjie e a Suto Orizari e la campagna "Io vado a Pristina" per un'invasione pacifica del Kosovo.

Il 5 e il 12 giugno abbiamo volantinato, incontrato la gente e discusso di astensionismo alle elezioni europee. Il volantino "Io non voto per l'Europa della guerra e dei mercati", diceva tra l'altro: "Non vogliamo essere complici di un'Europa unita nel nome del dio denaro, non vogliamo essere complici di un'Europa guerrafondaia (...) Chiediamo che ci venga riconosciuta la libertà di non delegare a nessuno le nostre scelte. Il nostro è un astensionismo consapevole, costruttivo, non dettato da indifferenza o qualunquismo"

Infine il 19 giugno, a poco più di una settimana dal cessate il fuoco, scrivevamo: "Una guerra ingiusta e non dichiarata non poteva che portare ad una pace ambigua, incomprensibile per la maggior parte della gente e soprattutto non risolutiva della gravissima situazione che, ci hanno fatto credere, ha condotto la NATO ad intervenire in Kosovo. Terminati i raid sulla Serbia e la pulizia etnica, rimane una situazione di tensione e di nuovi conflitti che potrebbe esplodere da un momento all'altro in ulteriori gravi violenze. La polveriera balcanica è tutt'altro che pacificata e a guardia della pace restano solo i mastini della guerra americani, europei e russi.

...ma intanto gli stati occidentali pensano già a spartirsi la torta della ricostruzione e a gestire un finto sviluppo dell'area al servizio delle lobbies del mercato internazionale e delle mafie.

Molte ferite restano dunque aperte, sepolte dalla propaganda dei mezzi di informazione il cui unico scopo sembra essere quello di dimostrare chi ha avuto ragione e chi torto:

La guerra ha esasperato le tensioni etniche e sta portando alla fuga del popolo serbo dal Kosovo. Non è possibile inoltre comprendere quali potranno essere i tempi del ritorno a casa degli albanesi del kosovo né le enormi difficoltà di tornare ad una vita normale in un paese distrutto dalle bombe e dalle razzie dei serbi.

L'UCK è rimasto di fatto un esercito a tutti gli effetti, legittimato e armato dagli Stati Uniti, finanziato dai traffici di droga nonché determinato a continuare sulla strada della separazione del Kosovo dalla Serbia.

La federazione Jugoslava è un paese distrutto dalle bombe costretto ad affrontare un disastro economico e ambientale senza precedenti e rimane saldamente in mano a Milosevic il quale ha innalzato ulteriormente il livello della politica ultranazionalista per tentare di consolidare il suo potere.

Nessuno degli stati della ex Jugoslavia rimarrà immune dagli effetti della guerra e non si riesce ad intravedere un progetto politico credibile e realistico di pacificazone e di effettivo sviluppo sociale ed economico per i Balcani. L'unica cosa chiara sembrano essere gli interessi economici e strategici che indirizzeranno gli interventi nell'immediato futuro.

I 78 giorni di bombardamenti hanno messo in evidenza il ruolo determinante dei mass-media nel legittimare la guerra e le sue pretese umanitarie e contemporaneamente nell'oscurare il vasto movimento pacifista che tenacemente ha portato avanti una campagna di sensibilizzazione e controinformazione seria e costruttiva.

Affermiamo ancora una volta la validità della proposta nonviolenta e di azione dal basso che metta al primo posto la lotta contro il militarismo, il nazionalismo e tutti gli integralismi, per l'eliminazione di ogni tipo di violenza e di sfruttamento e quindi per un reale ed equo sviluppo del mondo intero"

Il Comitato non smobilita ed ha già in cantiere nuove iniziative.

B.V.



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