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Da "Umanità Nova" n.23 del 27 giugno 1999

Uruguay: viaggio nella realtà sociale
Lotte operaie, discriminazione razziale, corruzione politica, radio di quartiere, desaparecidos

Con questa seconda parte, dedicata alla situazione sociale del paese, si conclude il breve 'viaggio' nella realtà dell'Uruguay. Il segretariato dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche, che ha curato la stesura di questo materiale, può essere contattato, per eventuali approfondimenti ai seguenti recapiti: IFA, casella postale 17127, 20170 Milano, fax 022551994, E-mail: ifanarch@tin.it

Lotte operaie a Montevideo

Da più di un mese l'unica vetreria della capitale - Cristalerias del Uruguay - è occupata dagli oltre 200 lavoratori che sono in lotta contro il loro licenziamento e la chiusura della fabbrica, decretata dai proprietari , intenzionati a importare il prodotto dal Brasile. Anche in quell'area vale la logica del produrre al minor costo possibile, infischiandosene delle conseguenze sociali.

Il sindacato PIT-CNT ha appoggiato formalmente la lotta, lo stesso hanno fatto sia l'amministrazione comunale di sinistra che governa Montevideo, che la coalizione di sinistra 'Frente Amplio - Encuentro Progresista". Anche la chiesa ha denunciato i guasti del capitalismo 'selvaggio' e l'arcivescovo si è recato in visita allo stabilimento occupato.

Forse l'imminente scadenza elettorale non è estranea al sorgere di tanta solidarietà...

I lavoratori intanto mantengono i forni accesi e dopo aver valutato la possibilità di gestire la produzione, o in autogestione o in cooperativa, acquistando i macchinari dalla proprietà, stanno ora pensando a forme di lotta più incisive. La richiesta avanzata dai padroni, 10 milioni di dollari, è parsa infatti proibitiva ad operai che percepivano salari mensili di 1300 dollari, particolarmente alti nel panorama uruguaiano, e che si consideravano quasi dei privilegiati nel contesto operaio del paese (le ultime lotte di questa fabbrica risalgono al periodo precedente la dittatura militare degli anni '70) .

Comunque sia i lavoratori cercano ora di mantenere l'autonomia della loro azione e di stringere legami con altre situazioni operaie in lotta. La loro situazione è puntualmente seguita da un radio di quartiere, la radio Quiebrayugos che, tutti i giorni, informa il territorio circostante, trasmettendo dalla fabbrica occupata; di fatto attraverso la radio si organizzano le diverse attività di sostegno, i cortei e le manifestazioni per il quartiere, la raccolta dei recipienti di plastica per denunciare l'inquinamento ambientale, e così via.

La vicenda di questa fabbrica è esemplare della crisi che ha investito il paese. Al pari di altre produzioni importanti del paese anch'essa è stata investita dai processi di ristrutturazione in corso su scala mondiale che stanno facendo letteralmente a pezzi i settori economici più deboli, caratterizzati da livelli tecnologici 'arretrati' e da costi del lavoro considerati alti. E anch'essa ha dovuto fare i conti con l'accondiscendenza sindacale a partecipare alla 'razionalizzazione' dell'economia e con il ritardo operaio e sociale ad attrezzarsi per rispondere all'attacco. L'unica risposta possibile alla globalizzazione del mercato è la globalizzazione della lotta sociale.

Essere neri sul mar del Plata

Stretta è la relazione che esiste tra discriminazione materiale e quella culturale. Tra salari bassi, qualità del lavoro e esclusione sociale. Ne abbiamo una conferma analizzando la condizione della minoranza nera che costituisce il 5,9% dei 3,1 milioni di uruguaiani. Oltre 180.000 persone che non hanno accesso, se non in minima parte, all'istruzione superiore, che guadagnano di meno dei bianchi per lo stesso tipo di lavoro, che, nella componente femminile, sono maggiormente sottoposte a molestie sessuali. Un quadro di sofferenza sociale che spinge la comunità nera a nascondersi, ad occultarsi, come se il sottrarsi all'immagine corrente che il bianco ha di essa possa favorire un ipotetico processo di eguaglianza razziale. E così si arriva al paradosso che durante le sfilate del Carnevale, le comparse nere siano interpretate in buona parte da bianchi, in quanto i neri temono che il loro senso del ritmo, della danza - espressioni naturali della loro comunità - possa essere interpretato come un elemento di arretratezza culturale. Ma nell'istante stesso che questo pensiero si afferma, nell'accettazione di un inesistente superiorità dell'organismo sociale dominante, ecco che trova giustificazione la stessa discriminazione salariale e sociale in un perverso rapporto reciproco che non può trovare via d'uscita se non nell'affermazione della propria identità in un processo di liberazione collettiva.

Alle urne tra scandali e corruzione

Il 25 aprile è ufficialmente iniziata nel paese la campagna elettorale per le presidenziali, ma già in gennaio erano visibili sui muri della città i manifesti di propaganda per le primarie, su modello statunitense. Per la prima volta infatti il futuro presidente dell'Uruguay sarà eletto dopo essere passato per il vaglio (obbligatorio) delle elezioni primarie interne ai singoli partiti e dopo aver vinto, il 28 novembre, il ballottaggio con l'altro candidato più votato, sempre che al primo turno non abbia raggiunto la maggioranza assoluta dei voti. Una sarabanda elettorale della durata di oltre un anno che ha l'obiettivo di rafforzare l'esecutivo e di superare il frazionamento interno ai due principali partiti borghesi che, da sempre, si contendono il potere: il Partido Colorado e il Partido Nacional o Blanco.

Nel sistema precedente ogni partito poteva presentare una lista di candidati; gli elettori sceglievano prima di tutto il partito poi davano la preferenza al candidato. Poteva risultare eletto così un presidente con una percentuale irrisoria , ma il cui partito aveva conquistato la maggioranza dei votanti, mentre un candidato che avesse riportato la percentuale più alta a suo favore poteva essere superato da un avversario il cui partito avesse vinto. E poiché questa situazione si è verificata l'ultima volta, a danno di Tabarè Vàsquez, candidato del fronte progressista, che aveva superato nettamente il presidente in carica Sanguinetti, i due partiti borghesi si sono cautelati varando una riforma elettorale che dovrebbe, accorpando l'elettorato moderato, bloccare l'ascesa al potere delle sinistre che, con la formula del Frente Amplio, già governano la città di Montevideo. Quello che non avevano previsto è che la feroce guerra interna scatenatasi per vincere le primarie e proporre quindi un candidato unico ha messo a nudo un sistema di potere basato sulla corruzione dilagante e su cordate di interessi contrastanti che nella repressione dei bisogni popolari avevano trovato un punto di equilibrio. Così la cronaca ha registrato accuse e contraccuse tra esponenti Blancos e Colorados , con rese di conti interne ai due partiti accompagnate da minacce di boicottaggio elettorale e di passaggio, armi e bagagli, alla sinistra. Sinistra che, analogamente a quella europea, è del tutto schierata a difesa dei processi di ristrutturazione capitalista, senza un pur vago progetto di sapore riformista in testa. In questo quadro l'adesione di formazioni storiche, come quella dei Tupamaros, allo schieramento del Frente Amplio-Encuentro Progresista, è un'ulteriore conferma di una deriva parlamentarista di un progetto che non ha saputo, né voluto, fare i conti con una prospettiva autogestionaria dell'agire sociale, al di fuori e contro ogni pratica di combattentismo separato.

Il segretariato dell'Internazionale di Federazioni Anarchiche


Le radio di quartiere

Le radio di quartiere sono una caratteristica di Montevideo. Antenne mobili, piccoli apparati di trasmissione, sono gli strumenti che vari collettivi della città uruguaiana utilizzano per far conoscere le loro opinioni e per far circolare le informazioni relative al territorio che "coprono". Con trasmissioni periodiche su appuntamento, pubblicizzate con murales e volantini, esse rappresentano un utile, se non fondamentale, strumento di mobilitazione e di aggregazione in una città molto vasta e di per se stessa dispersiva. Generalmente illegali (anche se qualche settore preme per un loro riconoscimento istituzionale) vengono montate alla bisogna negli appartamenti, nei garage, negli scantinati disponibili, trasmettono per qualche ora in un raggio di pochi chilometri per poi sparire in qualche magazzino in attesa del prossimo appuntamento. Invitati da un gruppo di giovani libertari, che hanno dato vita a Radio Quiebrayugos, abbiamo potuto seguirli nella loro azione. Le scritte di propaganda sui muri, la preparazione delle audiocassette, il montaggio dell'antenna, il collegamento dei piccoli apparati di trasmissione, la suddivisione degli interventi orali, la scelta delle musiche: tutto evidenzia una grande attenzione nel rivolgersi agli abitanti del circondario nella consapevolezza di usare uno strumento molto invadente, ma anche duttile e maneggevole, ancora facilmente controllabile grazie alle sue caratteristiche di base. Caratteristiche che si ritrovano in parte anche in radio più "importanti" come quella che ospita il Collettivo "Testimonios", un gruppo di lavoro sempre attento alle lotte sociali, alle espressioni culturali, alle radici dei movimenti di lotta, alla controinformazione, o come la 'Radio de la villa' che trasmette dal Cerro, il quartiere storico operaio della città, oggi in profonda trasformazione. Insomma una fitta rete di onde radio sovversive percorre in lungo ed in largo la capitale uruguaiana: un protagonismo sociale che non si fa incasellare nei "network" di turno.


'Desaparecidos' Anarchici

Nei giorni scorsi, da Montevideo, i familiari di cinque compagni italo-uruguaiani si sono rivolti alla magistratura italiana presentando una denuncia formale nei confronti di un gruppo di militari responsabili della scomparsa di quattro di loro e della morte del quinto. I quattro 'desaparecidos' sono: Gerardo Gatti, Juan Pablo Recagno, Andrea Bellizzi e Armando Arnone. Alvaro Banfi è il nome del compagno di cui vi è certezza dell'assassinio. Di tutti questi il più noto è sicuramente Gerardo Gatti, tra i fondatori della Federazione Anarchica Uruguaiana e del sindacato CNT, che fu sequestrato nel 1976, con Leon Duarte ed altri compagni anarchici, nella capitale argentina Buenos Aires da un gruppo operativo speciale delle forze armate uruguaiane, denominato OCOA, che agiva in combutta con gli altri militari argentini, cileni, brasiliani, paraguaiani, all'interno del famigerato Piano Condor. L'OCOA chiese allora per la liberazione di Gatti un milione di dollari USA. Di questi compagni, come di molti altri, si perse ogni traccia, stritolati come furono dalla macchina omicida del potere, e solo oggi , grazie alle iniziative internazionali contro Pinochet e più in generale contro la politica di sterminio praticata dai governi militari dell'epoca, su istigazione nord-americana, i loro nomi ritornano alla memoria collettiva (i loro compagni non li hanno di certo mai dimenticati).

Anche per loro si deve imporre il rispetto della verità e della dignità umana.



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