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Da "Umanità Nova" n.23 del 27 giugno 1999

Letture

Riccardo Petrella, Il bene comune. Elogio della solidarietà, Diabasis (viale Isonzo 8, 42100 Reggio Emilia), 1997, pp. 120, L. 15mila

Riccardo Petrella, docente di Economia e Lavoro in Belgio e Presidente del Gruppo di Lisbona, è noto al lettore italiano per i suoi scritti su Le Monde Diplomatique, della cui Associazione è Presidente. In questo pamphlet che si legge tutto d'un fiato, l'obiettivo è smontare i miti del neo-liberismo, svelandolo nella sua nuda crudità: l'accaparramento di profitti da parte di pochi, a danno dei molti che si impoveriscono e, cosa più micidiale, smarriscono il senso del legame che tiene unita una società al di là dei suoi risvolti produttivi e riproduttivi, ossia al di là di tutto ciò che è interno al mercato, cioè senso di appartenenza, storia comune, passioni, affetti, umanità, solidarietà.

Per fare questo, il neoliberismo è riuscito a dissimulare la propria ideologia dietro i fumi di una caduta rovinosa delle ideologie altrui, culminate con il crollo del muro di Berlino circa dieci anni fa e l'implosione del sistema sovietico, il quale a sua volta dissimulava la propria ideologia (e prassi) di barbarie dietro l'antagonismo ufficiale al sistema capitalistico di cui pretestuosamente e furbamente si ammantava. Nulla di più falso, ovviamente.

Petrella mette nero su bianco la nuova Tavola di Mosé, con 6 comandamenti neo-liberisti cui prestare ossequio: 1) mondializzazione (bisogna adattarsi alla mondializzazione attuale dei capitali, dei mercati, delle imprese); 2) innovazione tecnologica (devi innovare costantemente per ridurre i costi); 3) liberalizzazione (apertura totale di tutti i mercati: che il mondo sia un solo mercato, eccetto la libertà di movimento delle masse all'assedio delle fortezze dorate della ricchezza); 4) deregulation (dai il potere al mercato senza opporre resistenza alla globalizzazione); 5) privatizzazione (l'impresa privata deve governare la società nelle sue funzioni e nei suoi servizi infrastrutturali); 6) competitività (sii il più competitivo possibile se vuoi sopravvivere: sarai il migliore, il vincente).

Questi sono i tratti di superficie con cui si presenta il neoliberismo oggi dominante (anche con governi di sinistra). Esso rinvia a 4 grandi aree conflittuali: l'ideologia (pensiero unico), il capitale, la tecnologia, la cultura (non solo politica). In queste aree si dovrà concentrare un grande sforzo distruttivo, magari utilizzando alcune lotte in corso, come quella suggerita dallo stesso Petrella: l'acqua. Oggi quasi un miliardo di individui non hanno accesso all'acqua potabile, che pure costituisce quasi il 90% degli elementi presenti nel globo terracqueo (appunto). Essa viene trattata come merce, privatizzata, redistribuita in funzione della produttività di profitti, nonostante la sua mancanza, poi, costi di più alla società che deve preoccuparsi del degrado territoriale, della siccità del terreno, delle condizioni sanitarie insalubri, della "aridità" culturale.

Petrella individua nelle miriadi di gruppi e associazioni di base, di ong e di militanti diffusi, i protagonisti di una lotta di resistenza che tale rimarrà senza collegamenti a rete per rafforzare un tessuto vitale da contrapporre ai mercanti di morte. E' l'uovo di Colombo: il federalismo a partire dal basso, e la conflittualità gradualista che mira a sottrarsi dalle grinfie velenose del nemico, a liberare spazi di sopravvivenza dentro cui poter rilanciare orizzonti di civiltà per tutti e per ciascuno.

Salvo Vaccaro



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