Da "Umanità Nova" n.24 del 4 luglio 1999
La voce dei lettori
Dibattito su piacere e militanza anarchica
L'anarchia come organizzazione della libertà
La superiorità dell'idea anarchica è tutta racchiusa nella
presunzione che sia possibile organizzare la società con strutture
sociali non coercitive e proprio perché tali capaci di assolvere ai
bisogni di ogni individuo.
Le strutture sociali che mi prefiguro nella società comunista anarchica
dovranno essere capaci di rispondere alla complessità dei bisogni che
hanno raggiunte le nostre società sia nell'occidente sviluppato - ovvero
nelle società dove tumultuante è lo sviluppo del capitale - sia
nei paesi dove le masse devono ancora fare i conti con il soddisfacimento dei
bisogni primari. Certo è pensabile che in una società non
gerarchica dove a dettare le leggi dell'economia non sarà
l'accaparramento del profitto ma la soddisfazione dei bisogni molte strutture
sia di organizzazione sociale sia di produzione - saranno semplificate - basti
pensare alla ricchezza sociale che viene distrutta nella concorrenza
capitalista in evidente contrasto con la ricchezza che questa genera per il
capitalista (un esempio tra i tanti: quando alcuni anni fa il marco tedesco era
supervalutato nel cambio con la lira, avveniva che molti cittadini tedeschi
venivano a comprare automobili tedesche in Italia per poi riportarle in
Germania. Non occorre essere grandi economisti per presupporre che l'acquisto
dell'auto in Germania senza il passaggio in Italia sarebbe stato dal punto di
vista dell'economia generale del sistema più razionale). Questa
digressione per dire che la complessità che dovremmo affrontare non
è quella data, in quanto venendo a cadere il presupposto della guerra
economica, l'organizzazione della produzione e della distribuzione potranno
avere caratteristiche più razionali che molto probabilmente
avvicineranno il luogo della produzione con quella del consumo. Ma ciò
detto non è pensabile una semplificazione che ci riporti ad un idilliaco
ritorno allo stato di natura, per cui i problemi che il comunismo anarchico
dovrà affrontare saranno complessi e abbisogneranno di strutture sociali
ed organizzative complesse. La presunzione sta proprio in questo: pensare che
non solo è possibile organizzare tutto ciò in maniera libertaria
- ovvero senza sfruttamento e sottomissione - ma che è anche l'unico
modo possibile per dare un futuro alle speranze dell'umanità, per
fuoriuscire dalle tenebre della preistoria che ci inchiodano alla fame, alla
violenza delle guerre, all'allargamento dell'esclusione sociale.
Tutto ciò ci rimanda al problema della nostra organizzazione, ovvero, da
quel che vorremmo che accadesse a quello che siamo.
Bene ha fatto Cosimo Scarinzi (cfr. UN 11/'99) a porre con chiarezza nella
parte finale del suo articolo "Realizzazione del piacere e militanza anarchica"
il problema. "In particolare quella anarchica (la militanza), richiede un
impegno lontanissimo dall'idea corrente di spontaneità" e più
oltre continua affermando che "un'organizzazione che si pretende
rivoluzionaria, in genere, e quella anarchica in particolare, vive invece (a
differenza dei partiti finanziati dallo stato e dalle lobby economiche) solo
dell'attività dei suoi militanti e tende a richiedere, implicitamente,
un impegno notevole". Proseguendo nel suo ragionamento, Cosimo sottolinea la
stridente contraddizione tra la rivolta soggettiva di ogni compagno anarchico
che non intende sacrificarsi a vincoli imposti e di godere della propria vita
senza vincoli liberamente accettati e le necessità della militanza che
richiedono l'assunzione di responsabilità e di impegni che spesso non
corrispondono agli interessi immediati del singolo compagno.
Il problema così enunciato fotografa bene la realtà del
movimento, e io credo che ciò valga sia per le strutture federate alla
FAI e sia per le altre realtà organizzative, vuoi che sino gruppi locali
o la redazione di Comunismo Libertario come per il mio caso.
Io credo che sul problema dell'organizzazione bisogna ricollegarci a quello che
accennavo riguardo il comunismo libertario; ovvero anche per l'organizzazione
bisogna avere la presunzione di poter costruire un modello organizzativo che
non si plasmi su quello delle organizzazioni autoritarie, dove la militanza o
è mestiere, e il più delle volte lo è, o è
moralisticamente sacrificio personale. La militanza nell'organizzazione
anarchica deve poter coniugare la rivolta soggettiva e la voglia di vivere con
le esigenze dell'azione politica che va oltre l'immediato personale. Ciò
detto siamo ancora nel campo delle aspirazioni. Anzi così come enunciata
l'aspirazione è mal posta, infatti così dicendo si afferma che
è possibile, già oggi all'interno di questa società,
sviluppare una rivolta soggettiva che ci consenta di godere a pieno della
nostra vita senza vincoli di impegni liberamente assunti e che in fondo la
militanza non è che una scelta esterna a questo percorso soggettivo che
si assume per aiutare gli altri. La realtà noi sappiamo che non è
questa, sappiamo che gli spazi di libertà che oggi è possibile
ritagliare sono limitati e confliggono con le libertà degli altri. Siamo
d'altronde convinti che la libertà non possa essere definita in negativo
secondo il motto liberale che delimita la libertà dell'uno là
dove inizia la libertà dell'altro, quanto piuttosto da una concezione
espansiva del concetto di libertà così come brillantemente
l'hanno definita Bakunin e tutti i libertari, ovvero la libertà dell'uno
si realizza e si espande solo con la libertà degli altri. La rivolta
soggettiva, l'appagamento dei propri desideri possono trovare soluzione
attraverso un percorso collettivo nel quale l'organizzazione degli anarchici
è uno degli elementi più importanti e la militanza è
l'espressione cosciente della rivolta soggettiva e strumento esso stesso di
gratificazione e realizzazione del piacere.
Così come sarà la rivoluzione - o anche la semplice lotta - a
cambiare la coscienza degli uomini e delle masse - è la militanza, vista
essenzialmente come elemento di cooperazione per il raggiungimento di fini
comuni a garantire la possibilità di conquistare subito spazi di vita
sociale non autoritari né gregari.
Il fatto che oggi molti militanti vivano la loro esperienza organizzativa in
modo alienante dipende anche dal fatto che esiste una platea molto ampia di
simpatie attorno al movimento anarchico e ciò fa sì che non
sempre sia chiaro lo spartiacque tra chi guarda e chi fa, tra attori e
spettatori, determinate probabilmente una discrepanza tra presunte
potenzialità ed affettiva capacità di agire, e ciò, forse
più delle fatiche fisiche, determina stati di frustrazione che
alimentano il nostro interrogarsi sul senso della militanza.
Nel concreto significa dividere la nostra strada da chi intende l'anarchia solo
come opzione esistenziale o peggio semplice affermazione del proprio io,
significa sapere quali e quante forze sono disponibili a misurarsi sul terreno
dell'impegno organizzativo, e importante a questo proposito la sollecitazione
di Cosimo alla "costruzione di ambiti di collaborazione e di confronto fra
compagni che condividono lo stesso programma generale, agiscono in contesti
immediati diversi e con diverse modalità di azione al fine di rafforzare
la nostra azione, valorizzare le esperienze particolari, garantirci reciproca
solidarietà."
Carmine Valente
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