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Da "Umanità Nova" n.24 del 4 luglio 1999

L'ex comunista Giulio Seniga e gli anarchici

All'età di 85 anni è scomparso Giulio Seniga, un personaggio della vita politica italiana che ha avuto notevole importanza, soprattutto per la sua lotta allo stalinismo che aveva conosciuto dall'interno dell'apparato dirigenziale del PCI e quindi rifiutato, nel 1954, con una scelta ancora molto rara e costosa.

Aveva iniziato l'attività nella Resistenza, prima come sindacalista all'Alfa Romeo (estate del 1943) e poi come Commissario Politico della Brigata Garibaldi attiva nella Repubblica partigiana della Val d'Ossola. Da qui l'ingresso nel PCI e l'assegnazione di incarichi delicati, dal 1948 al 1954, come la "scuola-quadri" e la sicurezza dei dirigenti e degli archivi del partito. A livello individuale si rende conto dei danni della burocrazia e del trasformismo, del compromesso e del culto della personalità, pratiche tipiche dei vertici togliattiani con i quali rompe in modo clamoroso, insieme alla propria compagna Anita Galliussi. Insieme sosterranno gli effetti di una campagna di minacce e di calunnie personali, tipico modo dell'apparato totalitario per evitare di fare i conti con il significato politico della rottura. La sua uscita determinerà l'emarginazione, ad opera di Togliatti, di Pietro Secchia, l'uomo "che amava la lotta armata", e di cui Seniga era stretto collaboratore.

La diaspora di intellettuali dal PCI, seguita alla repressione della rivolta operaia ungherese del 1956, favorisce, ma non troppo, l'attenzione critica verso l'URSS e i suoi metodi. Seniga riesce a rompere l'isolamento attraverso contatti con i non numerosi antistalinisti della metà degli anni Cinquanta e quindi conosce e collabora con diversi anarchici, tra i quali Umberto Tommasini, e libertari, tra cui Pier Carlo Masini. Con essi, e con bordighisti (Onorato Damen), trotzkisti (Barbara Tresso), socialisti (Giuseppe Favarelli), e qualche personalità della cultura (Ignazio Silone), darà vita al "Comitato italiano per la verità sui misfatti dello stalinismo" che, tra mille difficoltà e boicottaggi della sinistra più o meno legata al PCI, cercherà di far circolare scritti che si potrebbero definire di "controinformazione storica". Il compito è sproporzionato, considerando i potenti mezzi della cultura asservita al PCI, ma ugualmente escono opere di avanguardia come Duecento comunisti italiani vittime dello stalinismo. Lo strumento è la casa editrice Azione Comune, animata e sostenuta in prima persona da Seniga che, secondo gli stalinisti del PCI, "era scappato con la cassa del partito". Tra i titoli di Azione Comune, attiva dai primi anni Sessanta, si ritrovano testi del socialismo antiautoritario, come quelli di Andrea Caffi (Socialismo libertario), di Alessandra Kollontai (Opposizione operaia in URSS), di Ida Mett (La rivolta di Kronstadt) e di anarchici come Camillo Berneri (Mussolini :psicologia di un dittatore) e Armando Borghi (La rivoluzione mancata). Con le difficoltà croniche della editoria anarchica dell'epoca, questi titoli circolano nei gruppi e nei circoli e anche su di essi si formano parte dei militanti pre e post Sessantotto.

Da un punto di vista organizzativo, negli anni Sessanta, Seniga aderisce al Partito Socialista schierandosi ovviamente tra coloro che cercano di favorire un processo di maggiore autonomia dal PCI, anche con una intensa attività giornalistica. Il suo lavoro editoriale sembra ora svilupparsi all'interno della Sugar, dove nel 1964 appare l'importante lavoro, curato da Pier Carlo Masini e Alberto Sorti, Scritti scelti di Camillo Berneri. Pietrogrado 1917. Barcellona 1937.

Il declino dello stalinismo e degli apparati di partito sui movimenti popolari, evidente a partire dagli anni Settanta, deve più di qualcosa a questo militante socialista e al suo impegno testardo e controcorrente dalla metà degli anni Cinquanta in poi.

Claudio Venza e Franco Bertolucci



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