![]() Da "Umanità Nova" n.25 del 25 luglio 1999 Tempi moderniCome è noto, a settembre lo scenario sociale sarà agitato da diverse e rilevanti questioni. In primo luogo, come sempre, vi sarà la legge finanziaria e, in questo caso, le scelte che il governo farà o non farà sul nodo delle pensioni. Ad oggi la situazione è tutt'altro che chiara e può così essere schematizzata: - prima delle elezioni il governo si è espresso per una politica rigorosa il che, nel caso specifico, comporta l'ennesimo taglio delle pensioni; - dopo le elezioni, e preso atto dello scarso gradimento manifestato dall'elettorato, è stata ribadita la necessità di concertare con CGIL-CISL-UIL la politica previdenziale; - nelle settimane seguenti è cominciata una campagna di stampa, ivi compresa la stampa di area governativa, volta a dimostrare la necessità di nuovi tagli se si vuole risanare il bilancio pubblico e rilanciare l'accumulazione. Su questa materia i sindacati istituzionali hanno mostrato una certa qual unità di intenti e di condotta. Dal punto di vista mediatico il leader sindacale che si è più esibito nel ruolo di amico del popolo è l'ineffabile D'Antoni che sembra se non un sovversivo quantomeno un riformista classista vecchio stile. Per evitare equivoci è bene ricordare che tale sembra senza, in alcuna maniera, esserlo. Nel frattempo, lo scenario sindacale è stato perturbato da una serie di scioperi nel settore dei trasporti che hanno provocato la solita campagna contro i malvagi salariati del settore e l'altrettanto solita richiesta di misure contro l'esercizio dello sciopero da parte loro. Vi è, però, su questo fronte, una situazione più complicata che in passato visto che la CISL e la UIL, in particolare nelle ferrovie, hanno ritenuto di partecipare a mobilitazioni comuni sia con i sindacati di base che con quelli autonomi. Di conseguenza, quando il leader della CGIL Cofferati ha ritenuto di presentarsi come uomo più realista del re ed ha richiesto che il governo mostrasse più coraggio e imponesse una normativa antisciopero più rigorosa, il solito D'Antoni ha assunto una posizione garantista ed ha difeso i diritti sindacali dei lavoratori del settore dei trasporti. Un'attitudine del genere merita alcune riflessioni a parte. È noto che la CISL non da oggi pratica una sorta di politica del doppio binario: da una parte sindacato moderato e governativo, dall'altra sindacato spregiudicato e disposto a coprire, in qualche misura, mobilitazioni di categoria relativamente vivaci. Nella situazione attuale, poi, la CISL ha qualche problema in più rispetto al passato visto che non è, come nei suoi anni d'oro, il principale interlocutore sindacale del governo e che questo ruolo è passato alla CGIL. Come molti compagni ricorderanno, le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie del pubblico impiego hanno visto lo "storico" sorpasso della CGIL su di una CISL non più in grado di garantire gli interessi clientelari che per decenni aveva organizzato e coltivato. La CISL, di conseguenza, deve ritagliarsi uno spazio sindacale, politico e mediatico parzialmente diverso che in passato e fare i conti con la decomposizione accelerata della sua tradizionale sponda politica e cioè della DC e delle schegge che ne sono sortite. D'Antoni e il gruppo dirigente che lo sostiene lavorano sul progetto di una grande CISL capace di raccogliere intorno al nucleo, costituito dalla CISL stessa, sia settori del mondo cattolico moderato come, per far un solo esempio, le strutture di radicamento sociale di Comunione e Liberazione che gran parte del complesso universo del sindacalismo autonoo del pubblico impiego uscito seccamente ridimensionato dalle vicende sindacali degli ultimi anni e, ancor più di quanto è successo alla CISL, dalle elezioni delle RSU. Per indicare una dinamica di questo tipo basta pensare al fatto che la nuova segreteria della CISAL è apertamente collocata su di una posizione "unitaria" nei confronti di CGIL-CISL-UIL e guarda con interesse al progetto della grande CISL. Il nerbo della CISAL, inoltre, è costituito proprio da alcuni sindacati del settore dei trasporti e, per quel che riguarda le ferrovie, dalla FISAFS che esprime una certa qual opposizione rispetto alla deriva moderata della sua confederazione e tenta aperture verso i settori più combattivi della categoria e, in particolare, nei confronti del COMU, l'organizzazione maggioritaria fra i macchinisti, espressione di un corporativismo, uso il termine in maniera neutra, disfunzionale rispetto alle attuali politiche padronali e governative nel settore ferroviario. Ci si trova, insomma, di fronte ad una situazione in movimento: l'attacco ai lavoratori del trasporto da parte della Confindustria e del governo produce reazioni importanti e interessanti che mettono in crisi equilibri consolidati da decenni, nel settore potrebbe crescere o un sindacalismo alternativo forte ed incisivo o un sindacalismo autonomo capace di cavalcare pratiche corporative presenti in vari segmenti dei lavoratori. La CGIL, per evidenti motivi, si pone come il sindacato "responsabile" e moderato e lascia spazio ad altre ipotesi che diversi soggetti sindacali cercano di definire ognuno sulla base della propria natura sociale. In una situazione del genere si tratta, dal nostro punto di vista, di operare perché: - lo scontento dei lavoratori dei trasporti non si risolva nell'ennesima nascita di un soggetto sindacale corporativo; - la demagogia della CISL non trovi spazio; - la messa in angolo della CGIL sia, per quanto è possibile, definitiva. Un ragionamento analogo vale per il tema delle pensioni, sarà, infatti, necessario costruire una campagna di informazione e di mobilitazione su questo tema che sappia, nel contempo, battere sia la pretesa di parte padronale di presentare il taglio delle pensioni come un attacco a presunti "privilegi" che la tentazione di rispondere a questo attacco limitandosi a difendere alcune situazioni particolari di segmenti della working class senza porre in campo rivendicazioni generali ed unificanti. CMS
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