Da "Umanità Nova" n.25 del 25 luglio 1999
Turchia, Ocalan e i Curdi
Resistere all'isteria patriottica
Nell'ultimo anno gli Usa hanno avviato un piano per il Medio Oriente con la
speranza di dividere l'Iraq ed isolare Saddam Hussein. L'idea era quella di
costituire un nuovo stato curdo governato da due leader curdi amici, Barzani e
Talebani, su una porzione del territorio iracheno. Questo stato amico degli Usa
nella parte settentrionale dell'Iraq, avrebbe rafforzato le posizioni
statunitensi contro i vicini stati ribelli come l'Iraq, la Siria e l'Iran.
L'America ha dato inizio a questo piano verso la fine del 1998 incontrando i
suoi leader preferiti. Naturalmente la Turchia vedeva uno stato curdo, anche
filo americano, alla sua frontiera come una minaccia. La Turchia ha una parte
della popolazione di origine curda e sta combattendo una guerra contro il PKK
che guida la guerriglia dei curdi.
Nell'ottobre 1998, spalleggiata dagli Usa, la Turchia ha aperto un caso
internazionale facendo pressioni sulla Siria affinché espellesse
Abdullah Ocalan, leader del PKK. Ocalan è partito prima di essere
estradato ed ha chiesto asilo a diversi stati europei. A seguito delle
pressioni turche e statunitensi questi hanno rifiutato di concedergli
l'ingresso nei loro paesi. Russia e Grecia, per loro interessi nazionali, hanno
accettato di "proteggere" Ocalan ma allo stesso tempo volevano evitare
qualsiasi conflitto con la Turchia. Tutti sappiamo cosa è accaduto dopo.
La Grecia, appoggiata dalla Russia e da altri stati occidentali ha
improvvisamente deciso di consegnare Ocalan nelle mani della Turchia. Questo
dimostra ancora una volta che i governi mettono i loro interessi prima di
quelli dei rifugiati politici. E ancora una volta ci insegna a non avere alcuna
fiducia nei governi (siano essi eletti o meno) di qualsiasi paese.
Il PKK iniziò la sua guerriglia a metà degli anni `80 quando al
potere erano ancora i militari ed erano più forti che mai. Le masse
curde risposero positivamente a questa guerra e la sostennero attivamente. Il
sostegno più attivo arrivò dai giovani delle campagne che non
avevano possibilità di lavoro e che avevano perso tutte le speranze di
un futuro migliore sotto il dominio turco.
Questa guerra di guerriglia raggiunse il culmine e il maggior numero di morti
da entrambi le parti, agli inizi degli anni `90 quando lo stato turco decise di
combattere la guerriglia ed i suoi sostenitori e simpatizzanti nel loro stesso
modo lanciandosi in una contro guerriglia. Lo stato organizzò le sue
bande segrete, sostenute dall'esercito, dalla polizia segreta e dalla
gendarmeria, per assassinare migliaia di curdi.
Tra il 1990 e il 1996 migliaia di villaggi del sud-est vennero distrutti o
bruciati ed i loro abitanti si trovarono davanti all'alternativa di
abbandonarli o essere uccisi. Molti "sparirono" ed i loro assassini vennero
nascosti e protetti dal governo ma, nonostante questo, il movimento di
guerriglia continuò a crescere.
Tuttavia nel 1996, dopo lo scandalo Sursulk, quando un incidente
automobilistico fece scoprire i collegamenti fra la polizia, gli squadroni
della morte, il crimine organizzato e i politici curdi filo-governativi, la
leadership del PKK credette che i militari avessero abbandonato la loro
politica e che fossero ora pronti a fare qualche concessione al movimento di
guerriglia curdo. Il PKK cercò di arrivare ad un compromesso ma non
riuscì ad ottenere alcunché in questo modo.
Negli ultimi tre anni Ocalan ha provato a negoziare sia con lo stato turco che
con i generali, egli credeva che questi ultimi volessero negoziare un accordo
pacifico; sfortunatamente per Ocalan non era questa la situazione. In seguito
Ocalan ripose tutte le sue speranze nel negoziato con lo stato ignorando i
movimenti di base curdi che avrebbero potuto essere degli utili alleati e
questo a causa del suo comportamento dittatoriale e della sua politica di
leader nazionalista. In larga parte comunque la tradizione culturale curda gli
ha permesso di assumere su di sé questo ruolo. Anche noi vogliamo vedere
la fine della guerra ma non attraverso un compromesso con lo stato ed i
generali. Ma, al contrario, vediamo la politicizzazione dei movimenti di base
del popolo curdo e l'aumento della lotta di classe come l'unica strada da
percorrere.
Oggi il Governo Turco si prepara a giustiziare Ocalan. I generali hanno
istruito il governo affinché la sua esecuzione avvenga il più
presto possibile. La Turchia è in crisi sia economicamente che
politicamente e lo stato spera di usare l'affare Ocalan e i sentimenti
patriottici popolari che vi sono associati per venir fuori da questa crisi
interna. Essi sperano anche che la morte di Ocalan porti alla sconfitta della
guerriglia curda ed alla fine del movimento curdo. Per favorire questo stanno
preparando una nuova legge sul "pentimento", che dovrebbe essere approvata dopo
le elezioni, destinata a dare l'amnistia ai guerriglieri che si arrendono.
Oggi Ocalan è prigioniero del noto stato torturatore Turco e noi
sappiamo che il potere vuole la sua morte. Noi alzeremo le nostre voci contro
la paranoia collettiva e l'isteria nazionalista creata dai nazionalisti turchi
e dallo stato turco che tentano di far passare Ocalan come il colpevole di
qualsiasi malvagità sia accaduta. Lo stato turco sta anche cercando di
schiacciare chiunque si opponga all'arresto di Ocalan rendendo in tal modo
ancora più importante la nostra opposizione. La storia dello stato turco
è piena di massacri etnici, come quello degli Armeni. Oggi è la
volta dei Curdi di essere massacrati. Ma è anche un problema razziale e
di classe. Noi combatteremo contro la repressione dello stato turco ma non
appoggeremo le posizioni nazionalistiche di Ocalan.
Naturalmente sosterremo la lotta del popolo curdo contro la repressione di
classe e razziale che lo colpisce. Si, la leadership turca spera di distruggere
il movimento curdo e tutte le altre opposizioni con la cattura e la probabile
esecuzione di Ocalan, ma non funzionerà in quanto i curdi continueranno
la loro opposizione che provocherà una ulteriore repressione statale.
Durante il Newroz, una festività curda, i Curdi si sono sollevati come
un unico corpo, formato da bambini, donne, giovani e vecchi per combattere
contro la polizia turca che ha cercato di disperderli. Solo ad Istanbul, nei
suoi poveri sobborghi, più di 1500 persone sono state arrestate e
picchiate. Dovunque c'è repressione ci sarà resistenza.
[Tratto da un articolo del "5th May Group", un gruppo anarchici turchi e curdi
operante nel Regno Unito. Tradotto ed adattato da "Black Flag", n. XX, 1999 a cura di P.]
Ultime dalla Turchia
Gli ultimi due numeri della pubblicazione anarchica turca, "Efendisizler"
(senza padrone) è stata messa fuorilegge dallo stato a causa degli
articoli sul problema curdo. Hanno sequestrato due volte le copie dalla
tipografia. "Efendisizler" scrive: "il nostro giornale continuerà ad
uscire. Quando hanno sequestrato il terzo numero abbiamo raccolto un po' di
soldi dai nostri compagni ma dopo il sequestro del quarto numero non abbiamo
più soldi per stampare il quinto. Quindi abbiamo bisogno ancora di
solidarietà".
efendisizler@hotmail.com
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