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Da "Umanità Nova" n.26 del 5 settembre 1999

Torturatori ed assassini
Brigata Folgore storie di normale militarismo

La morte dell'allievo parà nella caserma della scuola militare di paracadutismo di Pisa ha drammaticamente riportato la Brigata "Folgore" agli onori della cronaca nera. Ma non è un caso: questo corpo speciale, "fiore all'occhiello" dell'Esercito italiano, rappresenta l'esempio chiaro di cosa sia il militarismo e di quali effetti possa avere l'ideologia militarista. Le cronache della "Folgore" sono piene di incidenti (spesso mortali), di suicidi, di drammatici casi di nonnismo, di assassinii rimasti impuniti, di comandanti travolti dagli scandali, di interminabili procedimenti giudiziari. Insomma una serie infinita di vergogne che avrebbero dovuto provocare da tempo lo scioglimento di questa Brigata. Invece niente. Come ha dimostrato il caso delle torture in Somalia la "Folgore" supera ogni scandalo, ogni processo, ogni morte misteriosa. Di fronte alle accuse, le gerarchie militari fanno blocco, parlano di macchinazioni, di complotti di fantomatici movimenti "antimilitaristi e comunisti" e tutto si risolve nell'avvicendamento di qualche generale. Il potere politico, di destra come di sinistra, si limita a istituire qualche "commissione" che compie interminabili inchieste che si concludono con documenti sempre sostanzialmente assolutori. E tutto prosegue come prima: con i parà che si sfracellano al suolo nei lanci, con il nonnismo che viene coltivato e incentivato nelle caserme, con uno spirito fascista e razzista che domina nelle camerate. E' il militarismo che ogni volta trionfa e questo, evidentemente, per il semplice motivo che le forze armate italiane hanno bisogno di un corpo di esaltati e facinorosi pronti a tutto. Pronti soprattutto a obbedire a qualsiasi ordine senza porsi domande e farsi troppi problemi. In questa ottica il nonnismo svolge una funzione educatrice e di scrematura degli elementi più riottosi e meno adatti: non è casuale che gli episodi più gravi di nonnismo avvengono nella caserma di Pisa dove gli allievi parà hanno il primo impatto con la "Folgore", con le sue demenziali logiche, le logiche assassine del militarismo.

E questa scrematura è necessaria alla "Folgore" più che in altri reparti. Sono i parà il nerbo delle "forze di proiezione" dell'Esercito italiano, cioè il nerbo dei reparti destinati a penetrare in territorio nemico per operazioni belliche (oggi ipocritamente definite "operazioni di pace" o di "ingerenza umanitaria"). Sono i parà che devono penetrare in territorio nemico per preparare il terreno all'invasione o ai bombardamenti (è già successo pochi mesi fa quando alcuni incursori parà del "Col Moschin" sono stati incaricati di entrare in territorio kosovaro per guidare i bombardamenti della NATO e aiutare i guerriglieri dell'UCK).

Dal canto nostro non possiamo che ripetere che l'unica soluzione è l'immediato scioglimento della "Folgore" e la riconversione delle infrastrutture occupate da questa Brigata a Livorno, Pisa, Pistoia, Siena, Lucca, ecc. alla protezione civile. Non più fanatici parà addestrati a portare morte e distruzione ma vigili del fuoco e operatori della protezione civile capaci di portare aiuto alle popolazioni colpite dalle calamità naturali.

Proposta utopistica? Senza dubbio, ma cosa c'è di più realistico dell'utopia?

Al Varo



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