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Da "Umanità Nova" n.27 del 12 settembre 1999

Repressione a Livorno

Dalla fine di giugno, mese in cui si sono svolte ben due feste a carattere cittadino, organizzate, la prima, dalla Federazione Anarchica Livornese e dal Collettivo Spazi Sociali, la seconda, dalla redazione di Comunismo Libertario, la stampa locale si è dedicata per ben tre volte agli anarchici.

Lo ha fatto non tanto per evidenziare la grande riuscita di due iniziative che con musica, teatro, dibattiti, mostre, cinema hanno catalizzato l'attenzione di migliaia di cittadini livornesi e non, quanto per screditare il movimento anarchico attribuendoli la responsabilità di vari "attentati" accaduti in città nel giro di due mesi.

Il primo di questi alla sede locale del Partito dei Comunisti Italiani, il secondo ad un distributore della Shell, il terzo ad una concessionaria della Mercedes.

Non è un caso che in tutti e tre i fatti si sia parlato più o meno esplicitamente di anarchici. Le ultime elezioni, quelle del 13 giugno, hanno segnato una svolta rispetto alle precedenti: ben 42mila livornesi hanno disertato le urne, stabilendo il minimo storico di votanti.

Lungi da noi sostenere che il movimento anarchico a Livorno possa contare di 42mila militanti; certo è che, anche in una "città bulgara" come Livorno, dove storicamente si è sempre registrato un consenso straordinario al PCI prima ed al PDS dopo, cresce a vista d'occhio (e non potrebbe essere altrimenti viste le percentuali clamorose di disoccupazione e di degrado sociale) l'insofferenza dei cittadini nei confronti del potere locale.

Un'importante azione a questo riguardo viene quotidianamente svolta da quei compagni che, senza aver bisogno di attentati né tanto meno di nascondersi, hanno la pazienza e la costanza di lavorare con i cittadini per aprire sul territorio contraddizioni con il governo locale e nazionale.

Ambiente, spazi sociali, antimilitarismo, sindacato, immigrazione, disoccupazione sono tutti argomenti intorno ai quali si fa sentire la voce anarchica ed è forse per questo motivo che qualcuno ha tutto l'interesse a screditare il movimento anarchico ed a ricucire lo strappo che divide una buona parte dei cittadini dai "salotti buoni" della politica.

I metodi son sempre i soliti: accusare coloro che stanno fuori dal gregge di essere soggetti pericolosi per la collettività.

Anche i mezzi son sempre i soliti: da una parte gli attentati, che creano paura e distacco, dall'altra gli organi d'informazione di regime usati dalla questura locale come strumenti di diffusione automatica dei propri comunicati stampa.

Fin qui "niente di nuovo sul fronte occidentale": sennonché a pagare le conseguenze di questo attacco da parte del potere politico, repressivo e mediatico sono tre compagni appartenenti al gruppo "Il Silvestre" di Pisa.

Fermati a molti chilometri di distanza da una concessionaria Mercedes, dove pochi istanti prima aveva preso fuoco una macchina in esposizione, sono stati trasportati in questura e da lì nel carcere locale fino alla mattina del giorno dopo. Il Gip, il 17 agosto, ha confermato, come capi d'accusa, danneggiamento, detenzione, fabbricazione e trasporto di armi da guerra, dando agli inquirenti 6 mesi di tempo per ulteriori indagini.

Incredibile l'atto repressivo e intimidatorio operato nei confronti dei tre "Silvestri" che da subito si sono dichiarati totalmente estranei al fatto.

Assurdo il tentativo fatto dalla stampa locale (o dalla questura?) di tentare un minimo di collegamento tra questo episodio ed un altro attentato, accaduto ad un distributore della Shell nella prima settimana di luglio e reso pubblico intorno alla metà del mese di agosto, con tanto di civetta a carattere cubitale "gracchiante" di collegamenti internazionali tra anarchici attentatori.

Inquietante e segno dei tempi che si preparano, anzi che da tempo sono in fase di preparazione, il disegno che cerca di far passare a livello di opinione pubblica la solita equazione anarchici = bombe.

Dario



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