![]() Da "Umanità Nova" n.28 del 19 settembre 1999 Umanità Nova ancora... in festaEra ora! Da un po' di anni si aspettava la festa per Umanità Nova, e finalmente questa estate, sui muri dei vari comuni del reggiano, sono apparsi i manifesti nei quali un marinaio di Kronstadt invitava i passanti a parteciparvi, dal 2 al 5 settembre presso l'area sportiva di S. Martino in Rio, già sede della Fiera dell'Autogestione dell'anno passato. Si è trattato di un importante banco di prova sia per le capacità del circuito emiliano di sostenere una iniziativa che ormai si può considerare periodica, sia per l'agibilità politica degli anarchici sul territorio. Ma andiamo con ordine.
I dibattiti Il corpus principale della discussione, quest'anno, ha riguardato quello che è stato il fondamentale contributo dei libertari al movimento che, in primavera, si è opposto alla barbarie dell'intervento presunto "di pace" in Kosovo. Il primo incontro è stato sull'analisi della situazione balcanica e dell'imperialismo euroamericano, con le relazioni di Cosimo Scarinzi, Guido Barroero, Daniele Barbieri e Pino Cacucci, il secondo sulle iniziative messe in campo negli ultimi mesi, con Luciano Nicolini e Daniele Lugli. Entrambi hanno visto una buona presenza di pubblico e una discreta partecipazione al dibattito, ed hanno avuto puntuali resoconti su UN "quotidiana anarchica", leit-motiv di tutta la festa. Proprio il primo dibattito, quello del giovedì, con la redazione nazionale di Umanità Nova, è stato il primo cantiere operativo per la realizzazione di questa, sulla quale torneremo ampiamente in seguito. L'ultimo dibattito, la domenica pomeriggio, è stato purtroppo annullato per problemi logistici.
Gli spettacoli Quest'anno è stata fatta la scelta di coinvolgere alcuni "nomi" di richiamo, che hanno dato di buon grado la loro disponibilità, per incentivare l'iniziativa. L'antipasto, al giovedì, è stata la serata hard-core, con i correggesi Trikekum seguiti dagli Upside, storica band sassuolese che calca da oltre quindici anni i palchi improvvisati di centri sociali e feste, in Emilia e zone limitrofe, oltre ad alcune tournée all'estero. Buona è stata l'affluenza di giovani dai vari paesi del comprensorio, e molto riuscita la serata. Al venerdì Lalli, per la prima volta dal vivo dalle nostre parti con il nuovo gruppo, ha incantato giovani e meno giovani con la sua eccezionale voce e con le sue fresche poetiche, riscuotendo notevole successo. Il sabato è stata la serata del diluvio, e se consideriamo che, sotto un tendone dal quale entravano cascate d'acqua da tutte le parti, più forti degli scrosci erano gli applausi che seguivano ogni "classico" eseguito da Claudio Lolli, avremo la misura delle motivazioni che animavano partecipanti e organizzatori della festa. Con l'eccezionale accompagnamento di Paolo Capodacqua alla chitarra, Claudio ci ha saputo regalare oltre ai nuovi pezzi, "perle" storiche come "Anna di Francia", "Vecchia piccola borghesia", etc. L'entusiasmo non si è raffreddato quando Massimo Liberatori ha permesso agli "aficionados" di fare tardi ballando. E in barba alla malasorte, come nella migliore loro poetica, hanno chiuso la domenica sera fra le ovazioni di un pubblico ristretto ma partecipe i cinque della Bonifica Emiliano-Veneta, preceduti da un Alessio Lega che, alle prese con problemi all'impianto, ha dovuto tirare fuori tutta la grinta per farci sentire, oltre al repertorio classico, la nuova traduzione de "L'esagono" di Renaud (in verità pertinente) e la divertente instant-song sulla Folgore.
Le bandiere Lo spazio libreria, che oltre alla distribuzione delle case editrici militanti quest'anno si è arricchito di una ricca sezione antiquaria, ha ospitato uno dei pezzi forti della festa, che ha interessato la stampa, richiamato curiosi e visto uscire compagni/e che non riuscivano a dissimulare lacrime di commozione: la mostra delle bandiere storiche dell'anarchismo. Venticinque drappi rossi e neri, recanti ognuno una storia, hanno dato un effetto e una dimensione quasi fuori dal tempo ad una stanza destinata ad ospitare i libri che quelle storie tentano di raccontarle. Inquietante in posizione centrale, con la sua asta alabardata, il vessillo della CNT-FAI del 1936, testimone di uno dei momenti epocali in assoluto dell'anarchismo, molto ammirate la bandiera locale del gruppo "Spartaco", che sventolò nel 1920 durante il comizio di Malatesta alle Reggiane occupate, le numerosissime bandiere livornesi e apuane, fra cui quella del Gruppo Antireligioso Pietro Gori, e poi quelle del Genovesato, roccaforte storica dell'anarchismo operaio, e poi le romagnole, le marchigiane e chi più ne ha più ne metta.
La gastronomia Perfetta come un orologio è stata l'organizzazione della cucina, che si è avvalsa anche quest'anno di prodotti biologici e rifornimenti provenienti da cooperative, situazioni di autogestione ecc. Al grossissimo lavoro dei compagni/e addetti, hanno fatto onore forse un migliaio di avventori, fra cui la comitiva di compagni/e carrarini e gragnanini, che hanno avuto l'ottima idea di prendere un pullman per farci compagnia sabato a pranzo.
La "Federazione piccoli anarchici" Ebbene no, la sigla di sopra non è l'ennesima invenzione di qualche truce partitaro della Bassa Padana, ma campeggiava sul cartello che hanno scritto i bambini presenti, che non potendo usufruire causa maltempo dello spazio apposito, si sono divertiti come potevano girando per gli stands coperti a distribuire i giornali della libreria, dando esempio di strillonaggio a tanti compagni/e più grandi, e, a quanto sembra, ricavandoci la meritata "paghetta" per la bibita e il gelato. Che dire? Se son rose... fioriranno.
La "quotidiana anarchica" Non sappiamo se questa dicitura sarebbe piaciuta a Malatesta, digiuno, per sua stessa ammissione, da nozioni di epistemologia del linguaggio, ma sta di fatto che, da un'idea nata per scherzo, è uscita la prima serie quotidiana di Umanità Nova dal dopoguerra. Per quattro giorni la Redazione Nazionale ed i volenterosi che hanno collaborato, si sono ritrovati in uno spazio appositamente allestito con computer, scanner e stampante, producendo tre numeri in fotocopia, autofinanziati con la vendita, che oltre ad essere un fatto aggregativo per tutti i partecipanti, sono riusciti ad andare oltre l'ambito dei commenti alla Festa, per dare uno sguardo anche su quello che accadeva nel mondo. Sulla quotidiana hanno difatti trovato spazio resoconti dei dibattiti e dei concerti, recensioni delle opere recenti delle "personalità" intervenute, come per l'ultimo libro di Cacucci e per il Cd della BEV, interviste ai gruppi hard-core e a Lalli, per la quale ci ha "prestato" la sua firma lo stesso Barbieri (chissà cosa ne pensano al "Manifesto"?), interventi sulla festa e interviste agli organizzatori. Ma ci sono stati anche pezzi di commento sulla situazione sindacale in Francia, sulla ristrutturazione dell'arsenale militare di Taranto, sulle speculazioni edilizie a Lugano, sulle ultime sparate di Wojtyla Carol, e quant'altro. I tre numeri sono usciti con tre griglie grafiche diverse, per dare conto e stimolare la partecipazione sul rinnovamento del "look" del giornale. E sulla partecipazione bisogna proprio rilevare il maggiore limite che gli stessi redattori hanno sottolineato nei quattro giorni: il giornale che doveva essere interattivo, salvo sporadiche collaborazioni, è stato fatto in buona sostanza da chi già lo fa. Certo si scontano in questo i problemi di ogni festa: gli organizzatori sono impegnati a lavorare, i visitatori sono impegnati a divertirsi. Ma poiché l'ottica anarchica contempla l'integrazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale, e rifiuta la logica degli "specialisti", varrà la pena in futuro fare altri tentativi di coinvolgimento nel lavoro redazionale di lettori, abbonati e simpatizzanti. In fondo, è stata la prima volta... Interessante è stato l'intreccio della quotidiana con la stampa, locale e non, che si è verificato. Alla Festa Libertaria per Umanità Nova i giornali, in particolare la Gazzetta di Reggio, hanno dedicato uno spazio superiore anche rispetto a quello della Fiera dell'anno scorso, dato che articoli, trafiletti e segnalazioni in colonna si sono contati a decine. Naturalmente la stampa locale, e non solo quella (vedi Manifesto e Liberazione) è solita a gaffes e strafalcioni vari, e la quotidiana ha preparato una periodica rassegna stampa che riprendeva questi ultimi in chiave ironica, riecheggiata il martedì mattina successivo dal cronista della Gazzetta di Reggio, che titolava un articoletto "Gli anarchici danno i voti ai giornali che parlano di loro", tirando un sospiro di sollievo perché i più esposti da noi al pubblico ludibrio erano i suoi colleghi del Carlino Reggio, che in effetti non ci hanno trattato molto bene.
Per concludere Che dire? Chi ha lavorato è rimasto contento, la festa ha avuto un grosso impatto, l'unico problema è stato il clima. Senza il diluvio sulla giornata-clou di sabato, l'attivo economico, relativamente modesto, sarebbe stato eclatante. Certo questo è indice che l'idea era azzeccata, e non saranno i fulmini dell'Onnipotente (che come diceva Bakunin, se esistesse andrebbe eliminato) a scoraggiare gli anarchici della FAE. Stiano sicuri i lettori di Umanità Nova che il loro settimanale preferito troverà ancora ospitalità, l'anno prossimo, dalle parti di S. Martino in Rio. Stoyan Vasilev
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