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Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999

"Qualcosa di sinistra". Fra Jospin e d'Alema

Sembra di assistere all'interminabile gioco delle parti fra una sinistra al governo (francese) fiera di conservare un'identità riformista, e una sinistra al governo (italiano) altrettanto fiera di mostrarsi flessibile e moderna. E, forse, proprio in tal modo la intende il "quotidiano comunista" Il Manifesto, che con la sua consueta foia moralista ha bollato Lionel Jospin il buono e Massimo D'Alema il cattivo.

Tutto questo perché? Per la "coraggiosa" affermazione fatta ai media da parte del primo ministro francese circa la necessità di rispondere (come: con la lotta?) alla dichiarazione di licenziare 7.500 lavoratori della Michelin a fronte di un aumento dei profitti dell'azienda dell'omino di ben 750 miliardi di lire (pari all'17% negli ultimi sei mesi), quando il primo ministro italiano aveva da poco sostenuto, durante un convegno alla Fiera del Levante, che ormai il tempo del lavoro - inteso come posto fisso - era ormai terminato

Questione di stile, si potrebbe pensare, se non fosse per il fatto che - per una sinistra italiana, orfana di qualsiasi politica sociale fieramente libera dai diktat economici del neo-liberalismo - pare proprio che Jospin sia diventato l'intrepido alfiere del nuovo riformismo europeo targato "35 ore", in grado di contrapporsi alle cure non certo omeopatiche di Blair, Schröder e D'Alema.

Se questi sono i modelli da imitare - al punto che il ministro del lavoro Cesare Salvi sembra ormai deciso a fare la "voce grossa" nei confronti delle pretese flessibiliste della Confindustria - è chiaro che di strada la sinistra riformista è disposta a farne ben poca; e non tanto per questioni d'incompatibilità nei confronti di un mercato economico globale, quanto per la mancanza di idee e di valori in grado di analizzare il lavoro non solo dal punto di vista della produzione di merce e servizi, ma anche e soprattutto dal punto di vista della riproduzione della specie umana: ossia del suo essere funzionale alla vita e non la vita funzionale al lavoro.

Ma forse pretendere dal partito di D'Alema di dire "qualcosa di sinistra" è il solo obiettivo che i redattori de Il manifesto si sono prefissati. O, addirittura, soltanto un sogno da vedere in un film di Nanni Moretti standosene comodi seduti in poltrona.

Jules Éysard



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