Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999 Sindacati di base e sfide d'autunnoNel corso di una recente riunione di un gruppo di militanti sindacali di area libertaria un compagno ha posto ai partecipanti due domande che ritengo abbastanza interessanti. Chiedeva, infatti, per quali ragioni i sindacati alternativi non già hanno lanciato una campagna visibile sulla questione del probabile taglio delle pensioni e come mai le valutazioni del sindacalismo di base non trovino alcuno spazio sui media che pure seguono quotidianamente il dibattito sulle varie proposte di riforma della previdenza e di ridefinizione dei diritti dei lavoratori. Ritengo che le, parziali, risposte che sono state date a queste due domande possano essere di un qualche interesse anche per la nostra discussione. Partiamo dal silenzio dei media, ivi compresi quelli di estrema sinistra sulle posizioni fuori dal coro. In primo luogo, è bene ricordare che i punti di vista eccentrici rispetto al punto di vista dominante non trovano mai uno spazio adeguato perlomeno quando si tratta di questioni di immediata rilevanza. Il dibattito politico/sindacale ufficiale, infatti, non è che una forma di dialogo interno alle frazioni dominanti e, al limite, un monologo. Per quanto riguarda il caso in oggetto, la questione è semplice: il dibattito su pensioni e flessibilità si colloca in un più ampio confronto fra soggetti politici e sociali rispetto al governo della società. In altri termini, le posizioni della CISL e la sua disponibilità all'accettazione del punto di vista della Confindustria sono messe in relazione all'ipotesi del grande centro che probabilmente la CISL cercherà, vedremo con quale fortuna, di costruire per le prossime elezioni mentre la posizione della CGIL si colloca nell'ambito delle operazioni del governo per garantirsi la sopravvivenza sul breve periodo e la possibilità di conquistare una qualche maggioranza parlamentare sul medio. In questo contesto i dissidenti professionali della sinistra CGIL si presentano come consiglieri del principe, pensosi delle sorti della sinistra politica e sindacale ed elargitori inascoltati di buoni consigli. Su quest'ordine di questioni, comunque, ci siamo già espressi sul giornale e torneremo ad esprimerci in maniera puntuale. Veniamo, invece, alla prima domanda. Il fatto è che i sindacati alternativi o, quantomeno, i loro gruppi dirigenti hanno una valutazione tutt'altro che ottimistica sulle reazioni immediate della working class all'ulteriore taglio delle pensioni. Queste valutazioni si basano su alcune considerazioni di fatto difficilmente contestabili:
- la grande maggioranza dei lavoratori non ha affatto un'idea chiara e precisa, e spesso non ha alcun idea, di quale sia la differenza fra sistema retributivo e sistema contributivo e di cosa significhi la formula "pro rata". Non vi è di conseguenza alcuna reazione immediata alle proposte in atto. Questa mancanza di informazione non è, ovviamente, nè casuale nè derivante da un destino infame e beffardo ma è il prodotto di una vera e propria campagna di intossicazione mediatica ma è un fatto con il quale fare i conti. Da questo punto di vista sarà necessario un'opera notevole di informazione sui posti di lavoro, opera che non riguarda solo nè principalmente i sindacati alternativi;
- le manovre in atto sono entrambe ben costruite perché sia quella sulle pensioni che quella sulla flessibilità colpiscono i lavoratori accentuandone l'interna divisione. Il taglio delle pensioni che si prospetta colpirà direttamente solo un segmento, per quanto importante, della working class visto che i giovani sono già collocati nel sistema contributivo, ammesso che siano in condizione di costruirsi la pensione. Si tratta, quindi, di un'accelerazione della strategia che la sinistra ha utilizzato da quando ha preso il potere per tagliare le pensioni, come dire, a fette evitando l'errore che fece, ai tempi, la destra e che consistente nell'attaccare frontalmente l'assieme dei lavoratori dipendenti. Per quel che riguarda la flessibilità, poi, i salariati dell'Italia meridionale sono già in gran parte fuori da qualsiasi sistema di garanzie se si considera l'estensione del lavoro nero, precario, marginale ed il rendere legale questa condizione può trovare consensi a fronte di promesse miracolistiche per quel che riguarda la creazione di posti di lavoro;
- alcuni compagni, poi, hanno posto l'accento sul fatto che vi è fra i compagni impegnati nei sindacati di base a livello aziendale una sorta di disincanto riguardo alle campagne generali che, anche se permettono di fare chiarezza sulla politica governativa e padronale, non individuano nè possono farlo proposte immediate di lotta vincenti. Questi compagni pongono l'accento che l'iniziativa aziendale, con tutti i suoi limiti, resta il terreno centrale per costruire iniziative efficaci e tali da dare ai lavoratori la convinzione che possono agire per ottenere qualcosa e non fare solo battaglie giuste e perdenti. Basta pensare infatti alle grandi manifestazioni del passato, alle decine di migliaia di lavoratori scesi in piazza, alla scarsa incidenza immediata di queste iniziative per comprendere, se non per condividere, questo disincanto.
Ovviamente, non pretendo di riassumere con queste brevi note una discussione ricca ed interessante che ha visto molti e diversi punti di vista confrontarsi, mi interessa invece porre l'accento su alcune considerazioni:
- è evidente che non si può operare solo sul terreno generale saltando l'intervento aziendale e locale pena il ridurre i sindacati alternativi a gruppi di propaganda e agitazione. È anche vero che l'azione locale va collocata in una prospettiva più ampia che è necessaria a bloccare derive aziendaliste, categorialiste, corporative che già sono sin troppo presenti nel campo del sindacalismo alternativo;
- il fatto che l'attacco di parte padronale e governativa si incunei in divisioni già esistenti della working class e tenda ad allargarle è sotto gli occhi di tutti, Noi non possiamo prescindere da queste divisioni e dalle lotte particolari, quando vi sono lotte, che ne sono determinate. Nello stesso tempo dobbiamo lavorare per individuare proposte unificanti credibili e tali da funzionare nel breve-medio periodo;
- il fatto, infine, che ci sia bisogno di un lavoro serio di informazione e di discussione è indiscutibile, il punto è che questo lavoro va fatto a breve e con il massimo di coordinamento delle forze disponibili e che non ci si può nascondere dietro le difficoltà per eludere una battaglia che va affrontata pena la peggiore delle sconfitte, quella che deriva dal non aver assunto le proprie responsabilità
Infine, ma credo sia evidente, de nobis fabula narratur, quello che faranno i sindacati alternativi è importante ed i nostri compagni impegnati in questo settore potranno dare un contributo perché sia radicale ed incisivo ma vi è uno spazio politico generale sul quale gli anarchici federati potranno dare il loro contributo di informazione, di idee, di proposte con la generosità e la serietà che in altre occasioni hanno saputo dimostrare. CMS
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