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Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999

I danni del terremoto e quelli dello stato
Lettera dalla Turchia

Cari compagni,

dopo il disastroso terremoto del 17 agosto, soltanto ora siamo in grado di far giungere qualche informazione, perché eravamo nei luoghi colpiti, nel tentativo di aiutare la gente il più possibile. Pensiamo che le notizie sulla situazione in generale non siano mancate, perciò ci limitiamo a rimarcare alcuni aspetti, tanto insopportabili che non sappiamo da dove cominciare.

(...)Nella maggior parte dei posti, i lavori di salvataggio sono cominciati soltanto il terzo giorno, cioè molto tardi. Fino al terzo giorno a scavare fra le rovine vi era soltanto la gente che cercava di salvare i propri congiunti, ma non disponendo di attrezzature, a mani nude, ben poco si è potuto fare. Quasi da ogni cumulo di macerie si potevano udire i richiami dei feriti che speravano in un aiuto: la maggior parte è morta a causa dei ritardi, ed i primi intervenuti, il terzo giorno, sono stati volontari e squadre giunte dall'estero. Tutte le risorse dello stato mobilitate si sono rivelate assolutamente inutili, incapaci perfino di provvedere le popolazioni colpite con acqua e cibo per i sopravvissuti.

L'intero apparato statale turco non soltanto si è rivelato inadeguato, ma è spesso risultato di ostacolo ed ha creato difficoltà ai volontari locali e alle squadre straniere intervenute. I seguenti esempi possono fornire un'idea dell'atteggiamento statale. Ad una squadra specializzata armena è stato negato di entrare in territorio turco; il sangue raccolto in Grecia è stato respinto dal Ministero della Sanità col pretesto che avrebbe indebolito il glorioso sangue turco! La Squadra Speciale cinese è stata fatta sostare per oltre 8 ore nell'aeroporto prima di ottenere il visto d'ingresso mentre tutte le attrezzature come tende ed altri materiali sono stati sottoposti a tassa d'importazione e per i cani specializzati nella ricerca, 10 dollari l'uno. Si può facilmente immaginare il resto.

I quasi 300.000 senzatetto sono rimasti tali e senza aiuti alimentari fino al 23 agosto, cercando di sopravvivere con gli aiuti forniti dagli abitanti di altre regioni. A causa della mancanza di coordinamento, in certi luoghi gli aiuti non sono potuti arrivare agli interessati e, alterati, hanno dovuto esser gettati.

Anche il conteggio dei colpiti è incerto: secondo i dati ufficiali 15 mila persone sono morte, 40 mila ferite e circa 30 mila sono ancora sotto le rovine. Questi dati però non sono da ritenersi validi perché in moltissimi casi i sopravvissuti hanno dato sepoltura ai loro morti per conto proprio, senza avvertire le autorità statali che d'altra parte non c'erano.

(...)Per il momento non abbiamo bisogno di aiuti: tutte le località colpite ora ricevono alimenti e assistenza sanitaria, anche se ciò non proviene quasi mai dai canali dello stato. Aiuti supplementari rischierebbero di finire inutilizzati o nei magazzini dell'esercito. E' importante che i nostri compagni all'estero non mandino alcun aiuto attraverso i canali dello stato. Quando la situazione sarà decantata, le lacrime di coccodrillo esaurite, e il vero panorama della situazione comincerà ad emergere, faremo sapere chi ha veramente bisogno di aiuto. Per ora è consigliabile far convergere gli aiuti presso i nostri compagni all'estero, ai quali ci rivolgeremo con delle richieste precise.

Ates Hirsizi + Kaos Yayinlari

Istambul, Turchia (trad. A)



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