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Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999

Per ricordare e per capire
Imola - 10 ottobre: un convegno sull'esperienza dell'Unione Anarchica Italiana

Per ricordare e per capire: il convegno sull'esperienza dell'Unione Anarchica Italiana
Imola, Sala delle stagioni, via Emilia 25 - 10 ottobre 1999

Come nel resto d'Europa, anche in Italia, alla fine del grande macello universale chiamato Grande Guerra, si vissero anni tumultuosi pieni di avvenimenti talmente dirompenti da segnare il corso dell'intero secolo. Un immenso fervore politico, sociale, culturale, percorse il nostro come gli altri paesi europei, dando vita a vicende ora tragiche e drammatiche ora esaltanti, ma tutte così importanti da lasciare tracce indelebili nella vita delle nazioni. In Europa la rivoluzione russa, l'insurrezione in Germania, la rivoluzione ungherese, la dissoluzione dei secolari imperi austroungarico e turco, la nascita di giovani stati portatori di nuove istanze nazionalistiche; in Italia la vittoria mutilata, l'impresa fiumana inventata e condotta dal vate D'Annunzio, il rientro nella vita civile di masse disorientate e abbruttite da anni di trincea, e poi l'occupazione delle fabbriche, il vigoroso sviluppo dell'iniziativa proletaria, la nascita del Partito Comunista d'Italia, la straordinaria crescita elettorale del Partito Socialista quasi egemone in Parlamento, il ritorno delle masse cattoliche nella vita politica; e la nascita e lo sviluppo esponenziale del fascismo. Un momento straordinario e sicuramente irripetibile nella storia del ventesimo secolo, nel quale si posero tutte le premesse della nostra epoca. E nel quale anche il movimento anarchico italiano riuscì a costruirsi un ruolo non secondario nelle dinamiche sociali di quegli anni esplosivi, un ruolo che lo vide protagonista fra i protagonisti di quel grandioso assalto al cielo che il proletariato di fabbrica e dei campi stava sferrando contro una borghesia imprenditoriale costretta alla difensiva di fronte all'attacco delle masse popolari.

Dando seguito e compiutezza a un processo di chiarificazione ideologica ed organizzativa che aveva preso le mosse all'inizio del secolo, e che nemmeno la soffocante oppressione dei Giolitti e dei Salandra di turno aveva potuto arrestare, gli anarchici italiani, nella loro grande maggioranza, riuscirono per la prima volta a dar vita ad una forma organizzativa federalista ed orizzontale, in grado di raccogliere sotto le sue bandiere la quasi interezza del movimento libertario. Presenti nel più vasto movimento sociale coi loro gruppi e le loro associazioni di resistenza, attivi nel sindacato di classe con un ruolo preponderante anche in virtù della loro coerenza antiburocratica e in seguito alla defezione dei sindacalisti rivoluzionari passati all'interventismo, gli anarchici italiani dimostrarono una vitalità e una capacità d'azione, diretta ed efficace, quali da tempo non riuscivano più ad esprimere. Fu un processo di crescita e organizzativo che riguardò tutto il territorio italiano, in particolare il centro nord, e che fece registrare la nascita di unioni e federazioni locali diffuse capillarmente, finalmente in grado di propagare ed estendere una pratica di lotta antiautoritaria e libertaria.

Consci dell'importanza del momento, consapevoli dei mille pericoli ma anche delle mille opportunità che si presentavano ai movimenti rivoluzionari, gli anarchici italiani maturarono una consapevolezza che partiva da lontano ma che ancora non si era espressa compiutamente. Messe definitivamente in secondo piano le istanze individualistiche e antiorganizzatrici che pure facevano parte della loro tradizione (anche in seguito alla scomparsa, dal campo individualista, di numerosi propagandisti passati prima all'interventismo poi al fascismo) gli anarchici italiani privilegiarono una concezione della lotta e della militanza basata sull'organizzazione federalista e territoriale. Fu questo lo strumento migliore per raccogliere le mille energie presenti e per sfruttare appieno le possibilità di successo che finalmente sembravano arridere ai rivoluzionari italiani. Fu così che, nell'aprile del 1919 a Firenze, facendo propri gli sforzi di uomini come Fabbri, Malatesta e Borghi, gli anarchici riuniti a congresso diedero vita all'Unione Comunista Anarchica Italiana e, l'anno successivo, consolidarono tale feconda esperienza organizzativa col congresso bolognese di fondazione dell'Unione Anarchia Italiana (1-4 luglio 1920). Era questo un momento straordinario, di fervore e di iniziativa, che vedeva finalmente l'anarchismo in Italia dotarsi di un'organizzazione nazionale in grado di coordinare gli sforzi e le iniziative di lotta dei suoi militanti. La UAI divenne ben presto un'organizzazione capillare, fondata sui gruppi locali e sulle organizzazioni di resistenza, affiancata da un'Unione Sindacale al cui interno gli anarchici rappresentavano il motore trainante, e finalmente dotata di un quotidiano: "Umanità Nova", fondata da Errico Malatesta, che ancora si pubblica ai giorni nostri dopo essere passata per mille traversie.

Non era solo il momento organizzativo, né la pura discussione su come coordinare e rendere più efficace l'iniziativa sociale ad occupare la riflessione dei militanti; si ricominciava a ragionare, in termini concreti e materiali, anche sulle finalità rivoluzionarie e sugli sbocchi costruttivi di un'eventuale vittoria del proletariato. La Rivoluzione russa, nella sua straordinaria grandezza e nelle sue tragiche e inevitabili contraddizioni, poneva gli anarchici di fronte alla necessità di ripensare gli strumenti necessari alla lotta e l'utilizzo di questi in senso compiutamente libertario e antiautoritario, allo scopo di risolvere la evidente contraddizione fra esigenze di libertà individuali e collettive e necessità rivoluzionarie. L'incipiente ma inarrestabile "rivoluzione" fascista, d'altro canto, con i suoi elementi eversivi ed antiborghesi, imponeva una profonda riflessione sulla vacillante validità di quel determinismo marxista che avrebbe voluto eleggere a dogma l'ineluttabile propensione rivoluzionaria e progressista delle masse. E al tempo stesso costringeva tutti gli anarchici a serrare i ranghi per opporsi alla furia devastatrice degli squadrismi fascista e statale.

Oggi, a distanza di ottant'anni, l'Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana, con la collaborazione dei Gruppi "Libertad" di Rimini, "Borghi" di Castelbolognese, "Malatesta" di Imola e della Federazione Anarchica Emiliana, organizza a Imola un Convegno di Studi sul processo organizzativo e la nascita dell'Unione Anarchica Italiana, sulla sua breve storia e sui suoi presupposti teorici, sulla sua articolazione a livello locale e sulla sua capacità di lotta e di opposizione al totalitarismo sovietico e alla reazione fascista. Nell'intenzione degli organizzatori, questa rivisitazione storica dell'UAI, la prima - a nostra conoscenza - organica e specifica, potrà fornire nuovi strumenti teorici e di conoscenza, per una riflessione e discussione dei principi federalisti e delle istanze organizzative che caratterizzano tutt'oggi la vita della Federazione Anarchica Italiana. Vorremmo insomma che la sicura qualità degli interventi dei numerosi relatori fungesse da stimolo per ripensare e contestualizzare l'esperienza e i postulati organizzativi sui quali poggia il nostro percorso militante.

Con questo augurio e con questo auspicio invitiamo tutti i compagni ad Imola, il prossimo 10 ottobre.

Per l'Archivio Storico della FAI
Massimo Ortalli



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