unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999

Un'amministrazione col manganello
Padova: Sgomberi, fermi e perquisizioni arbitrarie, ronde neofasciste

Sull'onda della campagna elettorale per il sindaco, interamente giocatasi attorno ai temi della legalità, della sicurezza e dell'immigrazione, la situazione padovana sta conoscendo in queste settimane una pesante involuzione autoritaria, sicuramente destinata ad aprire forti contraddizioni politiche e sociali nella città del "Santo".

Questi gli ultimi, allarmanti, episodi:

- Il 18 agosto, approfittando della città deserta a causa delle ferie, avviene l'ennesimo sgombero del centro popolare Gramigna dallo stesso stabile di via Boscardin da parte di vigili urbani e Digos che approfittano dell'occasione per sequestrare un generatore elettrico, materiale politico ed attrezzature, oltre a causare vari danni. Dopo 15 giorni i militanti del CPO Gramigna occupano in zona Fiera (via Goldoni) un'immensa fabbrica abbandonata da una ventina d'anni ed utilizzata come rifugio da extracomunitari, ripulendola e sottraendola al degrado; ma l'8 settembre le squadre delle polizia municipale operano un nuovo intervento repressivo con la scusa delle condizioni igieniche, murando nuovamente l'immobile e buttando fuori un gruppo di lavoratori immigrati rumeni. Tre giorni dopo però i militanti del gramigna rioccupano lo spazio, ormai allenati da anni di sgomberi durante le precedenti amministrazioni di "sinistra".

- In seguito ad una serie di scontri fisici tra bande di immigrati di diversa etnia, reparti della Celere e dei Carabinieri intervengono con manganelli e lacrimogeni per ristabilire l'ordine nella zona di via Anelli e fanno irruzione in alcuni edifici, abitati in gran parte da immigrati che vi vivono in stato di sovraffollamento, pagando di affitti milionari in nero. Durante l'operazione poliziesca vengono indiscriminatamente sfondate alcune porte e perquisiti anche appartamenti di "normalissimi" cittadini italiani che, tornati a casa, si sono ritrovati l'abitazione aperta, devastata e saccheggiata, così come denunciato alle televisioni locali indicando le responsabilità della polizia. I giornali locali, come al solito, contribuiscono alla criminalizzazione dipingendo via Anelli come il "Bronx nero" regno incontrastato di criminali africani, spacciatori, prostitute, etc., senza neppure tentare di informare che vi sono anche cittadini padovani, studenti, immigrati "regolari" e clandestini che lavorano in nero o a cottimo nelle fabbrichette della provincia patavina.

Dopo tali avvenimenti la sindaco Destro, già nota per voler "risolvere" il problema della prostituzione riaprendo le "case chiuse", rilascia delle dichiarazioni degne del KKK del tipo "Visto che i musulmani hanno paura dei cani e non li vogliono avere vicino, riempiremo la zona di unità cinofile. Inoltre anche l'opera di pulizia che continueremo a fare sarà un ottimo deterrente per chi preferisce vivere nello sporco" (Il Gazzettino, 14 settembre); ma anche i "progressisti" non scherzano e il prof. Sabino Acquaviva - sulla stessa pagina del giornale - offre la sua soluzione di "sociologo": "Un toccasana efficace sarebbe quello di disperdere i gruppi di extracomunitari che si sono insediati in quel rione della città. In pratica si dovrebbero sfrattare da quegli immobili dove ormai sono radicati da quattro o cinque anni e portare i regolari (ovviamente soltanto quelli che sono comunque molti) in altre aree della città (...). Gli scontri tra extracomunitari di via Anelli avvengono proprio per la mancanza di regole di convivenza che portano a farsi giustizia da soli (...) Ricordate il tempo delle occupazioni selvagge nelle facoltà, quelle degli anni di piombo?".

A queste vicende, di fronte a cui la sinistra politica non sa reagire sia perché ne è corresponsabile sia perché il precedente sindaco Zanonato è stato per certi versi anticipatore dello "stile Destro" promuovendo una campagna repressiva contro la prostituzione, si sommano una serie di provvedimenti ordinati dal neo-nazi e neo-assessore alla polizia municipale Maurizio Saia: spostamento delle cucine popolari di via N. Tommaseo, unico punto di riferimento per i poveri e gli sbandati rastrellamenti anche con poliziotti a cavallo (!), nei parchi pubblici con fermi arbitrari e controlli di documenti nei confronti di ogni soggetto che assomigli ad un tossicodipendente, un gay, un extracomunitario o un frequentatore di centri sociali.

Intanto, in alcune zone "a rischio" (Portello ed Arcella), hanno fatto la loro comparsa autentiche ronde neofasciste, composte da personaggi, vestiti completamente di nero con scritte "Sicurezza" ed armati di manganelli, che se ne vanno in giro pretendendo anche di controllare i documenti a chi vogliono, facendo proprio lo slogan dei nazisti di Forza Nuova e Fiamma Tricolore: "Aiutaci a difenderti".

Dal nostro inviato



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org